Il Capo dello Stato ha parlato di unità nazionale ma Pd e Cinque Stelle sembrano avere un solo obiettivo: escludere Matteo Salvini dal governo Draghi. Ma issare un “cordone sanitario” è un clamoroso errore. Il commento di Francesco Giubilei, presidente della Fondazione Tatarella
A prescindere dalla decisione che prenderà la Lega sull’ipotesi di appoggiare il governo Draghi, in queste ore sta emergendo una linea da parte di una serie di esponenti della sinistra italiana che, alla luce delle parole di Mattarella sulla necessità di un governo di unità nazionale, non trova giustificazioni.
Il tentativo è quello di isolare Matteo Salvini costituendo una nuova maggioranza giallo-rossa con l’aggiunta dei centristi e di Forza Italia, così facendo si vuole creare un “cordone sanitario” sulla Lega ed evitare che possa ottenere ruoli di governo.
La linea “mai con la destra sovranista e antieuropeista” significa voler escludere una forza politica che ad oggi è il primo partito italiano e, così facendo, sconfessare le parole del Capo dello Stato con un veto di carattere politico.
Una posizione criticata anche dal “The Wall Street Journal” che in un editoriale ha presentato Salvini come “l’unico altro politico che potrebbe formare un governo” aggiungendo un passaggio significativo: “ogni altro politico sembra pensare che continuare a escludere Salvini sia più importante di qualunque altro obiettivo, inclusa la legittimazione democratica”. In sostanza il WSJ stigmatizza la possibilità di un governo Draghi costituito solo per evitare “un’elezione che potrebbe vedere Salvini prendere il potere”.
È evidente che la sinistra e una parte del Movimento Cinque Stelle vogliano appropriarsi della figura di Draghi rivendicandone la paternità. Complici le divisioni in seno al centrodestra, la volontà è quella di dar vita a un Conte-ter in assenza di Conte ma con una figura di prestigio internazionale come Draghi.
La posizione di Salvini è ben chiara: “Draghi? L’ho detto anche a lui, non conta il nome ma cosa vuole fare” elencando una serie di priorità come “taglio di tasse e burocrazia”, “flat tax al 15% per famiglie e imprese”, “azzeramento del codice degli appalti”, “rottamazione di 50 milioni di cartelle esattoriali”.
Per il leader della Lega “si possono stabilizzare migliaia di insegnanti precari” e “bisogna garantire il diritto alla salute e vaccino per coloro che lo desiderano”. Se Draghi dovesse venire incontro a queste richieste, potrebbe esserci un appoggio da parte della Lega.
C’è però una grande differenza tra la scelta di non aderire a un governo Draghi come decisione presa da Via Bellerio oppure una marginalizzazione ed esclusione esterna della Lega. Un’operazione di questo genere diventerebbe rischiosa anche per Draghi che si troverebbe ad essere ostaggio della vecchia maggioranza giallo-rossa con in aggiunta il supporto di Forza Italia, che però non sarebbe sufficiente a controbilanciare il peso parlamentare della sinistra e del Movimento Cinque Stelle.
Occorre evitare il tentativo di mettere il cappello o politicizzare la figura di Draghi da parte di una precisa area politica, così facendo verrebbe meno l’ipotesi di un governo di unità nazionale richiesta da Mattarella.
Certo è che, se le richieste di Salvini non dovessero essere accettate da Draghi la Lega potrebbe optare per una strada diversa ma dovrebbe essere una decisione autonoma e non imposta da chi, anche in questa occasione, vorrebbe soffiare sul fuoco dello scontro e della divisione politica in un momento particolarmente delicato per il Paese.