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Una nuova Bretton Woods? Solo con crescita e uscita dal debito

La conferenza di Bretton Woods venne preparata da un lungo lavoro diplomatico di Stati Uniti e Gran Bretagna e includeva solo gli Stati che sarebbero stati i vincitori della Seconda guerra mondiale. Ora si tratterebbe di un’assise multilaterale in quanto tutto il mondo è stato colpito dalla pandemia da Covid-19. Tra le varie ipotesi in campo si vagheggia che l’istituzione possibile potrebbe essere il G20, quest’anno presieduto dall’Italia

Dopo la riunione del G7 di venerdì 19 febbraio e in attesa del vertice del G20 in programma a Roma a fine ottobre pullulano le iniziative per la convocazione di una nuova conferenza di Bretton Woods analoga a quella che nel 1944 disegnò le regole per il funzionamento dell’economia mondiale dopo la fine della Seconda guerra mondiale.

La conferenza di Bretton Woods venne preparata da un lungo lavoro diplomatico di Stati Uniti e Gran Bretagna ed includeva solo gli Stati che sarebbero stati i vincitori del conflitto. Ora si tratterebbe di un’assise multilaterale in quanto tutto il mondo è stato colpito dalla pandemia da Covid-19 e dalla conseguente forte contrazione dell’economia. Tra le varie ipotesi in campo, si vagheggia che l’istituzione possibile potrebbe essere il G20, quest’anno presieduto dall’Italia. Naturalmente, i due giorni del vertice di fine ottobre sarebbero unicamente l’opportunità per lanciare un’iniziativa che si articolerebbe su varie sessioni in diversi mesi prima che vengano portate proposte al G20 del 2022, che sarà presieduto dall’India.

È una prospettiva concreta? Da un lato, dopo che una campagna mondiale di vaccinazione avrà domato la pandemia e trasformato il Covid-19 in una malattia endemica come l’influenza da curare con vaccinazioni annuali, occorrerà fare, a livello multilaterale, una riflessione su come rimettere in moto l’economia mondiale, darle un buon passo di marcia e curare le due maggiori disfunzioni che saranno sul tappeto: disoccupazione di massa ed alto livello di debito sia delle pubbliche amministrazioni, sia delle imprese, sia delle famiglie. Da un altro occorre proporsi obiettivi realistici come fecero nel 1944 coloro che parteciparono alla Conferenza di Bretton Woods.

Le aspettative lanciate da alcuni think tanks non sembrano esserlo. Ad esempio, una proposta apparsa sulla rivista Micro Mega che si autodefinisce testata della sinistra illuminata sostiene che alla eventuale nuova Bretton Woods per risolvere il problema della disoccupazione occorrerebbe ridurre gli orari di lavoro e definire salari minimi garantiti per legge e per affrontare quello del debito si dovrebbero sospendere quelli privati e fare monetizzare dalle banche centrali quelli delle pubbliche amministrazioni. Un’agenda con proposte di questo genere, anche solo a scopo provocatorio, farebbe fallire sul nascere una conferenza per dare nuove regole all’economia mondiale.

Oggi gli obiettivi realistici sono due a) tornare alla crescita (unico modo per creare reddito ed occupazione); b) risolvere nel medio e lungo periodo il problema dei debiti delle pubbliche amministrazioni, delle imprese e delle famiglie. La riduzione delle disuguaglianze è tema importantissimo, ma temo che non sia tale da poter essere risolto a livello internazionale, ma debba, e possa, essere affrontato a livello nazionale od ancor meglio locale (Regioni, Contee, Comuni e simili).

Per tornare alla crescita, la comunità internazionale si è dotata di uno strumento da cinquanta anni, utilizzato per decenni in Paesi in via di sviluppo ed in Paesi emergenti e più recentemente anche dalla Banca centrale europea ed ora pure dalla Commissione europea: il finanziamento dello sviluppo strutturale, ossia di riforme ed investimenti per innescare un circuito virtuoso di crescita. La domanda principale da porsi è se le istituzioni finanziarie internazionali hanno un capitale sufficiente per potere avere accesso al mercato con il preferred creditor treatment, ossia essere trattate come creditori privilegiati in termini di tassi di interesse ed altre condizioni per il collocamento delle loro obbligazioni. Il servizio studi della Banca d’Italia sta lavorando su questo tema. È probabile che lo stiano facendo anche altri. Naturalmente il finanziamento del riassetto strutturale è sottoposto a condizionalità, come lo sono d’altronde i prestiti e le sovvenzioni a titolo di Recovery and Resilience Facility del Next Generation Eu.

Per il debito la strada maestra è l’allungamento delle scadenze in modo che venga smaltito man mano che si avvia e si consolida il processo di crescita. Ciò comporta un accordo tra istituzioni finanziarie internazionali, anche a livello regionale come la Bce.

Crescita ed uscita dal debito comportano anche un’espansione del commercio mondiale su base multilaterale. Il Wto/Omc ha un buon direttore generale da qualche giorno. Potrà essere necessario qualche ritocco alle regole di fondo.


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