È soprattutto in materia di rapporti con l’Ue che c’è grandissima discontinuità tra il governo Draghi e il Conte 2. La vasta maggioranza che sostiene il governo Draghi include forze politiche con sensibilità differenti nei confronti delle istituzioni dell’Ue e del loro operato. L’analisi di Giuseppe Pennisi
C’è discontinuità nel governo Draghi rispetto al governo Conte 2? Una interpretazione lanciata spesso in questi giorni dai partiti e dai movimenti che sostenevano il governo Conte 2 è che il governo Draghi stia operando sostanzialmente sul tracciato dell’esecutivo che lo ha preceduto. Di conseguenza, secondo questo ragionamento, alla coalizione della vecchia maggioranza spetterebbe l’onore e l’onere di essere l’elemento di trazione dell’azione dell’esecutivo.
I problemi dell’Italia non sono mutati. Restano sempre: la lotta alla pandemia, le politiche per la ripresa e i rapporti con l’Unione europea (Ue). A mio avviso, tuttavia, l’indirizzo politico è marcatamente differente.
In materia di lotta alla pandemia, si è passati dal valzer delle primule, dal tango dei banchi a rotelle, dagli inchini alle grandi aziende farmaceutiche, e dal pirandelliano “ciascuno a suo modo” delle Regioni, ad un programma di vaccinazioni con chiari obiettivi quantitativi, un cronoprogramma preciso, e quel che più conta monitorabile, ed un atteggiamento fermo e rigoroso rispetto alle Regioni, in sede europea e perché le grandi industrie farmaceutiche adempiano ai loro impegni. Quindi, da ancheggiamenti a schiena dritta.
In materia di politiche per la ripresa, quasi tutti i ministri responsabili del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) e delle sue componenti principali, sono stati sostituiti con personalità di grande esperienza. Si tocca già con mano il cambiamento esaminando le schede inviate a Bruxelles l’11 marzo rispetto alle precedenti. Indubbiamente, c’è ancora moltissimo lavoro da fare perché il governo Conte 2 si è attardato per diversi mesi su come dare alla presidenza del Consiglio un ruolo operativo nella ripartizione dei finanziamenti e quindi di mediazione rispetto a partiti e movimenti.
È soprattutto in materia di rapporti con l’Ue che c’è grandissima discontinuità. La vasta maggioranza che sostiene il governo Draghi include forze politiche con sensibilità differenti nei confronti delle istituzioni dell’Ue e del loro operato. Sensibilità diverse ci sono in seno al Parlamento europeo e tra i 27 Paesi dell’Unione. Ove ci fosse stato un dogma della infallibilità della Commissione europea, la vicenda dei contratti per i vaccini, lo avrebbe messo in serissimo dubbio. La maggioranza Draghi, in particolare, include sensibilità federaliste-spinelliane e sensibilità gaulliste alla Europe des Patries. Nessuno può fare autodichiarazione di europeismo o tacciare gli altri di non essere sufficientemente europeisti. Chi lo fa, mostra chiare tendenze autoritarie. Invece, le varie sensibilità possono contribuire ad un approccio positivamente critico per migliorare l’Ue e le sue istituzioni. Nell’interesse di tutti.