Che cosa ha detto Marco Ghigliani, amministratore delegato e direttore generale di La7, intervistato da Valerio De Luca, presidente di Task Force Italia in occasione del web talk organizzato in partnership con l’Accademia internazionale per lo Sviluppo economico e sociale (Aises), Universal trust e Global investors alliance
Il valore della comunicazione e l’importanza di garantire un’informazione corretta e completa nel rispetto del telespettatore è oggi più che mai alla base della professione del giornalista. Su questo e altri temi come la digitalizzazione e il comparto pubblicitario si sono affrontati i partecipanti al tavolo di lavoro media organizzato da Task Force Italia. Tra gli interventi, moderati da Roberto Sergio, direttore Radio Rai e consigliere di amministrazione di Radioplayer Italia, quello di Alessandro Picardi, vicepresidente esecutivo di Tim e vicepresidente di Confindustria digitale, Federico Fabretti, partner media relations Comin & Partners, Leorizio D’Aversa, senior partner, McKinsey & Company, responsabile di Digital practice per il mediterraneo e Claudia Ferrazzi, presidente di Viarte e membro cda Biennale di Venezia.
FAKE NEWS, SENSAZIONALISMO E FIDUCIA
“La ricetta, il segreto per far fronte alle fake news e mantenere autenticità e fiducia è nel tradizionale lavoro giornalistico fatto con competenza, cura e passione” ha detto Marco Ghigliani, amministratore delegato e direttore generale di La7. È la capacità di raccontare l’attualità in modo completo e continuo che ha garantito a La7 la sua autorevolezza: “Nata nel 2001, in questi quasi 20 anni ha saputo ritagliarsi un ruolo chiaro e definito nel panorama televisivo nazionale grazie alla sua capacità di racconto della realtà”.
In particolar modo con la pandemia è emerso chiaramente il rischio di una serie di notizie non verificate o comunque non verificabili al momento, tese a rafforzare un sensazionalismo che poteva intaccare il rapporto di fiducia tra giornalista e telespettatore. Di fronte all’ampiezza delle fonti, derivanti soprattutto dal mondo del web e dei social network cresciuto a dismisura negli ultimi anni – ha sottolineato Ghigliani – è sempre più necessario porre un filtro, una capacità di selezione che garantisca un giudizio di affidabilità da parte del pubblico.
L’amministratore delegato di La7 ha ricordato come la rete offra dodici ore al giorno di informazione in diretta, un primato nel settore. “L’ampiezza di opinioni e la capacità di racconto è favorita dal valore del singolo giornalista e dalla capacità di svolgere un ruolo di mediazione e di analisi pur garantendo spazio a tutte le opinioni possibili su qualsiasi tema”.
Il valore della comunicazione – ha affermato Roberto Sergio, direttore Radio Rai – deve essere salvaguardato e mai come adesso è importante che siano gli stessi professionisti a garantirlo.
ASIMMETRIE REGOLAMENTARI
Il sistema di radio e televisione ha un carico di regole molto forti che disciplina numerosi aspetti delle sue attività, ha specificato Ghigliani, sollecitato dal presidente di Task Force Italia Valerio De Luca. Si tratta di regole che spaziano dalla pubblicità, alla gestione di alcune tipologie di informazione: si pensi ad esempio alle norme attinenti alla comunicazione politica nel periodo elettorale con la famosa par condicio.
“Queste regole sono inesistenti, o sostanzialmente tali, per tutta l’offerta web sulle diverse piattaforme, quindi noi competiamo su un mercato (quello pubblicitario) su cui il web ha acquisito un peso importantissimo avendo però un carico regolamentare assolutamente asimmetrico rispetto agli altri soggetti”.
Un altro tema cruciale, legato alla qualità dell’informazione, riguarda il periodo di emergenza Covid: il presidente ha sottolineato come La7 – insieme alle altre reti italiane – abbia garantito una continuità dell’informazione svolgendo un ruolo centrale a servizio del paese. Questo ovviamente ha richiesto un ingente impegno per garantire a tutti i dipendenti di lavorare in sicurezza. Senza dimenticare il supporto alla comunicazione istituzionale nella gestione della pandemia.
Tuttavia, per il mondo della comunicazione non c’è stata alcuna forma di contributo, agevolazione o fondo per l’emergenza come quelli creati a favore di altri settori. Ma l’ambito pubblicitario, nel quale compete principalmente la rete, ha risentito pesantemente della crisi legata al Covid.
Sulla ripartenza del settore dei media è intervenuto Leorizio D’Aversa, senior partner, McKinsey & Company ricordando come in questo ambito, molto più che in altri, ci siano numerose forze in gioco: i format, i device, i player e le fonti di ricavo che cambiano. Se si effettua un confronto con le altre industrie, per chi si muove bene, in attacco e in maniera intelligente in questa fase c’è una possibilità di crescita reale. “La domanda da porsi è se ci siano delle iniziative spendibili per far recuperare al nostro paese la sua competitività e trovare un’equazione che stia in piedi, economica ma anche di standard qualitativi, da offrire soprattutto nel mondo dei media”.
DIGITALIZZAZIONE E TRANSIZIONE ENERGETICA
“Siamo alla vigilia di un appuntamento molto importante: il digitale terrestre da qui al 2022 verrà abbandonato, questo perché una buona parte di frequenze oggi occupate dai broadcaster tramite le società dedicate dovrà essere destinata al 5G”.
Questa operazione è molto impegnativa – ha ricordato Ghigliani – in quanto richiede un ricambio degli apparecchi televisivi vecchi di più di 2-3 anni: Confindustria radio televisioni, di cui è vicepresidente, ha stimato che si tratterà di circa 30 milioni di televisori.
L’impulso importante per superare al meglio questa fase, resa ancora più difficile dalla pandemia che ha rallentato ulteriormente il ricambio di apparecchi, è quello di puntare sulla comunicazione e investire su un meccanismo di bonus e incentivi.
“L’operazione deve portare a una continuità dell’offerta formativa e di intrattenimento gratuita nelle case di tutte le famiglie italiane. Stiamo lavorando con il ministero dello Sviluppo economico per spingere sulla comunicazione, accorciare i tempi sia nei confronti degli operatori che dell’utente finale con incentivi efficaci”.
Alessandro Picardi, vicepresidente esecutivo di Tim ha spiegato come questo momento di pandemia ci abbia portato ad una accelerazione e transizione digitale inimmaginabile. Picardi, infatti, ha detto che in termini di digitalizzazione ci troviamo proiettati nel futuro con sette anni di anticipo. Da questo punto di vista, il vicepresidente di Tim ha sottolineato le sfide che aspettano il mondo della comunicazione televisiva rispetto alla crescita delle piattaforme online. I contenuti editoriali saranno sempre più considerati come prodotti singoli facendo così aumentare il loro valore e questo si riverserà anche sul mercato generalista televisivo.
“La competizione del futuro si baserà sempre di più su quello che è il valore e l’identità editoriale – ha dichiarato Ghigliani – è stato un anno molto interessante da questo punto di vista: nei mesi del lockdown abbiamo registrato una crescita della fruizione dei contenuti on demand ma al tempo stesso un incremento rilevante degli ascolti tv, due fenomeni che sono andati di pari passo”.
EPIDEMIA INFORMATIVA E CULTURA
Federico Fabretti, partner media relations di Comin & Partners ha sottolineato come lo scenario del Covid abbia portato con sé l’infodemia: un’epidemia informativa accompagnata da un insieme infinito di notizie che invadono il panorama giornalistico quotidiano. Qual è dunque il ruolo dei media? Sicuramente quello di analizzare la mole di informazioni per poi scegliere quelle più giuste da diffondere per creare le notizie corrette supportate da testimonianze credibili.
“L’informazione, se fatta bene, esorcizzando la paura e il pericolo delle fake news è fondamentale per la crescita sociale e culturale di un paese – ha ricordato Fabretti – oggi la fabbrica di contenuti, l’industria culturale è qualcosa che dal nostro punto di vista è anche informazione”.
La cultura, tuttavia, ha un ruolo più vasto, qualche giorno fa il ministro Franceschini ha fatto una proposta-sfida che è quella di esortare le tv ad affrontare, divulgare, fare cultura per mantenere quel rapporto con i prodotti culturali necessario per rilanciare il potenziale forte dell’Italia.
Claudia Ferrazzi, presidente di Viarte e membro cda Biennale di Venezia, fino allo scorso dicembre era consigliere per la cultura e l’audiovisivo di Emmanuel Macron: in Francia, ha sottolineato, la responsabilità degli operatori appartenenti al settore audio-visivo sta cominciando ad avere un ruolo economico. In particolare, a fronte della potenza distributiva non solo contenutistica delle nuove piattaforme, è nato uno spirito di unione tra gli addetti ai lavori non solo teorico ma pratico che rappresenta il punto di forza del settore dei media francesi.