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Sovranità tecnologica tra Italia ed Europa secondo Colao, Amendola e Parenti

Il Position paper del Centro Economia digitale presentato oggi è stato l’occasione per delineare alcuni indirizzi di policy lungo cui orientare le azioni a livello nazionale ed europeo, per raggiungere un’adeguata sovranità tecnologica. Gli interventi del ministro Colao, del sottosegretario Amendola e del capo della rappresentanza Ue in Italia, Antonio Parenti, insieme a quelli degli accademici del Ced

Il Rapporto del CED, Centro Economia Digitale, presentato questa mattina in diretta streaming con il patrocinio della Rappresentanza della Commissione europea, sottolinea la rilevanza del tema della Sovranità Tecnologica e l’esigenza di adottare una strategia in merito a livello italiano ed europeo. Presenti, per la parte della conferenza relativa alle istituzioni, il ministro per l’Innovazione tecnologica e la transizione digitale Vittorio Colao, Giancarlo Giorgetti, ministro dello Sviluppo Economico, Vincenzo Amendola, sottosegretario di Stato agli Affari Europei, presidenza del Consiglio e Antonio Parenti, capo Rappresentanza Commissione Europea in Italia.

ECCELLENZE INTERNAZIONALI

Il termine “sovranità” tecnologica può portare a interpretazioni controverse e forse è più corretto, secondo il ministro per l’Innovazione tecnologica e la transizione digitale, parlare di autonomia digitale. Il Position Paper, realizzato dal CED – Centro Economia Digitale, parte da un ragionamento inattaccabile, quello della sovranità tecnologica come indipendenza tecnologica, un elemento chiave per raggiungere l’autonomia strategica.

In che cosa si estrinseca la sovranità tecnologica? Secondo il ministro Colao, deve essere un’acquisizione condivisa, una capacità italiana di contribuire a progetti di eccellenza comuni e garantire la capacità di negoziare e fare partnership al di fuori dell’Unione europea.

“Si parla di campioni nazionali, ma è necessario sviluppare eccellenze di levatura internazionale per contribuire alla leadership europea e magari a quella mondiale” ha detto Colao. A livello globale, l’Europa fa fronte a due grandi sovrani, quello americano, campione nell’innovazione, e quello cinese sovrano nella sperimentazione. È necessario trovare uno spazio tra loro, una forma corretta di sovranità europea e italiana pur garantendo un bilanciamento e un rapporto collaborativo con i due paesi sovrani.

Il rapporto del Ced prevede alcune soluzioni, intanto rivolgendo una maggiore attenzione alle competenze, al mercato digitale, alla self confidence regolatoria, ma considera che è anche necessario pensare a una modernizzazione degli Stati europei e a una semplificazione dell’ambiente innovativo per poter realizzare questa ambizione.

Il position paper del Ced “Sovranità tecnologica, elementi per una strategia italiana ed europea” ha evidenziato il profondo cambiamento che si sta verificando, con le dipendenze strutturali dell’Europa sia da parte degli Stati Uniti che della Cina. Il fondatore e presidente del Centro economia digitale, Rosario Cerra, ha infatti ricordato che dalla prospettiva della sovranità tecnologica l’Europa dimostra un maggior livello di dipendenza dagli Usa, ma è il progresso tecnologico cinese a creare più problemi.

I VALORI EUROPEI

Da questo punto di vista, ha sottolineato Cerra, l’Europa non può limitarsi a evidenziare la sua necessità di autonomia ma deve definire con maggiore chiarezza il perimetro dei propri valori portanti. Il potenziamento della sovranità tecnologica europea svolge un ruolo cruciale per rafforzare il potenziamento dell’economia europea nel commercio internazionale e nelle catene globali.

“L’obiettivo non è, non può e non deve essere quello di raggiungere un livello assoluto di sovranità. È fondamentale collocarsi su una filiera produttiva coerente, un’appropriata sovranità tecnologica europea deve mirare a raggiungere una sovranità tecnologica comune” ha affermato Cerra.

Per quanto riguarda l’Italia i risultati delle analisi del Ced segnalano l’esigenza di concentrare gli sforzi su settori ritenuti prioritari recuperando il gap accumulato, indirizzando gli investimenti nei settori strategici dell’alta tecnologia. Secondo le stime del Centro ogni euro investito su settori ad alta tecnologia genera un effetto moltiplicatore pari a 2,4 di euro nel resto dell’economia.

Il governo, tramite il suo Piano nazionale di ripresa e resilienza sta lavorando a questi elementi attraverso una grossa spinta alla connettività e alle reti con lo sguardo rivolto verso le tecnologie di domani. Gli obiettivi da raggiungere non sono solo economici, se vogliamo raggiungere una sovranità tecnologica basata sull’innovazione e la non dipendenza serve più lungimiranza nella semplificazione amministrativa, come ha sottolineato il ministro.

“Dobbiamo ambire all’eccellenza scientifica e tecnologica, ma anche all’eccellenza normativa di policy e di allocazione delle risorse che può permettere all’Italia e all’Europea di essere il terzo grande sovrano in innovazione e ricerca” ha affermato il ministro Colao.

L’EUROPA? UN GIGANTE GENTILE

L’Europa è un gigante gentile e sonnolento, una potenza normativa che troppo a lungo è rimasta silente lasciando un divario di investimenti troppo elevato, da recuperare. Questo è il primo aspetto da prendere in considerazione secondo Vincenzo Amendola, sottosegretario di Stato agli Affari Europei.

All’interno della strategia europea, le cui iniziative si ritrovano nel Rapporto del Ced, si parte dalla necessità di concentrarsi sulle competenze digitali. La forza della transizione digitale viene espressa pienamente se si parte dall’educazione, a tutti i livelli, il core del Next Gen Eu è proprio l’istruzione. Poi c’è il livello delle infrastrutture, il tema delle imprese e quello dei servizi pubblici.

“Questi rappresentano i quattro cardini della bussola europea e dell’idea di transizione che dobbiamo descrivere” ha detto il sottosegretario. È importante focalizzarsi sulla regolamentazione per garantire la sua efficienza ed efficacia e farlo con dei partner, come gli Stati Uniti. Questo anche per affrontare la competizione con il gigante cinese, ad esempio, che è fuori da qualsiasi complesso di reciprocità.

I dati rappresentano il futuro ed è molto importante vegliare anche alla loro sicurezza impostando criteri di sicurezza comuni con gli alleati. Il Next Generation Eu, in questo senso, si lega anche ad altri progetti presenti nel bilancio europeo che garantiscono agli Stati membri non solo un cruscotto normativo da implementare ma anche un cruscotto di risorse per il sistema e la transizione digitale da realizzare.

Il nostro paese, ha ricordato Antonio Parenti capo della rappresentanza della Commissione europea in Italia, si trova tecnologicamente indietro e questo è ben rappresentato nei fondi che Bruxelles ha stanziato per il passaggio da una potenza normativa a un attore nell’hardware e software dell’economia digitale. Da questo punto di vista sarà necessaria l’interconnessione tra le imprese italiane ed europee che siano capaci di interagire a livello globale con gli Stati Uniti e la Cina e fornire alternative ad altri paesi. Come, ad esempio, il continente africano con alte potenzialità di sviluppo, al fine di non rimanere schiacciato tra i giganti in competizione.

IMPLEMENTARE LA SOVRANITÀ TECNOLOGICA

La pandemia ha contribuito in maniera decisiva a far crescere il dibattito sulla sovranità tecnologica, come ricordato da Francesco Crespi, direttore Ricerche Ced, professore di economia università Roma Tre, in particolare nella prima fase con la grande difficoltà di approvvigionamento dei dispositivi di protezione. Nella fase attuale, la criticità riguarda i vaccini.

Da questo punto di vista, secondo i dati del Rapporto, Regno Unito e Stati Uniti sono i primi ad avere un alto livello di specializzazione dei brevetti collegati allo sviluppo dei vaccini, anche l’Italia ha una buona posizione nella classifica. Ma sono necessari ingenti investimenti in ricerca e tecnologia che permettano all’Europa di essere competitiva anche nelle classi brevettuali rilevanti per il 5G e l’edge computing dove è prima la Cina, seguita dagli Usa.

Nei prossimi tre anni ci sarà un’accelerazione enorme sull’adozione di tecnologia digitale da parte di tutte le imprese, ha rilevato Paolo Boccardelli, Comitato scientifico Ced, direttore Luiss Business School. Un dato di straordinaria importanza è che nei prossimi dieci anni il valore economico aggiunto sarà al 70% generato nelle piattaforme digitale, per non parlare della trasformazione nel settore della manifattura. Se oggi rappresenta il 16% del Pil a livello globale, si stima che in poco tempo circa il 75% della manifattura avrà adottato soluzioni che utilizzano in maniera estensiva le tecnologie digitali.

Questa profonda trasformazione dei sistemi industriali si basa sulla ricerca del riavvicinamento alla domanda e sulla localizzazione delle aree di specializzazione di competenze. Un cambiamento così importante dei sistemi economici, ha ricordato Boccardelli, richiede una trasformazione dei livelli di competitività affinché le nostre imprese siano incluse nella rivoluzione industriale e crescita economica che ci sarà.

Quindi è necessario sostenere la trasformazione di tutti i settori e costruire una visione industriale per i prossimi anni, scegliendo le priorità di investimento in una logica di specializzazione intelligente che consenta alle nostre imprese di entrare in ecosistemi di innovazione.


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