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Crisi diplomatica tra Mosca e Bruxelles. Gli ultimi effetti del caso Navalny

Il Cremlino ha deciso di espellere i rappresentanti diplomatici di Germania, Svezia e Polonia dal territorio russo. Le scintille all’incontro tra Josep Borrell e Sergei Lavrov e la morte improvvisa del medico che curò Navalny subito dopo l’avvelenamento

È ancora crisi tra Russia ed Europa a causa di Aleksei Navalny. Il Cremlino ha deciso di espellere i rappresentanti diplomatici di Germania, Polonia e Svezia per aver partecipato alle manifestazioni non autorizzate a sostegno dell’oppositore di Vladimir Putin.

Secondo fonti di Bruxelles citate da EU Observer, l’avviso di espulsione è avvenuto mentre era in corso la conferenza stampa di Josep Borrell, Alto rappresentante per la politica estera europea, e Sergei Lavrov, ministro degli Esteri russo.

I membri del personale diplomatico, di cui ancora non si sa il numero preciso, sono accusati di aver partecipato alle proteste del 23 gennaio a San Pietroburgo e a Mosca. Un comportamento “inaccettabile e incompatibile con lo status diplomatico – secondo la nota del ministero degli Esteri russo -. La parte russa si aspetta che in futuro le missioni diplomatiche del Regno di Svezia, della Repubblica di Polonia, e della Repubblica Federale di Germania e il loro personale si attengano scrupolosamente alle norme del diritto internazionale”.

La visita di Borrell è stata avvolta dalle critiche, giacché per alcuni, la missione avrebbe “legittimato” l’arresto di Navalny. Ma nelle sue dichiarazioni il rappresentante europeo sostiene di avere chiesto al ministro russo la liberazione del dissidente e l’apertura di un’inchiesta su quanto è accaduto, per superare la crisi nei rapporti tra Mosca e Bruxelles. Borrell non ha escluso nuove sanzioni dall’Europa.

Tuttavia, per Lavrov si tratta di misure interne all’Unione europea: “Siamo abituati all’Unione europea che utilizza sempre più sanzioni unilaterali senza basi legittime e procediamo partendo dal presupposto che l’Ue sia un partner inaffidabile. Per ora, almeno”.

Nel contrastare le accuse sulla vicenda dell’oppositore in carcere, ha citato il caso degli indipendentisti catalani, condannati a 10 anni di carcere per l’organizzazione del referendum secessionista nel 2017. Il ministro russo ha ricordato l’intervento del Belgio e della Germania e la risposta della Spagna: “‘Abbiamo il nostro sistema giudiziario e non osate mettere in dubbio le nostre sentenze fatte nei nostri tribunali, nel rispetto della nostra legge’. Questo è esattamente quello che ci aspettiamo dall’Occidente in termini di reciprocità”.

Intanto, arrivano le prime reazioni alle espulsioni. Il presidente francese, Emmanuel Macron, ha condannato “fermamente quello che è successo, dall’avvelenamento di Navalny fino all’ espulsione dei diplomatici” dei tre paesi.

La cancelliera tedesca, Angela Merkel, ha detto di avere appreso durante i lavori del Consiglio della difesa la decisione sui diplomatici tedeschi, polacchi e svedesi legati al caso Navalny: “È un provvedimento che riteniamo del tutto ingiustificato e che ci mostra un aspetto significativo dell’attuale situazione dello stato di diritto in Russia”.

Anche il ministero degli Esteri svedese ritiene  che si tratta di una decisione “completamente infondata”, e ha precisato di averlo fatto sapere al governo russo. “Ci riserviamo il diritto di reagire in modo appropriato”, ha aggiunto.

Ad incupire la situazione è la morte improvvisa del medico che aveva curato Navalny dopo l’avvelenamento ad agosto, il dottor Sergei Makshimishin, vice capo del dipartimento di anestesiologia e rianimazione. Secondo il quotidiano Daily Mail, l’uomo è morto a causa di un attacco cardiaco dovuto a un improvviso aumento della pressione sanguigna, nella stessa struttura ospedaliera dove è stato curato il dissidente, prima del trasferimento in Germania.



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