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Non c’è Difesa europea senza gli Usa. Guerini traccia la linea

In un editoriale su DefenseNews, il ministro della Difesa ribadisce la linea italiana su Difesa europea e rapporti transatlantici, certificando ancora una volta che per la Penisola “l’autonomia strategica” del Vecchio continente passa dal rafforzamento dei rapporti con gli Stati Uniti. E sui programmi industriali…

Rafforzare i rapporti transatlantici e puntare sul settore della Difesa, capace di rilanciare l’economia e necessario per affrontare un mondo più incerto. È la linea del ministro Lorenzo Guerini, descritta sulle colonne di  DefenseNews, sito specializzato americano tra i più letti tra Capitol Hill e Pentagono, con un editoriale che ha già riscosso apprezzamento nel mondo della Difesa a stelle e strisce. Il titolare di palazzo Baracchini ribadisce la linea italiana su Difesa europea e rapporti transatlantici, certificando ancora una volta che per la Penisola “l’autonomia strategica” del Vecchio continente non significa indipendenza dall’alleato americano, invece sembra intenderla la Francia di Emmanuel Macron. Il dibattito sul tema è “vivace”, ricorda Guerini. Si muove tra Bruxelles, Parigi e Berlino, con anche la Germania che è apparsa frenare gli allunghi transalpini.

“L’Italia – spiega il ministro – sta assumendo un ruolo di primo piano, come sempre, nel processo di integrazione perché vede l’Europa come una scelta strategica e un moltiplicatore di risorse per affrontare le sfide future”. Tuttavia, aggiunge, “l’Italia non vede l’autonomia strategica europea come una politica go-it-alone”, ma anzi come “una conferma del ruolo dell’Europa come pilastro della struttura di sicurezza collettiva basata sul patto transatlantico”. Di conseguenza, “il futuro della difesa europea non può essere separato da una solida integrazione transatlantica”.

Il messaggio arriva in una Washington che si prepara ad accogliere l’inaugurazione della presidenza di Joe Biden, da cui Europa (e Nato) sperano possano arrivare toni più concilianti sui rapporti tra le due sponde dell’Atlantico. “Oggi, proprio come in passato, gli Stati Uniti devono restare collegati all’Europa e alla Nato, al centro di un rapporto reciproco di sicurezza e difesa”. L’Italia resta “profondamente convinta che il rapporto transatlantico sia essenziale per garantire al Paese una posizione geopolitica in linea con le sue ambizioni e la base tecnologica”.

Per il Bel Paese pesano i rapporti bilaterali con gli Stati Uniti, che trovano nella Difesa un contesto storico particolarmente proficuo. “Il nostro Paese – ricorda Guerini – ha un rapporto privilegiato con gli Stati Uniti, che si riflette in una consolidata cooperazione industriale attraverso la quale la tecnologia di difesa italiana di alta qualità può competere sul mercato statunitense ed essere considerata tecnologia domestica”. Anche perché “il settore della difesa è un incubatore di innovazione tecnologica che lega la sicurezza internazionale a un’industria che moltiplica il valore degli investimenti, fattore determinante per il rilancio e la crescita delle economie, soprattutto a fronte di crisi come quella stiamo affrontando oggi”.

Per Guerini è “fondamentale” proseguire tale cooperazione bilaterale, “consentendo all’industria italiana di continuare a offrire i propri prodotti sul mercato statunitense e di costruire la propria quota di mercato”. Da parte sua, promette impegno sul fronte del burden sharing (che comprende il fatidico 2% del Pil da destinare alla Difesa), una richiesta americana che gli esperti concordano sia destinata a rimanere nel passaggio tra Donald Trump e Joe Biden. “L’Italia è fermamente impegnata nella condivisione degli oneri, e i futuri bilanci utilizzeranno finanziamenti pluriennali per sostenere gli investimenti nell’industria della difesa per aiutarne lo sviluppo, l’innovazione e la competitività sui mercati esteri”, spiega Guerini, citando così la grande novità della Difesa italiana per il 2021: uno strumento pluriennale specifico previsto nella Legge di bilancio.

C’è il riferimento alla volontà (anch’essa già espressa) di garantire all’Italia un ruolo di primo piano sui programmi rivoluzionari che sono in partenza negli Stati Uniti, tra elicotteri del futuro e nuove tecnologie. Si basa su una storia consolidata di relazioni industriali. Guerini cita il ruolo di Fincantieri per la US Navy, ma anche Beretta, i veicoli di Iveco Defence Vehicles scelti dai Marines e il ruolo di Leonardo tra elicotteri ed F-35. Il programma per i velivoli di quinta generazione “coinvolge numerose piccole imprese che hanno saputo accrescere la loro presenza nel mercato statunitense”, nota il ministro italiano.

Di base c’è la consapevolezza che “nel mondo incerto in cui viviamo, l’industria della difesa sia solida garanzia di innovazione e occupazione, nonché una fonte di rilancio economico e di investimento sulle generazioni future”. È quindi “necessario” garantire continuità, finanziaria e programmatica. L’Italia “ne è consapevole”, conclude Guerini, “e continuerà a dare tutto il suo supporto istituzionale, ove necessario e possibile, a un settore industriale sempre pronto alla sfida del progresso tecnologico”.


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