Un paper del prestigioso think tank Carnegie Endowment for International Peace delinea le aree di convergenza tra Ue e Usa. Digitale, 5G e ambiente, ecco i nodi da sciogliere
Con l’amministrazione Biden in vista è tempo di ripensare l’alleanza transatlantica. Le relazioni tra Europa e Stati Uniti sono danneggiate, i punti di frizione non mancano, eppure vi è la possibilità – anzi, la necessità – di ricucire gli strappi, uno ad uno. Perciò Eric Brattberg del Carnegie Endowment for International Peace ha riassunto un dibattito a porte chiuse tra politologi ai più alti livelli.
Finora si sa che il neoeletto presidente Joe Biden sarà più propenso al multilateralismo del suo predecessore, e che questo non basterà a risanare gli strappi. “All’alleanza transatlantica servirà ben altro per rimanere rilevante”, scrive Brattberg, che identifica tre macro-aree fondamentali e compenetranti su cui puntare: clima ed energia, democrazia e diritti umani, e tecnologia digitale.
Per quanto riguarda l’ultima voce, la distanza tra Ue e USA si è accresciuta. L’approccio conflittuale del presidente uscente Donald Trump ha rafforzato la tesi di chi, a Bruxelles, vuole potenziare l’”autonomia strategica” europea. Mentre Washington combatte una guerra fredda tecnologica contro Pechino a suon di tariffe e divieti, l’Ue sta cercando di recuperare la propria competitività digitale – di fatto inesistente o dipendente dall’estero – diventando il faro guida mondiale in materia di regolamentazione. Inutile dire che la tassazione meditata dall’Europa non va proprio giù agli americani.
Tuttavia, è bene precisare che esistono convergenze tra Usa e Ue. Entrambe le potenze stanno aumentando la pressione sui grandi conglomerati digitali, investigando il loro comportamento in materia di antitrust e competizione, come dimostrano le azioni legali più recenti da ambo le parti. Entrambe si sono rese conto che la legislazione attuale non riesce a reggere il passo con l’evoluzione rapidissima di Big Tech, ed entrambe sanno che dovrebbero pagare più tasse.
E ancora, sia Washington che Bruxelles sono consce dei pericoli di un 5G potenzialmente non sicuro. L’amministrazione Trump ha avuto un certo successo nel convincere certi Paesi europei della necessità di bandire il 5G Made in China (ritenuto pericoloso da diverse autorità, incluse quelle italiane), e ha mostrato apprezzamento per il 5G Gybersecurity Toolbox, un insieme di linee guida europee per garantire la sicurezza delle reti di prossima generazione.
Secondo Brattberg, “il confronto con la Cina continuerà sotto Biden, con una differenza fondamentale di approccio con gli alleati”. L’America proverà a incoraggiare un’alternativa libera e democratica a un internet autocratico, cosa che anche l’Europa vuole. Il nuovo presidente ha anche accennato alla possibilità di rompere i monopoli di Big Tech – come Facebook – e rimuovere le protezioni legali che permettono ai social network di deresponsabilizzarsi dai contenuti pubblicati dagli utenti sulle loro piattaforme. Per l’Europa, sul piano teorico, grasso che cola.
Le premesse per una collaborazione ci sono. Secondo l’esperto, “Washington e Bruxelles dovrebbero avviare un dialogo strategico di cooperazione su tecnologia e regolamentazione, basato su valori e obiettivi comuni”. Le due potenze possono dirigere assieme l’evoluzione e i limiti delle tecnologie emergenti, creando un fronte digitale liberaldemocratico ed evitando “l’ulteriore frammentazione della rete. Ed essendo che i primi obiettivi dell’amministrazione Biden coincideranno con quelli europei”, scrive Brattberg, “è bene che ci si confronti subito”.
Sul piano pratico, l’esperto delinea una strategia precisa. Si parte da un Concilio di Commercio e Tecnologia, cofondato da Ue e Usa, per poter dialogare. Si procede con l’utilizzo di fori multilaterali già esistenti da parte dell’amministrazione Biden per promuovere un’alternativa democratica alla tecnologia cinese. Serve un compromesso sulla tassazione digitale, per sedare il conflitto transatlantico già in essere, anzichè imporre tariffe punitive; allo stesso modo, serve una cornice comune di standard su trattamento dei dati e privacy. E ancora, una strategia comune per l’intelligenza artificiale; la promozione di ricerca e sviluppo transatlantica comune; un approccio condiviso per proteggere le tecnologie critiche e dirigere l’evoluzione del 5G.