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Orban minaccia di lasciare il Ppe. In caso, arriva Salvini

Di Angela Casne

Orban minaccia di lasciare il Ppe se il gruppo cambia le regole interne in chiave anti-Fidesz. Salvini è entrato in un governo europeista e ha 29 eurodeputati che al momento non toccano palla insieme a Le Pen e AfD. Se i popolari dovessero perdere gli ungheresi, avrebbero bisogno dei leghisti per mantenere la maggioranza

Con la svolta europeista e il sostegno al governo Draghi, nei corridoi di Bruxelles si vocifera che la Lega abbia un percorso delineato verso una negoziazione di ingresso nel PPE. Schermaglie con i compagni di gruppo tedeschi e la necessità di garantire una maggioranza più solida alla coalizione che ha votato per Ursula von der Leyen sembrano andare in questa direzione. D’altronde tra i popolari c’è da molti anni l’ungherese Viktor Orban e c’è stata per anni una deputata europea che si chiama Mussolini di cognome.

Facciamo un passo indietro. Nel maggio 2019 la Lega conquista 28 seggi (che diventeranno 29 con la Brexit) al Parlamento europeo. Un numero cospicuo  e significativo perché 28 voti in più, nell’Eurocamera, possono essere determinanti. Dalle elezioni europee era uscito un quadro frammentato a livello di composizione dei gruppi politici. Le due storiche grandi famiglie europee, PPE e S&D, hanno visto ridursi i loro numeri.

Infatti il PPE passava da 216 a 182 deputati (187 con Brexit) e S&D passava da 185 a 148 (154 con Brexit). Nel 2019 il Leader della Lega Matteo Salvini era ancora convinto che sarebbe nato un grande gruppo politico di destra al PE, che avrebbe inglobato il partito di Orban e altri PPE spostati più a destra rispetto ai moderati del Gruppo.

Ma così non è stato, perché attualmente il gruppo Identità e Democrazia, che ha come maggiori azionisti la Lega e il Front National di Marine Le Pen, è composto da 76 parlamentari su 75. Chi conosce le dinamiche del Parlamento europeo sa bene che per contare di più devi stare in un gruppo grande, perché gli incarichi a Bruxelles vengono distribuiti in base al metodo d’Hondt.

Il veterano Orban infatti sapeva perfettamente che non avrebbe avuto alcun senso uscire dal PPE per approdare in un gruppo più piccolo, dove non avrebbe ottenuto nulla a livello di incarichi istituzionali. Proprio in virtù di una rigida applicazione del metodo d’Hondt, a Bruxelles i gruppi grandi prendono la fetta maggiore delle poltrone importanti, lasciando ai più piccoli gli incarichi meno rilevanti.

Nel 2019 il PPE strizzava l’occhio a Matteo Salvini che con i suoi 28 deputati avrebbe aumentato il peso del PPE nell’Eurocamera. L’ingresso nella famiglia popolare sarebbe convenuto però anche alla Lega perché con una così folta delegazione avrebbe incassato cariche di peso, tipo la presidenza di una commissione parlamentare importante, o una vice presidenza dell’Europarlamento. Ma così non è stato, infatti la Lega pur essendo la seconda delegazione più grande del PE al momento non ha alte cariche istituzionali.

E adesso? Alcuni pensano che la Lega potrebbe entrare proprio al posto degli 11 ungheresi, che non sarebbero più benvoluti a causa di una politica interna troppo autoritaria. Dell’uscita di Orban dai popolari si parla da anni, senza che sia mai accaduto davvero qualcosa. Ieri però Orban ha scritto una letteraccia al capo dei popolari europei, Manfred Weber, minacciando l’uscita se il 3 marzo sarà adottata una riforma delle regole interne al gruppo. Che permetterebbe la sospensione e l’espulsione dei partiti non in linea.

Un’eventuale uscita di Orban, magari per raggiungere Giorgia Meloni nell’ECR – ribadiamo, finora sempre scongiurata, visto che nelle consultazioni interne si è votato per tenere dentro Fidesz – potrebbe accelerare il percorso dei leghisti. Che hanno due strade davanti: iniziare una procedura di adesione come Lega al PPE; oppure come accadde nel 2009 quando nacque il Pdl (formato da Alleanza Nazionale e Forza Italia), con gli ex AN che entrarono automaticamente nel PPE perché FI ne era già membro. Salvini sceglierà il percorso del nuovo partito insieme a Forza Italia o quello della adesione diretta? Molto dipende da cosa succede domani: se i popolari romperanno con il fronte ungherese, il percorso di Salvini subirà un’accelerazione. Altrimenti dipenderà da quanto dura il governo Draghi…


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