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L’impatto della sovranità tecnologica nell’economia reale. I top manager al Ced

Lo stato dell’arte della sovranità tecnologica all’interno dell’economia reale attraverso i punti di vista delle principali aziende italiane. Da Leonardo a Tim, passando per Eni, Enel e Tinexta, ecco cosa è stato detto stamattina alla presentazione del position paper del Centro Economia Digitale

Quali sono i principali obiettivi e necessità nelle aziende italiane per far fronte alla crescente digitalizzazione e garantire la sovranità tecnologica nei processi produttivi? Questa è la domanda alla quale si è cercato di rispondere nel corso del seminario organizzato dal Ced. Tra i partecipanti, moderati da Flavia Giacobbe direttore delle riviste Formiche e Airpress, Alessandro Profumo amministratore delegato Leonardo, Elisabetta Ripa, amministratore delegato Open Fiber, Luigi Gubitosi, amministratore delegato Tim, Ernesto Ciorra, direttore Innovability Enel, Francesca Zarri, direttore Technology, R&D, Digital Eni e Danilo Cattaneo, amministratore delegato Tinexta Infocert.

TECNOLOGIA, SICUREZZA E DIFESA

La Commissione europea ha introdotto recentemente il concetto di sovranità tecnologica parlando di interdipendenza e indipendenza, e secondo Alessandro Profumo, amministratore delegato di Leonardo, il position paper del Ced è fondamentale. Sembra un ossimoro ma così non è, è necessaria una visione strategica fondamentale su quali sono le tecnologie da presidiare.

La sovranità, innanzitutto, si raggiunge quando si è leader, ma quando parliamo di tecnologie connesse alla difesa è assolutamente necessario averne la disponibilità al momento opportuno.

“Bisogna avere la capacità di presidiare dove possibile queste tecnologie in modo strutturato, per avere la sicurezza che nei momenti critici siano disponibili. E’ quella che noi chiamiamo freedom of action” ha affermato Profumo.

È necessaria una fortissima interrelazione tra politica e industria, una chiarezza sugli obiettivi strategici da realizzare, la capacità di verificare le competenze tecnologiche e industriali, senza dimenticare l’importanza di value chain e supply chain.

ACCELERARE LA DIGITALIZZAZIONE

La centralità del tema della digitalizzazione veniva dibattuto già lo scorso anno, di fronte a un mondo in evoluzione, come rilevato da Elisabetta Ripa, amministratore delegato Open Fiber. Per dotare il paese della infrastruttura necessaria l’obiettivo è quello di arrivare nel 2030 ad almeno un giga per tutte le famiglie, a tal fine Open Fiber si è mossa con ampio anticipo.

L’azienda si è focalizzata sulla banda larga realizzando in quattro anni circa 11 milioni di unità immobiliare in Italia e ce ne sono ancora 30 da raggiungere. “ Bisogna correre più di quanto abbiamo già fatto – ha detto Ripa – ciononostante abbiamo recuperato come paese un gap storico che ci portiamo dietro da decenni e avviato una serie di iniziative sia nelle aree metropolitane sia in quelle urbane.

Il confronto con gli altri paesi europei è molto importante e Open Fiber rappresenta il terzo operatore in Europa. Per velocizzare i processi, ha sottolineato l’amministratore delegato, è necessario utilizzare infrastrutture già esistenti dedicando tempo alla realizzazione della rete.

Servono riforme per la realizzazione delle infrastrutture e implementarle, concentrandosi sulle competenze più sofisticate ma anche sui periti tecnici.

DATI E CONCENTRAZIONE TECNOLOGICA

Il concetto di sovranità tecnologica è sfumato e progressivo, rappresenta una variabile che può prendere più o meno valore, ha ricordato Luigi Gubitosi, amministratore delegato Tim. C’è un legame sottile tra l’utilizzo di nuove tecnologie vantaggiose e la tutela dei dati.

La sovranità tecnologica non dipende solo dal patrimonio tecnologico di un determinato paese ma anche da quanto questa tecnologia risulti concentrata nelle mani dello Stato. Il ricorso al numero di brevetti come proxy del livello di sovranità di un paese coglie solo un aspetto su cui si basa il potere digitale di quel paese, la potenza tecnologica infatti si misura soprattutto sulla base della disposizione tecnologica delle aziende.

Oggi la gestione dei dati si è trasformata in una questione fondamentale, spesso paragonata all’impatto che il petrolio ha sull’economia, ha ricordato Gubitosi, ma il petrolio è una risorsa scarsa, mentre i dati aumentano sempre di più ogni anno. Quindi il paese a cui appartengono le imprese che gestiscono il maggior numero di dati è il paese che ha una piena sovranità digitale.

TRANSIZIONE ENERGETICA

Il tema delle competenze e di come farle crescere e dialogare è la chiave per pensare al modello tecnologico per eccellenza, ha affermato Francesca Zarri, direttore Technology, R&D, Digital Eni. L’esperienza Eni in sé è da sempre intesa in accezione aperta e votata alla cooperazione di attori eccellenti, ognuno nel proprio ruolo.

Non c’è crescita se le conoscenze non si intrecciano e non escono dai loro campi specifici, questo richiede visione, credibilità e approccio innovativo ai problemi, come ricordato da Zarri. L’Europa dovrebbe incoraggiare, anche finanziariamente, quei progetti che hanno una spiccata matrice di fertilizzazione trasversale, indipendentemente dalle dimensioni dei loro protagonisti.

“Eni è ben lieta di continuare a dare il proprio contributo al sistema paese e all’Europa come attore di primo piano per un mondo più sostenibile, anche attraverso i 68 paesi nei quali lavoriamo per creare filiere del valore che vadano ben oltre le competenze economiche” ha concluso Francesca Zarri.

“La tecnologia è aperta, interconnessa, ribelle e nasce proprio dalla capacità di sovvertire lo status quo. L’innovazione nasce dalla passione, dalla volontà di mettere a disposizione la propria intelligenza per lasciare un segno. La tecnologia alimenta un cambiamento continuo e costante, è interconnessa” ha affermato Ernesto Ciorra, direttore Innovability Enel.

Durante la pandemia si è toccata con mano l’assenza di strumenti digitali comuni per far fronte alle situazioni di crisi. In ambito di leadership tecnologica, Enel ha agito in maniera aperta, includendo progetti innovativi provenienti da tutto il mondo e cooptando nella propria innovazione circa 500.000 persone.

SICUREZZA E TRANSAZIONI

La sfida nel settore del “digital trust” dove “trust” significa fiducia ma anche sicurezza, è quello di controllare le transazioni che passano attraverso i sistemi digitali, come ricordato da Danilo Cattaneo, amministratore delegato Tinexta Infocert, e far fronte al cybercrime.

L’altra sfida riguarda la cultura, a livello di pubblica amministrazione ma soprattutto di piccole e medie imprese, bisogna investire per garantire un vantaggio competitivo.

“Come gruppo Tinexta siamo i più grandi in Europa, ma i nostri competitor sono aziende che hanno una capitalizzazione grande come l’Italia. Gli asset di identità digitale non si possono mettere nelle mani dei competitor, da questo punto di vista è necessario investire in un ecosistema italiano ed europeo per continuare a essere leader, pur senza perdere mai di vista i rischi.


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