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Berlusconi incontra Salvini. Cosa significa (davvero)? La bussola di Ocone

Che ora il Cavaliere accetti la nuova leadership, ritagliando per sé un ruolo di “padre nobile”, è per il centrodestra un altro degli incassi che l’operazione Draghi porta in dote. E Salvini non può che essergli grato, visto che il vecchio leader è riuscito a tenere ferme le proprie truppe e a non accettare le alcinesche seduzioni di una “maggioranza Ursula” che faceva comodo alla sinistra. La bussola di Corrado Ocone

L’incontro cordiale fra Silvio Berlusconi e Matteo Salvini nella villa romana (qui le foto) che fu di Franco Zeffirelli e che è ora la nuova residenza romana del leader di Forza Italia ha un valore simbolico molto importante. Che non è certo quello banale che troviamo sui giornali stamattina, tutti più o meno a insistere sull’”irritazione” di Giorgia Meloni.

Che ci sia stata o meno questa irritazione, ha poca importanza da un punto di vista in stretto senso politico. Il fatto sostanziale è che, mettendosi sulla scia del Cavaliere, Matteo Salvini diventa in qualche modo l’erede, o il coerede, di quell’enorme bagaglio che lui porta in dote al centrodestra: l’Italia dei ceti produttivi e non assistiti; di chi lavora e vorrebbe meno tasse e una amministrazione e una giustizia più snelle; di chi vorrebbe che lo Stato stesso, passata l’emergenza, facesse un passo indietro e lasciasse fare a chi sa fare.

Certo, l’Italia non è solo il Nord produttivo ma è fatta anche di chi vive in territori, soprattutto al Sud, ove una impresa è persino difficile metterla in piedi alle condizioni attuali. Quindi, anche le istanze dei Fratelli d’Italia potranno, in una prospettiva futura di governo, essere importanti e utili per il centrodestra.

Oltre a questo valore politico, ce ne è poi anche uno umano. Berlusconi non ha mai mostrato di sopportare la leadership di Salvini: un po’ per una normale dialettica fra generazioni e ruoli (il Capitano subentra a lui in qualche modo); sia probabilmente anche per questioni caratteriali e comportamentali. Le immagini, da una parte, di un Berlusconi che conta con le dita i punti programmatici illustrati da Salvini a nome di tutti, quasi a dimostrare che è stato lui a dare l’ok definitivo; o, dall’altra parte, quella che lo vede aggiustare la giacca al segretario leghista, così lontano fino a ieri dai suoi canoni estetici, sono diventate in qualche modo “storiche”.

Che ora il Cavaliere accetti la nuova leadership, ritagliando per sé un ruolo di “padre nobile”, è per il centrodestra un altro degli incassi che l’operazione Draghi porta in dote. E Salvini non può che essergli grato, visto che il vecchio leader è riuscito a tenere ferme le proprie truppe e a non accettare le alcinesche seduzioni di una “maggioranza Ursula” che faceva comodo alla sinistra.

La politica ha sempre una sua ratio, e a volte i processi, come in questo, subiscono, per fattori esterni, una inattesa accelerazione. Un passo alla volta, verso una auspicabile stabilità politica di sistema.

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