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Pier Silvio Berlusconi e la sindrome del “tutti contro Renzi”

Matteo Renzi nuovo conduttore sulle reti Mediaset? Quella di Pier Silvio Berlusconi è solo una battuta, ma è sufficiente per innescare la reazione stizzita dei fedelissimi del sindaco di Firenze.

Il vicepresidente di Mediaset, durante la presentazione dei palinsesti autunnali, risponde a una domanda ironica di Piero Chiambretti: “Oltre a Telese chiameremo anche Renzi che piace a papà? Magari, lo farei entrare come conduttore, sarebbe un bel colpo, ma la vera domanda è ‘con o senza giubbotto di pelle?'”. Il riferimento è alla discussa partecipazione di Renzi in versione Fonzie ad Amici da Maria De Filippi.

Quanto basta per suscitare una nota del deputato renziano Michele Anzaldi, segretario della commissione di Vigilanza Rai: “Il Pdl ingaggia anche Pier Silvio Berlusconi per attaccare Matteo Renzi, ecco l’ennesimo effetto distorto del conflitto di interessi”.
Anzaldi arriva a definire la battuta “strumento di campagna politica per attaccare uno dei leader che Silvio Berlusconi ha fatto capire di temere di più. Quando c’è di mezzo la televisione, il partito-azienda si ricompatta sempre”.

La suscettibilità renziana in questo momento è alle stelle. Lo dimostra Renzi stesso che ha accusato ieri di “tiro al piccione” i capicorrente di un partito fino a pochi giorni fa descritto compatto nel sostenerlo. Lo dimostra la nota dei senatori Laura Cantini, Rosa Maria Di Giorgi ed Andrea Marcucci che suggeriscono al governatore bersaniano Enrico Rossi di riservare “meno strali” a Renzi. Lo dimostra il cinguettio del deputato Angelo Rughetti sul presunto ”correntone unico Bersani, D’Alema, Letta e Franceschini del “tutti contro Renzi”.

Una difesa così puntuale e dura che viene da domandarsi: non sarà piuttosto che a prevalere è il “Renzi contro tutti”?



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