Come leggono i giornali la nascita del nuovo governo? Tutti soddisfatti? No. C’è chi si chiede “Tutto qui?”. Rassegna stampa
Corriere, Repubblica e Stampa (ma non solo) plaudono alla nascita del governo di Mario Draghi. Ma ci sono anche giornali insoddisfatti: come il supercontiano Fatto Quotidiano, pronto a tornare all’opposizione (uno switch con Domani dell’ex Stefano Feltri?).
“CORRIERE” SODDISFATTO
“Avevamo sperato in un ‘governo migliore’, e possiamo dire di averlo avuto”, scrive Antonio Polito nell’editoriale sul Corriere della Sera: “Quello che è nato ieri ha una maggioranza più ampia, una squadra più qualificata e un presidente del Consiglio più autorevole di gran parte dei governi precedenti, da molto tempo a questa parte”. Dunque, un’occasione arrivata con la crisi aperta da Matteo Renzi che “non l’abbiamo sprecata”, continua Polito. Il merito? “Del presidente Mattarella che, con una decisione solitaria e coraggiosa, quando tutto sembrava perso, ha dato l’incarico a Mario Draghi. Senza consultare prima nessuno dei leader politici. Affidando il suo tentativo alla lettera e allo spirito della Costituzione”. Il Corriere rincara la dose con Massimo Franco che scrive di “un sapiente dosaggio tra continuità e cesura col passato. Ma con l’inserimento di profili soprattutto tecnici che sottolineano la voglia di competenza, se non di eccellenza, e una proiezione nel futuro”.
“TASK FORCE DRAGHI” TITOLA “REPUBBLICA” (MA CONCITA…)
Repubblica è in edicola con titolone “Task Force Draghi”. L’editoriale è firmato da Stefano Folli: “C’era il desiderio diffuso di assistere a un totale rivolgimento di persone e di attitudini, come se stessimo per entrare in una nuova era. Comprensibile, se si considerano le delusioni dell’esperienza precedente; poco realistico, alla luce dell’evidente tendenza all’equilibrio e alla moderazione di Mario Draghi (e del presidente della Repubblica accanto a lui). La compagine riflette la realtà complessa del Paese immerso in un inverno non solo meteorologico”. Tutto bene? Non tutto. Perché Concita De Gregorio torna a infilzare il leader dem Nicola Zingaretti (qui la puntata precedente): “Parole, tante. Dichiarazioni di intenti, quote, proclami. Alla prova dei fatti, poi, la sinistra non porta donne al governo. Zero, dal Pd e da Leu. È tristissimo, è antistorico – desolante guardare al resto del mondo – ma è così: inconfutabile”.
“LA STAMPA” E MATTARELLA
Doppio editoriale per La Stampa. Marcello Sorgi scrive di “un perfetto compromesso tra vecchio e nuovo, tecnici e politici, uomini e donne, novità e grandi ritorni, profili alti e meno alti”. Per Ugo Magri, “a Sergio Mattarella è riuscita un’impresa ai limiti dell’impensabile: mettere insieme un governo di persone stimate e rispettabili, con un tasso di competenza del tutto inusuale, guidato dall’unico vero fuoriclasse che all’estero ci viene riconosciuto, e con il sostegno dell’intero Parlamento (tranne i Fratelli d’Italia) Per trovare un altro governo così largamente supportato bisogna risalire addirittura alla ‘solidarietà nazionale’, quarto governo Andreotti, in piena emergenza terrorismo. Il primo a dubitare di riuscirci era Mattarella medesimo”, aggiunge Magri raccontando che nei palazzi della politica già circola l’ipotesi che il presidente possa acetato un breve poroga, fino a fine legislatura. “L’uomo è contrario, ma chissà…”.
CINQUE RAGIONI DEL “FOGLIO”
Claudio Cerasa, direttore del Foglio, elenca cinque ragioni per festeggiare il nuovo governo e associarlo all’immagine del cambiamento (nonostante “una certa continuità con il Bisconte” che lo fa sembrare quasi un “un Trisconte con Drago!”). Il presidente del Consiglio “ha deciso di rinunciare al profilo dei nomi da copertina per puntare su nomi capaci di far funzionare la macchina” e cioè di aiutarlo “in quella che è da tempo una delle sue preoccupazioni maggiori rispetto al futuro del nostro paese: riuscire a dominare l’Italia dei veti governando gli infiniti colli di bottiglia che tengono il nostro paese in ostaggio della cultura del no. Niente male come inizio”, scrive Cerasa.
IL METODO DRAGHI PER “IL MESSAGGERO”
“Ecco il metodo Draghi che conviene a tutti. Ovvero non il che ti serve ma il rovesciamento del discorso: che cosa voi potete fare per il governo, ossia per portare l’Italia fuori dal tunnel?”, scrive il direttore del Messaggio Mario Ajello. “In uno sforzo, ormai non più procrastinabile, di alzare il rango della Presidenza del Consiglio e di liberarsi dalle catene arrugginite di partiti che in tanto parlare non hanno più niente da dire e soltanto all’ombra di Draghi – che ha un gradimento superiore al 60 per cento secondo i sondaggi – possono forse emanciparsi, e ci vuole tempo, generosità e lungimiranza, dal discredito in cui si sono infilati”.
“GIORNALE” E “DOMANI”
“Fine dei dilettanti” è il titolo del Giornale berlusconiano. E il direttore Alessandro Sallusti scrive: “Abbiamo il governo e non è un brutto governo”. “Molto Draghi, tanta vecchia politica”, titola invece il Domani.
“IL LIMITE” PER “AVVENIRE”
Il direttore Marco Tarquinio scrive su Avvenire: “Un ritorno al senso (costituzionale e civile) del limite. E già questo è un incredibile progresso, che dopo la stagione dei ‘pieni poteri’ invocati o evocati gli uni contro gli altri potrebbe favorire – è una lancinante urgenza democratica – un’evoluzione finalmente positiva del legittimo e necessario confronto tra proposte politiche anche seriamente alternative. È nato, così, il governo giallo-rosso-verdeazzurro. E neanche il più ottimista degli analisti all’inizio di questa storia avrebbe firmato la previsione di un grande abbraccio finale in nome del prioritario interesse nazionale ed europeo”.
“LA VERITÀ” DELUSA
Delusione traspare dall’editoriale di Maurizio Belpietro, direttore della Verità, che va in edicola con il titolo “Il Draghi uno sembra il Conte ter”. “Confesso: conoscendo da lunga data Mario Draghi ho sperato che avesse il coraggio di cambiare e di mandare a casa una maggioranza di incompetenti che da oltre un anno occupa le istituzioni”, scrive Belpietro. Ma “leggendo la lista dei ministri che è stata presentata ieri sera, non mi sembra che ci sia riuscito”, aggiunge parlando di un esecutivo che “non è di Mario Draghi, ma più verosimilmente di Sergio Mattarella, il quale consente il varo di un esecutivo che pare un ircocervo, roba buona per le favole”.
“FATTO”, “LIBERO” E “TEMPO”: TUTTO QUI?
“E questi sarebbero i migliori?”, si chiede Libero. “Più che una squadra di Draghi, sembra uno zoo”, scrive il direttore Pietro Senaldi. “Non è un governo da Draghi”, titola Il Tempo con il direttore Franco Bechis che nota: “Il prof.- premier ha avuto una idea semplice e a suo modo geniale: usare il ‘Bimbi’, il frullatore amico di ogni casalinga e il risultato è arrivato”. “Tutto qui” titola invece Il Fatto Quotidiano. E il direttore Marco Travaglio va di fioretto: “Mentre il Premier Incaricato, Sempre Sia Lodato, leggeva la lista del Governo di Migliori con i Ministri di Alto Profilo, il primo pensiero andava a Cirino Pomicino: per reclutare una ciurma del genere, bastava e avanzava lui, senza scomodare Draghi. Il secondo pensiero era per i poveri 5Stelle e soprattutto per i loro elettori, gabbati da Grillo gabbato da Draghi, passati da partito di maggioranza relativa a partito e basta”. Unica nota positiva secondo Travaglio è l’assenza di Giuseppe Conte: “Manca solo Giuseppe Conte che, pur nella momentanea disgrazia, è il solito fortunello: non essendo né un migliore né un competente, lui non c’è. Che culo”, conclude l’editoriale.