Skip to main content

Gli scontri di Barcellona e la reputazione nazionale italiana

Di Antonino Vaccaro

Cosa dice lo studio di oltre 50 articoli spagnoli usciti negli ultimi 20 giorni secondo cui il ruolo dei gruppi anarchici italiani viene caratterizzato più o meno direttamente come “determinante” e/o “centrale” nelle proteste di Barcellona. L’analisi di Antonino Vaccaro, direttore del Center for Business in Society presso lo Iese Business School di Barcellona e membro del comitato scientifico e presidente della commissione per l’internazionalizzazione della Società Italiana di Intelligence

Sembra scemata, finalmente, l’inaudita violenza che ha caratterizzato le manifestazioni a Barcellona contro la condanna del cantante Pablo Hassél. Per oltre due settimane il centro città è stato sistematicamente messo a ferro e fuoco con strategie di vera e propria guerriglia urbana. Alla questione già trattata della criminalità di Barcellona, si aggiungono altre considerazioni che hanno rilevanti risvolti per la sicurezza, e in particolare per la reputazione nazionale italiana.

“Gli anarchici italiani, un’autentica infestazione” titolava un giornale spagnolo il 3 marzo 2021, “i mossos de esquadra [la polizia catalana] puntano ai gruppi anarchici italiani” sottolineava un altro, “sei anarchici italiani tra i detenuti durante le gravi proteste in Spagna” seguiva un altro ancora.

Una mia giovane e brava ricercatrice ha fatto notare una strana sovraesposizione nei media spagnoli riguardo le responsabilità degli anarchici italiani nelle manifestazioni di Barcellona.

Abbiamo così analizzato attentamente la rassegna stampa degli ultimi 20 giorni identificando oltre 50 articoli dei media spagnoli secondo cui il ruolo dei gruppi anarchici italiani viene caratterizzato più o meno direttamente come “determinante” e/o “centrale” nelle gravi proteste di Barcellona.

Non posso fare a meno di esprimere serie perplessità su tale interpretazione dei fatti. Vorrei inoltre sottoporre al lettore alcune considerazioni che hanno implicazioni con la reputazione italiana all’estero.

La prima riguarda l’assai nota e consistente presenza in Catalogna di gruppi politici estremisti che utilizzano situazioni di tensione sociale per perseguire strategie di guerriglia urbana al fine di acuire l’instabilità istituzionale. Tali frange rappresentano frazioni sovversive del separatismo catalano e non solo; certamente hanno poco a che fare con i delinquenti di origine italiana recentemente arrestati dalla polizia catalana.

La seconda considerazione è che, come spesso avviene in Spagna, non è facile rintracciare dati affidabili sui fenomeni che scottano. Una fonte giornalistica, di cui però non ho trovato conferme ufficiali, parla di 130 arrestati tra cui i 6 italiani. Mi domando a questo punto per quale ragione la stampa spagnola si sia focalizzata così tanto su questi 6 delinquenti. Non è difficile osservare che un titolo quale “Il ministero degli interni segnala gli anarchici italiani per la violenza” sia quantomeno fuorviante. Non mi risulta inoltre che ci siano indicazioni investigative che consentano di intravedere un ruolo di leadership o coordinazione da parte degli italiani in questione.

Non sono pochi gli articoli spagnoli che fanno riferimento alla “grande tradizione anarchica italiana” con re-interpretazioni a dir poco strampalate della nostra storia nazionale. Sono davvero tanti inoltre gli articoli che hanno utilizzato strategie semantiche, di diverse gradazioni di intensità, offensive nei confronti della nostra storia e cultura. E non è la prima volta che, utilizzando algoritmi di coding semantico, osservo tali brutte abitudini.

È proprio strano notare che secondo certa stampa straniera, un giorno gli italiani sono tutti fascisti, l’altro sono tutti mafiosi, ed un altro ancora tutti anarchici. Forse qualcuno ha interesse a far passare quest’immagine falsa e tendenziosa dell’Italia, magari ci si può guadagnar qualcosa.

Del resto l’Italia è la seconda potenza industriale d’Europa, conta primati su primati in settori quali l’agro-alimentare, la meccanica di precisione, la moda, i servizi, ecc. ecc. Ma forse questo è meglio non dirlo in giro, perché potrebbe offuscare la visibilità di chi vuol mettersi in mostra in Europa e far il primo, il secondo, o ancor peggio, il terzo della classe. A buon intenditor, poche parole.

 

×

Iscriviti alla newsletter