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Usa, Gramaglia spiega la partita a scacchi fra Casa Bianca e Congresso

Trump mette una firma per evitare all’ultimo lo shutdown del governo federale. Ma non ha in mente di mollare e guarda al 6 gennaio, quando la partita a scacchi fra Casa Bianca e Congresso volgerà al termine. Il punto di Giampiero Gramaglia

“Ci vediamo a Washington il 6 gennaio. Non mancate! Seguiranno informazioni”: è il tweet del presidente americano Donald Trump, che per le festività di fine anno si trova nella sua residenza di Mar-a-Lago, in Florida.

L’appuntamento è nel giorno in cui Trump avrebbe intenzione di sferrare l’ultimo affondo nel tentativo di ribaltare l’esito delle elezioni presidenziali. Il 6 gennaio infatti si riunirà in seduta plenaria il Congresso che dovrà ufficialmente contare i voti dei grandi elettori, voti che hanno confermato la vittoria di Joe Biden.

Trump, che si trova nella sua residenza di Mar-a-Lago in Florida, volerà in Georgia stasera per fare campagna elettorale a favore dei due senatori che corrono per i ballottaggi del 5 gennaio, decisivi per assegnare la maggioranza del Senato.
Ad annunciarlo lo stesso presidente uscente che su Twitter parla di un “grande e meraviglioso comizio” in programma. “È così importante per il nostro Paese che vincano”, aggiunge Trump.

Sotto la pressione bipartisan del Congresso, il presidente ha finalmente ratificato il nuovo piano di stimolo da 900 miliardi di dollari per l’economia Usa che concede aiuti a famiglie e piccole imprese colpite dalla pandemia di Covid-19.

L’inquilino della Casa Bianca ha anche firmato la legge sul finanziamento dello Stato federale, che impedirà la chiusura dei servizi pubblici (shutdown). Lo rende noto un comunicato stampa.

Il piano prevede tra le altre cose la conferma dell’estensione dei benefici di disoccupazione e il pagamento di un assegno da 600 dollari a persona per chi guadagna meno di 75 mila dollari l’anno.

Inoltre viene prorogata la moratoria sugli sfratti e vengono stanziati miliardi di dollari per aiutare gli stati nella distribuzione del vaccino e per aiutare piccole imprese, compagnie aeree, aziende di trasporto.

Trump aveva insistito per un assegno diretto agli americani di almeno 2.000 dollari e aveva definito il piano “una vergogna”, seppur messo a punto grazie alla mediazione del suo segretario al Tesoro, Steve Mnuchin, che aveva permesso l’accordo tra repubblicani e democratici in Congresso.

Una partita a scacchi tra Casa Bianca e Congresso dove le fragili pedine sono le persone e le famiglie più colpite dalla gravissima crisi economica, quella provocata dalla pandemia. C’è chi fotografa così l’incredibile sfida lanciata da Trump a democratici e repubblicani, bocciando quel piano di aiuti anti-Covid da 900 miliardi che già in settimana avrebbe fatto intascare un assegno da 600 dollari a milioni di americani. Una boccata di ossigeno attesa da tempo.

Ma così non sarà, perché il presidente uscente si è finora rifiutato di firmare la legge. Oltre 5.500 pagine approdate sulla sua scrivania di Mar-a-Lago e che per ora lì giacciono mentre The Donald si diletta sui campi del suo golf club di Palm Beach.

Intanto sabato notte sono già scaduti due programmi federali che assicuravano un’integrazione all’indennità di disoccupazione a 12 milioni di persone che – secondo i calcoli della Brooking Institution di Washington – in qualche settimana diventeranno 14 milioni. Senza contare le famiglie che si ritroveranno senza un tetto sotto cui dormire in mancanza della proroga del blocco degli sfratti contenuta nel piano.

Trump inizialmente aveva sostenuto l’accordo raggiunto tra democratici e repubblicani, approvato a larga maggioranza dal Congresso. Poi in un video postato su Twitter lo ha clamorosamente definito “una vergogna”, con una retromarcia che ha spiazzato il suo stesso ministro del Tesoro, Steve Mnuchin, che aveva lavorato al compromesso.

Nelle ultime ore il presidente uscente con un tweet ha ribadito la sua posizione, spiegando che l’assegno agli americani che guadagnano sotto i 75 mila dollari l’anno deve essere di duemila dollari, e non “la miseria” di 600 dollari.

Non firmando però il presidente uscente blocca non solo i pagamenti diretti agli americani, ma anche le altre misure contenute nel provvedimento, come i milioni di dollari stanziati per la distribuzione dei vaccini o quelli per venire incontro alle realtà che più soffrono gli effetti della pandemia: le piccole imprese, le scuole, gli ospedali, le compagnie aeree e le società di trasporto. Insomma, come attacca il presidente eletto Joe Biden, le conseguenze di un Trump che non si assume le sue responsabilità possono essere “disastrose” e protrarsi ancora più in là nel tempo.

Anche perché lo scenario può essere reso ancor più cupo da una nuova paralisi del governo non più capace di pagare gli stipendi dei dipendenti federali o di finanziare le varie agenzie federali. Il piano di aiuti anti-Covid con i suoi 900 miliardi fa parte infatti di una manovra di bilancio da 2.300 miliardi di dollari che deve essere firmata da Trump entro la mezzanotte di lunedì 28 dicembre.

Se così non fosse un minuto dopo scatterebbe lo shutdown, col governo senza più fondi per far fronte alle spese. Uno scenario da incubo, sostengono molti osservatori, sia per le prospettive di ripresa dell’economia sia per l’efficacia e la rapidità della campagna di vaccinazione.


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