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Una nuova agricoltura è possibile. Bellanova detta l’agenda

Di Teresa Bellanova

L’intervento integrale del ministro dell’Agricoltura, Teresa Bellanova, nel corso del convegno Agrifood, sostenibilità e valore lungo tutta la filiera organizzato da Formiche

Saluto gli ospiti di questo interessante e proficuo confronto, e ringrazio gli organizzatori per l’invito a dedicare attenzione a un settore che sono convinta può essere un vero e proprio motore della ripartenza. Riprende il tema che ci avete proposto: la parola chiave è filiera. E non da oggi. Sono convinta infatti che le sfide che abbiamo davanti, e che la pandemia ha drammaticamente evidenziato, siano sfide collettive.

Per questo credo nel modello di filiera. Il nostro sistema produttivo si sta rafforzando proprio perché più forte sta diventando il dialogo tra gli agricoltori, gli allevatori, i pescatori e il mondo della trasformazione e della grande distribuzione. Quando facciamo squadra otteniamo dei risultati straordinari. Voglio partire dall’emergenza Covid per parlare dei punti di forza e degli spazi di miglioramento che il settore ha davanti.

La forza sta nella capacità di assicurare continuità e risultati anche in un contesto critico come quello che stiamo ancora vivendo. La filiera alimentare non si è fermata un solo giorno. Non c’è stato un minuto di pausa e grazie a questo abbiamo assicurato gli approvvigionamenti e consentito ai cittadini di avere sempre a disposizione cibo di qualità.

È uno sforzo che voglio sottolineare, perché ha significato investimenti molto ingenti in sicurezza nei posti di lavoro, oltre ad affrontare perdite rilevanti di fatturato.
La chiusura del canale horeca, infatti, ha rappresentato un grave problema per tutta la filiera. Il 30% dell’agroalimentare made in Italy ha come destinazione ristoranti, mense e catering e si tratta dei prodotti con maggior valore.

Per questo mi sono battuta per istituire per la prima volta un Fondo per la filiera della ristorazione. Mi fa piacere condividere con voi in anteprima i risultati, anche se siamo ancora in attesa dei dati definitivi. Abbiamo attivato aiuti per oltre 300milioni di euro in un mese e abbiamo superato l’obiettivo di 250 milioni che ci eravamo dati per questa prima fase del Fondo. Sono molto soddisfatta. È una misura del tutto nuova.

Un risultato importante considerato che molti esercizi hanno subito chiusure o rallentamenti a causa della pandemia. Con il decreto ristori quater abbiamo messo in sicurezza le risorse per il 2021 e potremo contribuire ulteriormente alla ripartenza di un settore strategico come quello dell’Horeca. Voglio ringraziare i miei uffici per il grande lavoro amministrativo e anche Poste Italiane che ha dato un supporto tecnico per mettere in piedi un sistema che ha consentito a oltre 44 mila esercizi di chiedere il contributo online o negli uffici postali sul territorio.

È un esempio di come dobbiamo immaginare la filiera. Che va dal lavoratore e dalla lavoratrice agricoli fino al consumatore. E alla filiera dobbiamo garantire da un lato investimenti pubblici di accompagnamento e supporto, dall’altro un campo di gioco dove la concorrenza sia vera concorrenza leale. Per questo ci stiamo impegnando contro le pratiche sleali e le vendite sotto i costi medi di produzione dei prodotti agroalimentari.

Stiamo lavorando per un’applicazione rapida della direttiva europea su questo tema e rinnovo l’appello alla Gdo a valorizzare sempre più il made in Italy anche con accorte politiche di scaffale. Continuare con quelle sottocosto non è possibile e non è sostenibile.

Abituare il consumatore a una guerra dei prezzi può portare danni irreparabili. Anche perché dobbiamo dire ai cittadini che quando acquistano a un prezzo ingiusto quel risparmio rischia di pagarlo anche un lavoratore sfruttato o un’azienda che poi fallisce. Vogliamo una filiera giusta, con una corretta ripartizione del valore tra i suoi attori protagonisti. Anche per questo abbiamo messo in campo risorse che superano i 4 miliardi di euro complessivi per difendere le imprese dalle perdite Covid e consentire una ripartenza. Per questo abbiamo stanziato nella legge di bilancio 2021 150 milioni di euro per un fondo dedicato alle filiere.

Stiamo portando avanti anche tutti gli investimenti proposti in 36 contratti con il Mipaaf per oltre 800 milioni di euro di investimenti di cui l’80% al Sud. In questo caso il contributo pubblico è di 500 milioni di euro, di cui 210 milioni a fondo perduto e 300 milioni di Fondo gestito da Cassa depositi e prestiti. Un modello virtuoso che ha visto le banche private supportare le azioni delle imprese con ulteriori 300 milioni di euro di credito.

Un modello che l’Europa ci ha autorizzato ad utilizzare fino al 2027. Una strategia orientata alle filiere e anche alla valorizzazione della materia prima di territorio che come Ministero sosteniamo anche nel Recovery Plan, per investimenti pari a 1 miliardo.

Le aziende ci chiedono di poter fare investimenti, di pianificare il futuro. Non serve creare altre task force o nuovi consulentifici. Investiamo dove abbiamo dimostrato di saper fare spesa. Un concetto chiaro. Facciamolo con obiettivi precisi come la digitalizzazione e la transizione ecologica. Sono mesi che spingo il settore a confrontarsi sull’esigenza di un passaggio radicale, quello che serve per affrontare la crisi climatica in atto.

La pandemia ci ha mostrato le fragilità di un sistema alimentare dove un virus può mettere a rischio la sicurezza alimentare europea. Figuriamoci cosa potrebbe succedere se non ci sforzassimo di fare azioni concrete in linea con gli obiettivi di Parigi e il Green deal. La sostenibilità va praticata e non solo predicata. E deve essere economica, ambientale e sociale. Altrimenti non è. E l’agricoltura deve essere in prima linea tra le soluzioni, non sul banco degli imputati. Su queste basi stiamo lavorando per costruire un Piano strategico nazionale della nuova Pac all’altezza di questa missione.

Senza demonizzare i settori, ma portandoli a essere sempre più virtuosi e con meno impatto ambientale. Prendiamo ad esempio la zootecnia. Le ultime analisi di Ismea ci dicono che 2 imprese su 3 in questo settore hanno investito su benessere animale e sostenibilità negli ultimi 5 anni. Questi sono dati.

Io dico: no ad attacchi a ingiustificati o a pregiudizi di sorta. Perché questo rischia di avvantaggiare le grandi multinazionali estere? Sì a lavorare sempre più, insieme alle imprese e alle comunità, per una sostenibilità reale. Allo stesso modo dobbiamo pensare che le politiche green, come quelle proposte nella strategia europea dal campo alla tavola devono avere adeguate risorse a supporto. Altrimenti chi paga la transizione? Non vogliamo chiudere le imprese, ma renderle più sostenibili. E l’alleanza col consumatore è vitale in tutto questo. In queste ore, come certamente sapete, sono stata a Bruxelles per portare la posizione dell’Italia nel consiglio dei ministri dell’agricoltura.

Si discuteva di etichettatura, un tema che qualche brillante direttore di quotidiano ha derubricato a inezia, robetta. Forse a chi non è abituato a fare la spesa in prima persona sfugge la rilevanza di quanto stavamo affrontando in Europa. Sfugge il valore del fermo “no” che abbiamo opposto a chi voleva far passare la linea che etichettare un prodotto con un bollino rosso si possa fare su basi poco scientifiche e fuorvianti. Che attraverso le etichette nutrizionali si possano orientare, anzi disorientare, le scelte di milioni di consumatori.

Che le nostre grandi Dop non devono essere bollate con nessun semaforo. E che noi siamo quelli che vogliono l’origine trasparente su tutti gli alimenti perché ci fidiamo della nostra qualità e della nostra eccellenza e su questo stringiamo il patto con i consumatori. Scusate la passione. Ma io so cosa significa tutto questo per il settore. So che dalle scelte che si fanno sulle regole di etichettatura dipende il destino di migliaia di persone e delle loro aziende e dei lavoratori.

A qualcuno piace fare battute, le accetto su tutto, tranne su ciò che è davvero serio. Per me difendere le filiere significa questo. Significa mettere le persone in condizione di guardare al futuro progettandolo migliore. Io ci credo. A maggior ragione adesso.

Per questo al ministro Di Maio ho chiesto ampio spazio all’agroalimentare nel Patto per l’export. E dico che le politiche di internazionalizzazione si costruiscono insieme alle aziende e ai settori, che meglio di noi hanno il polso della situazione. Le risorse ci sono, anche per combattere quel furto di identità che vale 100 miliardi di euro e si chiama italian sounding. I dati dei primi sette mesi del 2020 ci parlano di una crescita delle esportazioni del 3.5%. nell’anno del covid. Ed è un risultato enorme. Non è frutto del caso, è merito dei nostri grandi imprenditori. A queste aziende dobbiamo tutti dare risposte utili e concrete.

Da parte mia l’impegno resterà sempre massimo.

(Il ministro Bellanova è intervenuto all’evento “Agrifood, sostenibilità e valore lungo tutta la filiera. Outlook 2021” organizzato da Formiche con la collaborazione di Ismea e il contributo non condizionato di McDonald’s Italia)

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