Di fronte alle urgenze che ci attanagliano da troppi mesi è più che necessaria la certezza di scopi, tempi e modi per ripartire davvero. Nella lettera aperta al premier Conte, Mario Mantovani presidente Cida, l’organizzazione dei manager pubblici e privati ricorda che il tempo è scaduto e occorre iniziare subito a costruire
Passano le settimane e ormai sono trascorsi mesi, ma l’Italia non riesce ad uscire da uno stato che da emergenza è diventato sospensione e poi incertezza, assenza di movimento in una chiara direzione.
Una fase di progettazione che sembra non essere mai iniziata, le azioni decisive, strutturali che non si vedono, le organizzazioni pubbliche e private che non riescono a interpretare i nuovi ruoli richiesti dalla situazione. Anche noi parti sociali fatichiamo a portare un contributo concreto. Ogni proposta viene gentilmente accolta, garantendo che molto verrà fatto, che ogni realizzazione è imminente. Ma alle domande – da chi e come? – non giungono mai risposte.
La dialettica tra i partiti di una coalizione al governo e le critiche delle opposizioni, fisiologiche in tempi normali, appaiono ogni giorno più lontani dalla realtà.
I nostri medici sono in attesa di capire con quale organizzazione, dotazione di personale, turni, priorità debbano essere somministrati i vaccini.
I nostri dirigenti scolastici sono in attesa di capire se potranno riaprire le scuole, con una visione di medio termine di combinazione didattica in presenza e a distanza, o se dovranno attendere ogni settimana un Dpcm con regole e dettagli sempre nuovi. Se ci sarà modo d’intervenire sui trasporti pubblici e in quali sedi di dialogo e di programmazione.
Interi settori del paese, fondamentali come il turismo, la cultura, lo sport, la ristorazione, l’ospitalità, il tempo libero, i trasporti sono stati considerati non essenziali e condannati di fatto a una “serie b”, in cui l’unica prospettiva per i prossimi mesi sono somme a “ristoro” delle perdite e timide concessioni di riapertura, per pochi giorni ogni volta. In altri settori si attende di comprendere come riorganizzare le aziende, con quali strumenti e ammortizzatori sociali.
Ai vari livelli amministrativi si sovrappongono iniziative di contenuto o di pura visibilità, tutte destinate a durare poche settimane.
Riteniamo – come tanti altri – che l’elaborazione del Pnrr sia l’occasione decisiva per riprogettare insieme questo paese e finalmente rimetterlo in movimento. Anche in questo caso è attesa una nuova versione del Piano e quindi ogni giudizio non può che essere sospeso. Nelle scorse settimane abbiamo animato un dibattito sui contenuti organizzativi del Piano, al quale hanno contribuito numerosi esperti, ma che non ha modificato le priorità governative. Siamo sempre pronti ad avviare un dialogo sui contenuti organizzativi e manageriali, ambito proprio della nostra rappresentanza.
Viviamo in un paese sospeso, che però affonda ogni giorno. Che continua a rifiutare un approccio basato su organizzazione, managerialità, tecnologia. Abbiamo già perso molte occasioni nei mesi scorsi: non abbiamo un sistema rigoroso di tracciamento, né un percorso di potenziamento della sanità territoriale, né un modello di sussidiarietà tra pubblico e privato, tra enti territoriali e centrali, stanno arrivando i vaccini ma non abbiamo attivato un piano di distribuzione (arriverà a fine mese, pare).
Ancora una volta chiediamo alla politica di puntare sulle competenze disponibili nel nostro paese, di chiamare a raccolta manager ed esperti nei diversi campi, di organizzarne il contributo, di concentrare le energie su sanità, istruzione e pubblica amministrazione, di comporre un quadro chiaro di regole, con una visione a medio termine, che consenta alle imprese di ogni settore di riorganizzarsi e riattivarsi.
Il 2 maggio 2020 siamo scesi virtualmente in piazza: la “Maratona con i manager” ha alimentato una speranza che ogni giorno si affievolisce. Purtroppo, temiamo seriamente che altre piazze s’infiammeranno a breve, in assenza di un deciso cambio di passo.
Lo spirito con cui dobbiamo affrontare il 2021 è perfettamente rappresentato nelle parole del Presidente Mattarella: “La sfida che è dinanzi a quanti rivestono ruoli dirigenziali nei vari ambiti, e davanti a tutti noi, richiama l’unità morale e civile degli italiani. Non si tratta di annullare le diversità di idee, di ruoli, di interessi, ma di realizzare quella convergenza di fondo che ha permesso al nostro paese di superare momenti storici di grande, talvolta drammatica difficoltà.”
Perché vi sia convergenza occorre movimento, il tempo delle false partenze è esaurito.