Skip to main content

La riforma degli 007? Ecco la proposta di Forza Italia spiegata da Perego

Di Matteo Perego Di Cremnago

Sul modello americano del National Security Advisor, bisogna istituire in Italia un Dipartimento per la Sicurezza della Repubblica: un soggetto di raccordo fra Presidenza del Consiglio, ministero della Difesa, Interni, Maeci e Mise. Solo così si può mettere al riparo il comparto intelligence dalle onde della politica. La proposta di Matteo Perego di Cremnago, deputato di Forza Italia

La complessità dello scenario geopolitico attuale accompagnata dall’indebolimento delle organizzazioni internazionali preposte al mantenimento della stabilità e dell’equilibrio mondiale, ha favorito il proliferarsi di un ritorno all’unilateralismo.

La pandemia, dal canto suo, non ha fatto altro che acuire le tensioni e le contese fra Stati, vuoi per influenzare politicamente le regioni di prossimità degli stessi, vuoi per la corsa all’approvigionamento di idrocarburi, terre rare, materie prime, pesca.

L’uso dello strumento militare anche con l’impiego di agenzie di contractor sembra essere la via privilegiata rispetto alla tradizionale diplomazia soft, così dalla Siria in poi si sono determinate contese regionali dove i principali attori geopolitici internazionali hanno intrapreso campagne volte ad affermare il proprio “posto al sole”.

Alla luce di questo credo che non sia più rinviabile in italia un cambio di paradigma ed architettura dei vertici delle istituzioni preposte a tutela dell’interesse nazionale e della sicurezza del Paese, a prescindere dal colore del governante di turno, mai così pro tempore in questa fluida epoca politica.

Il dibattito politico di parte sollevato nei confronti del premier Conte e dell’opportunità di non tenere a sè la delega ai servizi che oggi sembra voler assegnare al Movimento 5 stelle ne è l’ennesima prova.

Se l’Italia vuole tornare ad essere protagonista nel Mediterraneo allargato ed all’interno dell’Alleanza Atlantica (altre strade non ci sono e non ci devono essere) deve dotarsi di una politica che decida e non solo amministri, e di quelle strutture che possano favorirne la proiezione internazionale.

Così accanto alla revisione della legge 124/2007 sul sistema di informazione per la sicurezza della Repubblica, a parere dello scrivente, si deve anche prevedere una maggiore integrazione del reparto informazioni e sicurezza Ris della Difesa nell’articolato delle agenzie informative, al fine di poter garantire un maggiore interscambio.

È da considerarsi prioritario e ho presentato alla Camera un proposta di legge in tal senso per istituire, sul modello americano del National Security Advisor, il Dipartimento per la Sicurezza della Repubblica: un soggetto di raccordo fra Presidenza del Consiglio, Ministero della Difesa, Interni, Maeci e Mise.

In primis va detto che non si ritiene più necessario che il portafoglio per gli investimenti nel settore della Difesa debba ancora essere in capo al ministero dello Sviluppo economico, forse utile ai tempi di un’opinione pubblica antimilitarista in cui in questo modo si voleva celare la spesa complessiva per la difesa. In secondo luogo per gli evidenti cortocircuiti ai tempi del duo Trenta/Di Maio, dove per una evidentemente scarsa consapevolezza dell’importanza di certi sistemi d’arma, gli stessi sono stati accantonati dal Mise.

Il dipartimento per la Sicurezza della Repubblica simmetricamente all’autorità delegata per i servizi si farebbe garante di un’agenda che persegua l’interesse nazionale, che sia di raccordo tra le diverse competenze dei ministeri e favorisca l’azione del presidente del Consiglio in un maggiore verticalismo che l’epoca pandemica ha insegnato essere fondamentale.

Solo così, semplificando e rendendo piu efficace l’interlocuzione interministeriale, tematiche come il Gtog, la golden power, le missioni militari internazionali, gli investimenti delle principali aziende nazionali e la tutela degli asset strategici possono essere garantiti nel tempo e sottratti all’insopportabile giogo della propoganda politica soggetta al costante giudizio dell’opinione pubblica. L’Italia può tornare grande, basta volerlo.



×

Iscriviti alla newsletter