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Good bye Donald. Ecco i repubblicani per Biden

Con 306 voti contro 232, il Collegio elettorale americano ha infine ufficialmente eletto Joe Biden presidente degli Stati Uniti. Ma anche fra i repubblicani c’è chi ha deciso di abbandonare Trump. Il punto di Giampiero Gramaglia

Per gli Stati Uniti, “è ora di voltare pagina”: lo ha detto il presidente eletto Joe Biden, parlando subito dopo che il Collegio elettorale aveva confermato – senza sorpresa alcuna – la sua vittoria: 306 i Grandi Elettori a suo favore, 232 quelli per Donald Trump – per essere eletti, ce ne volevano 270 . Un risultato esattamente speculare a quello del 2016.

Nel suo discorso, Biden ha denunciato i tentativi di Trump a rovesciare l’esito del voto e ha invitato ad andare oltre: “In questa battaglia per l’anima dell’America, la democrazia ha prevalso. Noi il popolo abbiamo votato. La fede nelle nostre Istituzioni ha tenuto. L’integrità del sistema elettorale resta intatta. E’ ora di voltare pagina, come abbiamo sempre fatto nella nostra storia, Per unirci. E per sanare le divisioni … Sarò il presidente di tutti gli americani”.

E, ricordando che nel 2016 Trump definì “schiacciante” la sua vittoria con identico risultato, Biden ha “rispettosamente” suggerito al magnate presidente di accettare il verdetto. Il presidente eletto ha quindi rilevato che Trump a la sua campagna “hanno presentato de ine e decine di ricorsi legali, tutti giudicati senza fondamento”, fino all’ultimo verdetto della Corte Suprema, “un chiaro segnale”: “E’ una posizione così estrema che non abbiamo mai visto prima, di chi si rifiuta di rispettare la volontà del popolo, lo stato di diritto e di onorare la nostra Costituzione”. Biden ha pure criticato i 17 Stati e i 126 parlamentari repubblicani che hanno aderito al ricorso del Texas cassato dalla Corte Suprema.

Durante la giornata, Biden, che parlava da Wilmington, nel Delaware, e la sua vice Kamala Harris avevano raggiunto e superato i 270 voti con i Grandi Elettori della California, dopo che tutti quelli degli Stati contesi, Pennsylvania, Michigan, Wisconsin, Georgia e Arizona, s’erano già pronunciati per loro. Non si sono registrate defezioni.

Dopo avere votato, Hillary Clinton, uno dei Grandi Elettori dello Stato di New York, è stata critica nei confronti del sistema elettorale degli Stati Uniti: “Dovremmo abolire il Collegio elettorale ed eleggere il nostro presidente con il voto popolare, come facciamo per ogni altro incarico”, ha detto la candidata democratica 2016, sconfitta da Trump nonostante oltre tre milioni di suffragi popolari in più. “Ma poiché ancora esiste, sono stata orgogliosa di votare a New York per Joe Biden e Kamala Harris“.

Mentre si compiva l’esito delle presidenziali, Trump, che non ha tuttora riconosciuto la sconfitta, annunciava via Twitter le dimissioni del segretario alla Giustizia William Barr. “Ho appena avuto un incontro molto bello con Barr alla Casa Bianca. Il nostro rapporto è stato molto buono, ha fatto un lavoro straordinario!”, ha scritto Trump, annunciando che il ministro “lascerà prima di Natale, per trascorrere le feste con la sua famiglia” ed allegando la lettera di dimissioni.

Il posto di Barr sarà preso dal suo vice Jeff Rosen, che sarà sostituito da Richard Donoghue. Trump era ai ferri corti con Barr, che aveva negato brogli di massa nelle elezioni e che non aveva reso nota prima del voto l’inchiesta avviata nei confronti di Hunter Biden, il figlio di Joe. Ma, al momento della separazione, Trump, per una volta, non ha esacerbato i toni.

Nella lettera di dimissioni, Barri scrive: “In un periodo in cui il Paese è così profondamente diviso, spetta a tutti i livelli di governo … fare tutto il possibile per garantire l’integrità delle elezioni e promuovere la pubblica fiducia nel loro esito”. Barr si dice onorato di aver servito l’Amministrazione Trump, ricordandone gli “storici risultati” e il ruolo svolto dal suo ministero.

Nel suo discorso, una sorta di secondo discorso della vittoria, dopo quello fatto il 7 novembre, quando aveva raggiunto la certezza di essere il presidente eletto, Biden ha ricordato che “la fiamma della democrazia fu accesa in questa Nazione molto tempo fa. E ora sappiamo che nulla, neppure una pandemia o un abuso di potere, può estinguere quella fiamma … Se nessuno lo sapeva prima, ora lo sappiamo. Quello che batte forte nei cuori del popolo americano è la democrazia. Il diritto d’essere ascoltati, di vedere contato il proprio voto, di scegliere i leader …, di governare noi stessi. In America i politici non prendono il potere: il popolo lo concede loro”.

Il presidente eletto ha aggiunto: “Lavorerò duro per quelli che non mi hanno votato così come farò per quelli mi hanno sostenuto … C’è un lavoro urgente davanti a tutti noi: mettere la pandemia sotto controllo vaccinando la nazione contro questo virus, fornire immediato aiuto economico fortemente necessario a moltissimi americani … e poi ricostruire meglio che mai la nostra economia”.

Il voto del Collegio elettorale ha allargato le crepe nel campo repubblicano. Almeno due senatori, Mike Braun dell’Indiana, e Lamar Alexander del Tennessee hanno riconosciuto la vittoria di Biden, affermando, parole di Braun, che “il Collegio elettorale segna uno spartiacque: dobbiamo mettere da parte la politica e rispettare il processo costituzionale”. Per Alexander, “le elezioni presidenziali sono finite … Spero che il presidente Trump metta l’Unione al primo posto, rivendichi l’orgoglio dei suoi considerevoli risultati e aiuti il presidente eletto Biden ad avere una buona partenza. Specialmente in questa pandemia, una transizione pacifica del potere è crucialmente importante”.

Riunioni e voto del Collegio elettorale hanno coinciso con l’avvio delle vaccinazioni anti-Covid19, di cui Trump s’è subito arrogato il merito. Negli Stati Uniti, la pandemia ha raggiunto un’intensità senza precedenti, con un milione di contagi in quattro giorni e oltre tremila decessi ogni 24 ore – una 11 Settembre ogni giorno. Secondo i dati della John’s Hopkins University, alla mezzanotte di ieri sulla East Coast, si contavano nell’Unione quasi 16.520.000 contagi e oltre 300.500 decessi –.

New York, che era stata l’epicentro della prima ondata dell’epidemia negli Stati Uniti, è stata prima al traguardo delle vaccinazioni. Ma nella Grande Mela tiene banco l’accusa di molestie sessuali mossa da una ex collaboratrice al governatore dello Stato Andrew Cuomo, in corso per la Giustizia nell’Amministrazione Biden. Lindsey Boylan, candidata a presidente del municipio di Manhattan, sostiene che Cuomo abbia fatto appezzamenti verbali sul suo aspetto fisico. Cuomo nega: “Non c’è nulla di vero”.


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