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Innovatori: Alice Bordini Staden: nella sostenibilità con innovazione, audacia ed entusiasmo

Spesso si definisce un’organizzazione o un’azienda innovativa solo perché opera in settori nuovi, o considerati tali dai media. Ma è un errore perché anche in tanti settori ‘tradizionali’ ci sono aziende e organizzazioni che fanno innovazioni di processo, di prodotto o dell’offerta. E dietro a tutte queste innovazioni, ci sono donne e uomini che amano il proprio lavoro.
Persone che hanno fatto loro il proverbio africano “Chi vuole sul serio qualcosa trova una strada, gli altri una scusa” e che sanno che la vera innovazione è quella condivisa in grado di generare benessere per la collettività.
Quest’intervista fa parte della rubrica Innovatori pubblicata su www.robertorace.com.
Uno spazio in cui proviamo a raccontare le storie degli Innovatori, a scoprirne modi di pensare, predilezioni e visioni del mondo. Cercando di capire meglio cosa ci riservano presente e futuro.

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Alice Bordini Staden: nella sostenibilità con innovazione, audacia ed entusiasmo

“La transizione energetica sarà la prossima rivoluzione industriale”. Ne è convinta Alice Bordini Staden, che per accelerare la transizione usa la finanza, una vocazione nata dalla sua passione per il mondo naturale sopra e sott’acqua.
Esperta di finanza sostenibile e politiche climatiche, dopo la laurea in economia finanziaria in Bocconi, nel 1998 Alice si trasferisce a Londra, dove decide di rimanere. Gli sviluppi della sua carriera la vedono impegnata prima negli hedge funds, come portfolio manager e Chief Investment Officer di portafogli alternativi innovativi, e dopo nella sostenibilità. Adesso guida l’endowment del National Trust, la più grande fondazione europea per la protezione ambientale, nelle sue politiche innovative di investimento ed attività di engagement con asset managers, e con le associazioni internazionali degli investitori istituzionali ClimateAction100+ ed IIGCC. Alice è anche consulente in finanza sostenibile per l’organizzazione legale ambientalista ClientEarth, ed è nell’Advisory Council del gruppo parlamentare All-Party Parliamentary Group in Sustainable Finance alla House of Commons.

D. Chi è un innovatore per te? Perché?
R. Innovatore è chi con immaginazione e audacia esce dal consueto e propone una soluzione diversa a un problema esistente. Il motore a combustione interna, figlio degli italiani Eugenio Barsanti e Felice Matteucci nel 1853, rivoluzionò i trasporti: non solo per via delle dimensioni ridotte, ma anche per la maggiore efficienza e potenza dati dal carburante liquido. All’epoca fu un’innovazione molto ecologica rispetto al motore a vapore. Il suo enorme successo lo ha però reso uno dei maggiori contribuenti di CO2, e portato alla sua morte annunciata: nel suo duecentesimo anniversario sarà già stato sostituito da motori elettrici.

D. Qual è l’innovazione che cambierà il mondo nei prossimi anni?
R. La transizione energetica sarà la prossima rivoluzione industriale. La decarbonizzazione è indispensabile, e per il residuo di CO2 avremo bisogno di tecnologie CCUS (carbon capture, utilization and storage) innovative e soprattutto cost-competitive, a differenza di adesso.
D. Qual è il ruolo di un leader in un’organizzazione?
R. Un leader ispira con la sua visione, la rende condivisa e riesce a delegare.

D. Una persona che ha lasciato il segno nella tua vita?
R. Mio padre mi ha instillato fin da piccola l’ambizione, l’etica del lavoro, e mi ha fornito una bussola morale.

D. La tua più grande paura/la tua più grande speranza?
R. Che il clima passi il tipping point, ossia il punto di non ritorno oltre il quale l’aumento delle temperature diventa inarrestabile, rendendo inabitabile un’intera fascia della terra e le attuali zone costiere. La mia speranza è che lo eviteremo, ma serve un’azione coordinata e decisiva dell’intero sistema politico, economico e finanziario.

D. Il tuo progetto di lavoro attuale e quello futuro.
R. Adesso applico la finanza per accelerare la transizione energetica. La prossima sfida sarà la sua applicazione per fermare la perdita di biodiversità e i danni all’ecosistema, dei quali c’è ancora troppa poca consapevolezza.

D. La cosa che più ti fa emozionare e quella che ti fa più arrabbiare.
R. Non riesco a non emozionarmi guardando le olimpiadi: ogni vittoria maschera una vita di sogni, sacrifici, rinunce, e noia nel training costante per conquistare quel minuto. Da ragazzina sognavo un futuro olimpico come amazzone in salto ostacoli. Un infortunio mi fece prendere una svolta diversa, ma mi immedesimo ancora in quegli atleti.
Non sopporto disonestà e ipocrisia.


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