Se nei prossimi giorni ci sarà un rapido aumento dello spread ciò avvalorerebbe un’ipotesi secondo cui non sarebbe stata una coincidenza del tutto casuale che la conferenza stampa di Italia Viva ed il voto sull’impeachment di Trump abbiano avuto luogo quasi in parallelo. L’analisi del prof. Giuseppe Pennisi
Quando Italia Viva ha annunciato le dimissioni delle sue ministre e del suo sottosegretario dal governo Conte, lo spread dei titoli di Stato italiani era a 113,2 rispetto a 68,4 della Spagna, a 53,5 del Portogallo ed ad appena 21 della Francia. Un differenziale significativo nonostante i massicci acquisti da parte della Banca centrale europea, grazie al Pandemic Emergency Purchase Program (Pepp), senza i quali lo spread sarebbe arrivato alle stelle.
Occorrerà, come consueto in casi del genere, monitorare questo indicatore attentamente nei prossimi giorni per avere il polso di come i mercati reagiscono alla crisi in corso, di fatto per se non formalmente, in Italia. Ed è difficile fare previsioni, date le caratteristiche di questa crisi, ma è probabile che non ci sarà un’impennata immediata proprio in quanto la coalizione guidata da Giuseppe Conte sta tentando di restare in sella con aiuti parlamentare in fase di negoziato.
Se, invece, nei prossimi giorni ci sarà un rapido aumento dello spread, ciò avvalorerebbe un’ipotesi secondo cui non sarebbe stata una coincidenza del tutto casuale che la conferenza stampa di Italia Viva ed il voto sull’impeachment di Trump abbiano avuto luogo quasi in parallelo. Secondo questa ipotesi, formulata su quella sponda del Potomac dove a Langley nel Maryland spicca la sede centrale della Central Intelligence Agency (Cia), finita la Presidenza Trump, le istituzioni americane avrebbero staccato la spina al Governo Conte in quanto le relazioni dell’Esecutivo italiano con il Presidente uscente degli Stati sarebbero state extra-istituzionali.
Il tweet del 27 agosto la via sostegno di un re-incarico a Giuseppi sarebbe stato organizzato dai portavoce del presidente del Consiglio italiano e del Presidente americano senza che le istituzioni ne sapessero nulla (e facessero, quindi, le istruttorie di loro competenza). Analogamente, la visita dell’Attorney General a Roma dello scorso ottobre sarebbe stata extra istituzionale come scrisse all’epoca il quotidiano britannico The Guardian.
Le istituzioni incassano, ma prima o poi si vendicano. La miccia sarebbe stata il “non allineamento” del governo italiano rispetto alle severe critiche degli altri governi europei in merito alle incitazioni di Trump perché i suoi elettori attacchino il Campidoglio. In sintesi, se ci sarà un aumento significativi dello spread in quanto fondi a conduzione americana si sbarazzeranno di titoli italiani anche per dare un segnale al nostro Paese, ciò vorrà dire che “l’amico americano” ha decisamente voltato le spalle a un Conte alla ricerca di parlamentari pronti a dargli l’appoggio toltogli da Italia Viva. Allora sarebbe bene pensare ad un nuovo Governo senza la partecipazione del Professore.
Che prospettive si aprono per mettere in sicurezza i punti essenziali della politica economica (ossia il Pnrr, l’emergenza sanitaria, la campagna vaccinale)? Essenzialmente un governo guidato da personalità di alto prestigio istituzionale, come il governo Ciampi del 1993-94, che assicuri, anche e soprattutto all’estero, l’inizio del riassetto dell’economia e prepari a nuove elezioni. Il programma potrebbe essere imperniato su tre punti:
a) rielaborare il Pnrr alla luce delle critiche tecniche ricevute e dei rilievi che farà il parlamento
b) contenere la terza ondata del virus e rivedere in modo appropriato il piano dei vaccini, se del caso tramite un accordo europeo.