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Dalla Danimarca in Norvegia. Scortati dalla polizia

9 e 10 marzo, il viaggio continua verso la Norvegia. Con qualche intoppo in Danimarca perché la politica svedese stabilisce che si possa entrare senza alcun problema nel Paese con ingressi aerei a Stoccolma dai Paesi Ue ma mette un muro ai vicini di casa…

9 marzo 2021

Il sorriso delle dogane danesi e un sole siciliano ci fecero volare alto sulle morbide colline del Paese del burro e del Lego, e ancora più alto sui due nuovi ponti che collegano lo Jutland con le isole orientali e poi con la Svezia.

L’ingresso in Scandinavia ci ha fatto sentire più vicini alla meta, e ci avvicinammo alla frontiera sorridenti e ottimisti, non senza tacere l’ammirazione del sottoscritto verso l’assembramento di donzelle bionde in divisa che ci attendeva come comitato di accoglienza.

“Forse non siete a conoscenza del fatto che l’ingresso dalla Danimarca è al momento impossibile”. “Certo ma sul vostro sito ci sono diverse eccezioni e noi siamo giornalisti in transito per la Norvegia, il transito è permesso giusto?”.
“Sì, ma solo ai passeggeri aeroportuali, chiedo al mio superiore”.

È l’incertezza il vero fattore che differenzia il viaggio dal turismo, il non sapere quale strade e quali Paesi e quali usi e quali occhi si vedranno il giorno successivo. Questo era uno dei momenti che avrebbero deciso il nostro viaggio.
“Mi spiace, ma il nostro superiore ha deciso che dovete tornare in Danimarca. Questo è il foglio di via, ora quella pattuglia (in foto) vi scorterà all’ingresso del ponte. Buon viaggio”.

Coloro che fino a venti minuti prima erano leggiadre creature bionde, improvvisamente si trasformarono nell’eloquio del vostro cronista in donzelle dai costumi sideralmente facili. La durezza della politica svedese che consente senza alcun problema ingressi aerei a Stoccolma dai Paesi Ue ma mette un muro ai vicini di casa trova unica spiegazione in una sorta di rivalsa verso i due Paesi vicini che da un anno considerano la Svezia come il peggior gestore di politiche Covid in Europa. Quindi il cittadino danese e norvegese sono al momento persona non grata sulle rive del Baltico interno.

Il nostro viaggio stava diventando più difficile di una Cape to Cairo. Il nostro piano B prevedeva a questo punto guidare fino al nord della Danimarca dove una importante flotta di traghetti parte ogni giorno verso la Norvegia. Dopo circa due ore passate a cercare di collegarsi con gli uffici di prenotazione di tre diversi armatori, scopriamo che forse ci sarebbe stato un traghetto in partenza da Hirtsals per Stavanger alle 8 di sera. Poi uno, di nuovo, forse, la sera successiva. Il nostro navigatore ci proiettava al porto con 20 minuti di anticipo. Ci mettiamo a correre.
Arriviamo al terminal poco dopo le sette e alle 7 e mezza siamo in cabina, stranamente euforici anche se di fatto il risultato di questa giornata è stato un secco 1 a zero. Il traghetto, disegnato per 1500 passeggeri, porta un centinaio di camion e una quarantina di normali bipedi, che scompaiono rapidamente dalla nave dopo il doveroso passaggio a duty free. Sembra una nave fantasma.

10 marzo 2021

Il comandante sveglia i passeggeri alle 5 annunciando l’arrivo in orario per le 6. Il nostro destino è nei tendoni che si intravedono sotto le nubi rossicce dell’alba. Siamo nelle mani di una coppia di gioviali poliziotti il cui sorriso si intravede anche sotto la mascherina.

“Buongiorno, cosa vi porta in Norvegia?”. “Siamo reporter”. “Wow fantastico, quindi noi saremo i primi norvegesi di cui scriverete! Ottimo benvenuti, entrate in quel tendone per il tampone”.

Ancora increduli entriamo in un grande tendone bianco, dove un altro poliziotto controlla velocemente il nostro assignment e ci chiede dove faremo la quarantena, e resta piacevolmente sorpreso dal fatto che andremo praticamente dall’altra parte del lungo Paese. I passaporti vengono scansionati e passiamo in zona tampone, praticamente immediato, sia faringeo che nasale. Non serve aspettare il risultato. Siamo in Norvegia, a 23 ore d’auto dalla nostra barca.

 


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