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Continua il processo di Pechino contro gli attivisti di Hong Kong. L’appello degli Usa

Finiscono davanti al tribunale i 47 accusati di “cospirazione per atti di sovversione”, ai sensi della nuova legge sulla sicurezza nazionale. Gli Stati Uniti chiedono il rilascio, perché “la partecipazione politica e la libertà di espressione non dovrebbero essere crimini”. La risposta del governo cinese

Prosegue l’offensiva della Cina contro gli attivisti pro-democrazia di Hong Kong. L’ultima novità riguarda uno dei giovani dissidenti più famosi nell’ex colonia britannica, Joshua Wong. Pechino accusa il ragazzo di avere “istigato le rivolte” contro l’ordine pubblico e di avere promosso altri atti “estremamente nefasti”, per cui chiede sanzioni severe per punirlo.

A fare richiesta è il direttore dell’ufficio per gli Affari di Hong Kong e Macao del governo cinese, Xia Baolong. In un discorso ripreso dai media vicini al governo di Pechino si legge che “questi rivoltosi non solo devono essere sottoposti al divieto di interferire nel potere politico di Hong Kong, ma devono anche essere severamente puniti in base alla legge”, in riferimento alla nuova normativa sulla sicurezza nazionale.

Xia accusa anche l’imprenditore Jimmy Lai e dell’ex accademico Benny Tai, entrambi arrestati per violazione di questa nuova legge imposta dal governo cinese, con altri 47 attivisti.

C’è chi continua a resistere. Durante la presentazione al tribunale di Hong Kong dei 47 attivisti accusati di “cospirazione per atti di sovversione”, si sono riunite per manifestare circa 1000 persone. Nella folla erano presenti anche alcuni rappresentanti diplomatici, tra cui Jonathan Williams, del consolato generale britannico.

In un’intervista all’agenzia Bloomberg, Williams ha spiegato che “le autorità cinesi e di Hong Kong hanno promesso che la legge sulla sicurezza nazionale sarebbe stata utilizzata in un senso molto stretto. È chiaro che non è più così e questo ci preoccupa profondamente”.

Anche da oltreoceano è arrivata una dura condanna contro l’atteggiamento di Pechino. Il segretario di Stato americano, Antony Blinken, ha chiesto il “rilascio immediato” degli attivisti arrestati. Su Twitter ha scritto: “Condanniamo l’arresto e l’incriminazione di candidati per la democrazia alle elezioni di Hong Kong e chiediamo il loro rilascio immediato”.

Infine, Blinken ha dichiarato che “la partecipazione politica e la libertà di espressione non dovrebbero essere crimini. Gli Stati Uniti sono al fianco del popolo di Hong Kong”.

Tuttavia, il governo cinese si mantiene fermo nella sua posizione. Sul commento del capo della diplomazia americana, il portavoce del ministero degli Esteri cinese, Wang Wenbin, ha voluto sottolineare che “la Cina è un Paese governato dalla legge e la società di Hong Kong è governata dalla legge, nessuno può essere al di sopra della legge […] L’arresto e l’accusa da parte della polizia di Hong Kong sono atti legittimi”.

Il portavoce cinese ha chiesto a Washington di “rispettare i fatti e lo stato di diritto” e di non “interferire negli affari interni della Cina in qualsiasi forma”.


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