Con il piano strategico “Be Tomorrow 2030”, presentato prima della pandemia, Leonardo aveva abbracciato l’urgenza di un salto digitale. Oggi quell’urgenza è più forte, tra smart city e lavoro da remoto, sicurezza e protezione, tutto affrontato da Alessandro Profumo su La Stampa
Un Paese più digitale dev’essere necessariamente un Paese più sicuro, capace di proteggere i propri “data center”, di risolvere i gap di connettività e di pensare al futuro tra smart city e intelligenza artificiale. Parola di Alessandro Profumo, amministratore delegato di Leonardo, intervistato oggi su La Stampa tra digitale e pandemia, fino agli Stati Uniti, dove c’è “attesa” per il passaggio di consegne tra Donald Trump e Joe Biden: “Quello americano resta per noi un mercato fondamentale”.
“INDIPENDENZA DIGITALE”…
Dentro i confini nazionali l’attenzione è tutta per le sfide che la pandemia ha accelerato, a partire dalla digitalizzazione, uno dei binari su cui tutta l’Europa ha deciso di costruire il proprio rilancio. Ma nella società dei dati cresce anche l’esigenza di sicurezza, i cui perimetri appaiono allargati a dismisura. “La sicurezza digitale – ha spiegato Profumo – sta diventando sempre più importante soprattutto per le tematiche di cyber-security; si estrinseca nella capacità del Paese di avere un presidio nazionale”.
… E SICUREZZA
Significa “garantire la totale protezione dei data center, proteggerne l’inviolabilità”. In altre parole, “avere la certezza che nessun attore non autorizzato, soprattutto se straniero, possa fare avere accesso ai dati contenuti nel nostro cloud”. Come ottenerlo? “Sia con le nostre capacità, sia con accordi”. Gli esempi sono due: la nuova partnership con Aruba per commercializzare insieme soluzioni cloud sicure (qui il focus) e la scelta di Iren Mercato della piattaforma Bee Smart targata Leonardo. Nel caso dell’intesa con Aruba, “parlo della creazione di un cloud totalmente a filiera nazionale, in grado di garantire la totale indipendenza del Paese”, ha rimarcato Profumo. L’infrastruttura in questione poggia su “data center che appartengono a una società domestica e sono situati in Italia; lì dentro – ha notato – un attore di un altro Paese non può entrare”.
IL PIANO STRATEGICO
Già prima della pandemia Leonardo lanciava il piano strategico “Be Tomorrow 2030”, avvertendo “l’urgenza di un balzo in avanti nella digitalizzione del Paese del ripensamento, in senso più ampio, del concetto di sicurezza e resilienza”, ha spiegato Profumo. Il piano poggia su tre pilastri: il rafforzamento del core business, la trasformazione dell’organizzazione interna e proprio la spinta all’innovazione. In questo terzo campo (denominato “Master the new”) si inseriscono tante iniziative del 2020, dal Drone Contest al supercomputer di Genova, il “davinci-1”, che al via di inizio dicembre già figurava tra i primi cento super-calcolatori al mondo, nato per accelerare su tecnologie “disruptive” come intelligenza artificiale, automazione e Big data analytics. Rientra nei “Leonardo Labs”, i laboratori trasversali alla divisioni, per i quali a luglio è partito il bando per assumere i primi 68 ricercatori. Obiettivo “anticipare l’innovazione”, spiegava il cto Roberto Cingolani, offrendo al sistema-Paese elementi di resilienza e occupazione altamente qualificata.
SMART CITY…
Ne è esempio anche il progetto “smart city”, citato oggi da Profumo su La Stampa. Si tratta di un esempio di riconversione civile di capacità militari. “Dal settore della difesa tradizione abbiamo mutuato la capacità dei cosiddetti sistemi di comando e controllo”. Come sul campo di battaglia, anche in città si può creare un sistema che poggi su sensori capaci di raccogliere informazioni (ce ne sono già) e che sulla fusione dei vari dati raccolti, magari tramite intelligenza artificiale. “Possiamo migliorare la qualità del trasporto urbano, ottimizzare la raccolta dei rifiuti, anche rilevare assembramenti in periodo di pandemia”, ha detto Profumo.
… E GAP DIGITALE
Dalle smart city allo smart working, inteso però come ripensamento complessivo del modo di lavorare. “Dovremmo ripensare i modelli di gestione delle persone, ragionando sempre più per obiettivi e non per controllo”. Un certezza di fondo: l’esigenza di ridurre il gap digitale nel Paese, pari a “13 milioni e mezzo di italiani”. Leonardo si dice pronta a fornire “connettività stabile e sicura in queste”, così da “garantire a tutti l’accesso sicuro alla digitalizzazione”.