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Influenze cinesi, l’Ue non può essere impreparata. Scrive Dreosto (Lega)

Di Marco Dreosto

L’Ue “non ha né le risorse economiche né un mandato specifico per contrastare le influenze cinesi in Europa”, ha dichiarato l’Alto rappresentante Josep Borrell. La risposta di Marco Dreosto, eurodeputato della Lega e membro della Commissione speciale sulle ingerenze straniere

Tra le innumerevoli conseguenze della pandemia Covid-19 vi è stato un significativo incremento dei tentativi di destabilizzazione e di interferenze di Paesi terzi nei confronti delle nazioni europee più colpite dal virus, compresa l’Italia.

Sin da quando sono stato nominato membro titolare della Commissione del Parlamento europeo sulle ingerenze straniere nei processi democratici dell’Unione europea, mi sono sempre battuto perché si facesse luce sul ruolo della Cina nelle campagne di propaganda, disinformazione e sugli interessi cinesi nei confronti degli asset strategici italiani ed europei. Giustamente si era posto l’accento anche sulle interferenze russe ma erroneamente si trattava sempre la Cina come attore di seconda categoria. I recenti report del Copasir e dell’intelligence italiana dimostrano invece come certi atteggiamenti di Pechino debbano essere considerati quasi come delle azioni ostili nei confronti dell’Italia, Paese fondatore dell’Unione europea e nazione strategica per l’economia e l’industria del Vecchio continente. Ho sempre sostenuto che sottovalutare queste mire provenienti dall’Estremo Oriente sarebbe un grave errore che potrebbe portare delle ripercussioni per la sicurezza europea, dell’Alleanza Atlantica e quindi per la sicurezza di tutti i nostri cittadini.

E proprio alla luce di queste riflessioni, ho voluto personalmente porre l’accento sul ruolo di Pechino in queste attività e la risposta che l’Alto rappresentante per la politica estera europea Josep Borrell ha fornito in audizione (nella giornata di ieri, ndr) non ci lascia solo amareggiati ma allarmati. L’ammissione di incapacità dell’Unione europea a contrastare le minacce ibride provenienti dalla Cina è stata dichiarata senza riserve: “Non abbiamo né le risorse economiche né un mandato specifico per contrastare le influenze cinesi in Europa”, ha dichiarato il capo della diplomazia europea durante l’audizione della Commissione speciale sulle interferenze rispondendo alle domande mie e dei colleghi europarlamentari che chiedevano chiarimenti riguardo le influenze di Pechino in Europa.

Le preoccupanti dichiarazioni di inadeguatezza degli strumenti europei arrivano proprio in concomitanza della presentazione della Relazione 2020 al Parlamento italiano del Comparto Intelligence. L’allarme lanciato dall’intelligence nazionale riguarda le articolate strategie di attori stranieri che hanno a oggetto attività di disinformazione e interferenze aventi nel mirino oltre il settore sanitario italiano anche l’aerospazio, la difesa, la sicurezza e molti altri comparti economici, tutti settori dove l’Italia eccelle in ambito europeo e della Nato. Con la crisi dovuta alla pandemia, queste attività di interferenze, congiuntamente ad attività di disinformazione, si sono consolidate puntando a tutto il settore produttivo nazionale.

Alla luce della Relazione dell’intelligence è necessario che anche la politica si adoperi riconoscendo gli atteggiamenti ostili di alcuni Paesi terzi nei confronti di settori di interesse nazionale e sviluppi idonee strategie e quindi mezzi legali per contrastarli.

L’ammissione di inadeguatezza del sistema europeo nel contrastare questo fenomeno è grave ma non è un processo irreversibile. Considerando che parte dei soldi del Recovery Fund verranno destinati agli Stati membri che intendano appositamente rafforzare il loro sistema di sicurezza cibernetica, il primo passo dovrà essere la rapida costituzione del Centro europeo per la cybersicurezza e l’attivazione degli analoghi centri nazionali che auspicabilmente dovranno fungere da centri nazionali per la ricerca e lo sviluppo in cybersicurezza.

L’Italia non potrà tardare a questo appuntamento. L’individuazione della sede del centro e le relative funzioni dovranno avvenire in tempi molto brevi. In un contesto dove le minacce ibride continuano a propagarsi, il rischio per la sicurezza nazionale è troppo alto ed è necessario agire rapidamente anche per dare segnali di affidabilità agli alleati d’oltreoceano e ai partner dell’alleanza atlantica, con i quali occorrerà rafforzare il coordinamento e le attività sinergiche in quest’ottica.


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