Non riesco a immaginare un governo Draghi – la personalità forse più apprezzata e presa a modello dal centrodestra liberale e popolare – che nasca senza un pieno e diretto sostegno dell’area che tante volte lo ha evocato come unica risorsa per salvare il Paese. Né credo che sia realizzabile un “governo della salvezza” costruito fotocopiando gli equilibri del precedente esecutivo, col modesto beneficio di un’astensione dei moderati: non sarebbe più tale, non servirebbe allo scopo
L’area politica dei moderati, europeisti, liberali è a un bivio. E in queste ore ci sono segnali incoraggianti, ma anche rischi che destano grande preoccupazione in chi, come me, è convinto della necessità di un sostegno leale al governo di Mario Draghi per costruire un governo di salvezza nazionale che possa rispondere alle angosce profonde del Paese.
È un segnale incoraggiante la determinazione con cui larga parte di Forza Italia (ma non solo) si è orientata verso il sostegno al presidente incaricato, e la decisione di Silvio Berlusconi di partecipare alle consultazioni salendo al Quirinale in autonomia, insieme con gli alleati dell’Udc. Non era scontato. Nei giorni scorsi le posizioni pro-Draghi erano state raccontate da qualcuno come scelte isolate o addirittura “ribelli”, fingendo di ignorare che tra tutte le scelte possibili per superare la crisi quella di Draghi rappresentava senz’altro la più vicina alla sensibilità europeista, la più connessa ai valori fondativi dell’area moderata, la più qualificante dal punto di vista della capacità, dell’esperienza, delle relazioni internazionali.
Il rischio che intravedo non è certo quello di “dividere il centrodestra” (largamente sopravvalutato se pensiamo che la coalizione è sopravvissuta all’alleanza di Salvini col M5S, perché dovrebbe avere problemi ora?) ma di perdere un’opportunità cruciale.
Vedo il pericolo che, indulgendo negli attendismi, prendendo tempo, dicendo “valuteremo”, il centrodestra dia involontariamente sponda al tentativo di Pd e M5S di trasformare il Draghi Uno in un proseguimento del Conte Due. Non che una personalità come Draghi si presti a queste logiche, ma la stessa maggioranza, gli stessi protagonisti, gli stessi bizantinismi interdittivi nel gioco tra alleati rischierebbero di compromettere l’operazione e deviarla rispetto agli obiettivi per i quali è nata.
Per questo le prossime ore saranno decisive. E personalmente non riesco a immaginare un governo Draghi – la personalità forse più apprezzata e presa a modello dal centrodestra liberale e popolare – che nasca senza un pieno e diretto sostegno dell’area che tante volte lo ha evocato come unica risorsa per salvare il Paese. Né credo che sia realizzabile un “governo della salvezza” costruito fotocopiando gli equilibri del precedente esecutivo, col modesto beneficio di un’astensione dei moderati: non sarebbe più tale, non servirebbe allo scopo.