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Caro Saccomanni, per evitare il default taglia il debito

Con l’autorizzazione dell’editore e dell’autore pubblichiamo l’articolo di Edoardo Narduzzi uscito sul quotidiano diretto da Pierluigi Magnaschi, Italia Oggi.

Il prossimo autunno il governo Letta potrebbe varare un ambizioso programma di abbattimento del debito pubblico. Il documento, predisposto da una parte della sua coalizione, propone un intervento per 400 miliardi, tra cessioni di immobili, di concessioni e di società o beni pubblici vari, da realizzarsi in cinque anni per abbattere almeno del 20% lo stock del debito rispetto al pil e riportarlo sotto la soglia del 100%. È l’unica rivoluzione possibile della finanza pubblica italiana, unitamente a quella di ridurre organici e stipendi dei dipendenti pubblici per abbattere la spesa corrente, per stabilizzare il quadro tra entrate e uscite e per reperire risorse vere per fare sviluppo dal minor costo per interessi passivi.

Di proposte sul taglia-debito ce ne sono già molte sul tavolo e già da tempo. Il governo Letta deve soltanto mostrare la volontà politica di voler e saper agire su questa materia. Del resto non ha molte alternative. Oggi, al di là della letteratura economica di dettaglio che discetta se la soglia di sostenibilità dei debiti pubblici ottimale sia a quota 80% o meno, il quadro di riferimento dei mercati finanziari è radicalmente cambiato rispetto agli anni Novanta del secolo scorso. Gli investitori, soprattutto quelli internazionali, non sono più disponibili a prestare ai paesi fortemente indebitati senza ottenere un adeguato premio per il rischio. Lo spread richiesto non è un fenomeno passeggero o temporaneo, ma una novità destinata a determinare il costo dell’indebitamento pagato dai paesi emittenti per sempre.

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