Il Marocco sta normalizzando i rapporti con Israele, un passo che segna quello che sarà un lungo cammino in fase di strutturazione e trasformazione di una geopolitica che parte dall’Africa passando per il Medio Oriente sino ad arrivare all’Occidente, Stati Uniti in prima linea. Conversazione con Youssef Balla, ambasciatore del Marocco in Italia, per comprendere gli ultimi eventi e tracciarne prospettive e obiettivi
Solo l’altro ieri è atterrato il primo aereo da Israele a Rabat. È certamente tra i nuovi passi che segnano quello che sarà un lungo cammino in fase di strutturazione e trasformazione di una geopolitica che parte dall’Africa passando per il Medio Oriente sino ad arrivare all’Occidente, dove ancora una volta gli Stati Uniti tornano ad essere attori di prima linea. Formiche.net ha raggiunto l’ambasciatore del Marocco in Italia, Youssef Balla, per capire gli ultimi eventi e tracciarne prospettive e obiettivi.
Ambasciatore, il riconoscimento del Sahara marocchino da parte degli Stati Uniti insieme alla ripresa dei rapporti tra Marocco e Israele, è la notizia di questa fine anno che sorprende e promette di cambiare la geopolitica in nord Africa e non solo. Che valore e implicazioni ha questa mossa di Trump?
Il riconoscimento da parte degli Stati Uniti della piena sovranità del Marocco su tutto il suo Sahara è una decisione importante, il risultato di anni di consultazioni reciproche. Una grande svolta decisiva rafforzata dal riconoscimento dell’iniziativa di autonomia proposta dal Marocco come unica base realistica e realizzabile per la risoluzione politica attorno alla falsa controversia regionale sul Sahara, creata e sostenuta dall’Algeria. Questo riconoscimento è importante perché arriva da una grande potenza, un Paese amico e un membro permanente del Consiglio di sicurezza dell’Onu, e da questo punto di vista rafforza e dà impulso al processo dell’Onu per raggiungere una soluzione politica definitiva a questa controversia regionale. Il presidente Donald Trump ha annunciato e firmato, durante il colloquio telefonico con SM il Re Mohamed VI, la promulgazione di un decreto presidenziale, con ciò che questo immediato atto comporta come forza giuridica e politica innegabile.
Una decisione concreta alla quale è seguita la presentazione della nuova carta geografica del Marocco integrando le sue province meridionali e annunciando l’apertura di un Consolato Generale a Dakhla, con una vocazione essenzialmente economica e di sviluppo sociale, in particolare a beneficio degli abitanti delle province meridionali.
D’altra parte il riconoscimento americano rappresenta un enorme passo avanti che servirà anche alla causa dei fratelli palestinesi. La riattivazione dei rapporti con Israele, che esistevano da anni anche in virtù della grande e solida comunità marocchina ebraica in Israele e nel mondo, servirà come strumento di pace e di riavvicinamento. La comunità internazionale riconosce l’importante ruolo del Marocco nel fascicolo mediorientale, e la causa palestinese è centrale per SM il Re, per il governo e per il popolo marocchino.
Pensa che con la presidenza di Biden possa cambiare qualcosa?
Il Marocco ha un rapporto di amicizia e relazioni secolari con gli Stati Uniti. Siamo stati la prima nazione a riconoscere il Paese nord americano nel 1777 e le nostre relazioni si sono rafforzate grazie ad una solida alleanza strategica basata sul dialogo permanente. Sul piano economico il Marocco è l’unico paese afro/arabo con un Accordo di libero scambio con gli Stati Uniti e gode di uno statuto di Paese alleato principale di Washington al di fuori della NATO. Condividiamo infatti una visione comune su tanti settori e il rapporto di sicurezza e militare è testimoniato dall’altissimo livello di cooperazione che vede il nostro Paese principale partner per lo svolgimento delle più grandi manovre militari congiunte in Marocco insieme al nostro esercito.
Il nostro è un rapporto di partenariato molto speciale, instaurato su dialogo e amicizia sia con l’amministrazione repubblicana che quella democratica. La posizione americana sulla questione del Sahara marocchino è sempre stata condivisa da tutte le amministrazioni, e il recente riconoscimento della piena sovranità del Marocco su tutto il suo Sahara è una naturale e logica evoluzione al sostegno dell’iniziativa di autonomia presentata dal Marocco nel 2007 alle Nazioni Unite e considerata seria, credibile e realistica.
Se da una parte il Marocco festeggia il riconoscimento del Sahara Occidentale considerato da sempre come parte del proprio territorio, dall’altra non si può trascurare che c’è chi non ha visto di buon occhio la ripresa dei rapporti con Israele, insinuando che sia stato il prezzo dello scambio. Insomma, una ricostruzione semplicistica che equipara il Marocco e la sua storia dentro a quella mediorientale. Perché è sbagliata questa ricostruzione e analisi?
Questo riconoscimento americano non significa l’abbandono della causa dei fratelli palestinesi, ma al contrario, la servirà attraverso la riattivazione di questi meccanismi. Si tratta di un importantissimo passo avanti che servirà alla causa della Palestina. Lo ha ribadito SM il Re Mohammed VI sia al presidente americano che al presidente palestinese. Una posizione che si basa su tre fondamenti: l’impegno per una soluzione basata su due Stati, uno palestinese e uno israeliano; il principio del negoziato diretto tra palestinesi e israeliani come unico processo per raggiungere una pace duratura. Infine, in qualità di Presidente del comitato Al-Quds (Gerusalemme), creato dall’Organizzazione per la cooperazione islamica, SM il Re si impegna a preservare il carattere islamico della città santa e la sua apertura a tutti i praticanti delle tre religioni monoteiste.
In tutto questo, gli Stati Uniti tornano ad essere attori in Africa, Russia Cina e Turchia non sono da meno, mentre l’Europa è il grande assente…
Sarebbe stato senz’altro auspicabile che l’Europa, alla luce del suo passato storico e dei suoi attuali legami umani ed economici con i Paesi della regione, si facesse promotrice di una simile dinamica volta a una soluzione politica e definitiva della falsa controversia intorno alla natura marocchina del Sahara.
Non c’è dubbio che l’Africa è il continente del futuro, grazie al suo potenziale tanto nelle risorse umane quanto nella crescita economica. Basti ricordare che è l’unico continente con un tasso di crescita a doppia cifra, che rappresenta una grande opportunità che attrae interessi e investimenti dai grandi paesi. L’Europa è legata storicamente ed economicamente all’Africa ma deve raddoppiare gli sforzi perché ci sono nuovi attori che alzano l’asticella della concorrenza. In questo contesto l’azione europea, principalmente attraverso la Politica Europea di Vicinato, è chiamata ad evolversi per trascendere dalla mera logica funzione per ristabilire i suoi principi guida di solidarietà e differenziazione ma soprattutto deve coinvolgere maggiormente il sud nelle decisioni che le riguardano e creare sinergie a livello locale, regionale e continentale. A questo riguardo il Marocco si impegna con l’Ue a consolidare un partenariato solido, innovativo e reattivo e in linea con le sfide del momento.
Cosa cambia concretamente (economia, politica, relazioni, investimenti) con questa decisione di Trump e come l’Italia può ritagliarsi uno spazio in questo cambiamento?
Come dicevo oltre all’amicizia secolare tra le due nazioni, condividiamo un solido dialogo strategico perché siamo guidati dalla volontà di costruire un futuro più sicuro e prospero per le aspirazioni dei nostri cittadini in tutti i settori. Le regioni del sud del Marocco sono da sempre parte integrante in questa cooperazione bilaterale e l’annuncio del Presidente americano Trump dell’imminente apertura del Consolato Generale nella città marocchina di Dakhla rappresenta un passo importante in questo processo di consolidamento dei rapporti. La regione infatti presenta grande potenzialità economica in diversi settori strategici, soprattutto grazie al nuovo piano di Sviluppo lanciato da SM il Re con un investimento di oltre 8 miliardi di dollari, con l’obiettivo di trasformare la regione in una piattaforma economica, che si consoliderà con il porto di “Dakhla Atlantique”. Questo porto permetterà il completamento con il porto di Tanger Med allargando la connessione marittima tra il Marocco e il resto del Mondo. Il settore energetico, ed in particolare delle energie rinnovabili, sarà nel cuore degli investimenti futuri.
Proprio l’altro ieri il Marocco ha firmato un accordo con l’Agenzia americana International Development Finance Corporation (DFC) per la mobilitazione di investimenti globali di 5 miliardi di dollari in Marocco e nella regione. Questo progetto si inscrive nell’iniziativa americana “Prosper Africa” per trasformare il Marocco in un Hub economico regionale. I dati parlano chiaro. Si tratta di una regione in forte sviluppo economico, tanto da essere la prima in termini di Pil a livello nazionale (+11,5%), terza per investimenti pubblici nazionali e terza per investimenti in infrastrutture.