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Province, bravo Letta

Per gentile concessione dell’editore e dell’autore, pubblichiamo il commento di Pierluigi Magnaschi uscito sul quotidiano Italia Oggi.

La Consulta ha bocciato il provvedimento per dimezzare il numero delle province in base a una motivazione squisitamente giuridica. Il motivo invalidante è che il governo Monti era ricorso a un decreto legge per attuare una modifica istituzionale. Il decreto legge, invece, può essere adottato solo in condizioni di indifferibilità e urgenza cioè per far fronte a necessità straordinarie per le quali non si potrebbe intervenire in tempo utile attraverso il percorso ordinario di approvazione di una legge.

Ma dietro a questa motivazione (la sola peraltro che poteva assumere la Corte costituzionale) c’è un tema socio politico deflagrante che è stato colpevolmente sottovalutato da chi aveva studiato il dimezzamento delle province, obbedendo solo a considerazioni giuridiche (peraltro mal applicate, come si è visto) ma pure a una visione assurdamente romanocentrica e ipersemplificatrice delle vicende di un paese così complesso com’è l’Italia, con le sue mille storie, sfaccettature e resistenze. Non si poteva quindi abolire metà delle province ma si doveva abolirle tutte (come ha deciso adesso Enrico Letta) sia pure attraverso il più lungo percorso di una modifica costituzionale.

Leggi l’articolo completo su Italia Oggi


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