Visti i precedenti se non rispondesse alle espulsioni italiane per la spy story, Mosca rischierebbe di apparire debole o di ammettere la colpa. Parla il professor Mark Galeotti (Mayak Intelligence)
Il governo britannico di Boris Johnson ha espresso “solidarietà” all’Italia per la spy story che vede coinvolto un alto ufficiale della Marina, Walter Biot, accusato di aver venduto documenti riservati a un militare russo. Ritwittando il messaggio con cui il ministero degli Esteri italiano Luigi Di Maio ha riferito della protesta consegnata all’ambasciatore russo a Roma e dell’espulsione di due funzionari russi, il capo della diplomatica britannica, Dominic Raab, ha offerto il sostegno di Londra a Roma e denunciato “l’attività maligna e destabilizzante della Russia, che mira a minare un alleato della Nato” come l’Italia.
Formiche.net ha chiesto un commento al professor Mark Galeotti, direttore di Mayak Intelligence e senior associate fellow del Royal United Services Institute, il più antico think tank al mondo. “L’Italia si era schierata con il Regno Unito dopo l’avvelenamento di Sergej Skripal, quindi c’è un elemento di reciprocità”, spiega. “Più in generale, Londra sembra capire che questo tipo di solidarietà è cruciale per scoraggiare l’attività russa”.
Come ha evidenziato il politologo Mark N. Katz in una recente analisi per l’Atlantic Council della “scommessa mediterranea” di Vladimir Putin, le relazioni del Cremlino sono storicamente “particolarmente forti con l’Italia, che acquista quantità sostanziali di gas naturale russo e che non condivide il punto di vista di altri membri della Nato che vedono la Russia come una minaccia”. Ma secondo Galeotti la spy story riguarda la Nato e l’Occidente. Secondo l’esperto, infatti, “non c’è nulla di particolare verso l’Italia” da parte di Mosca. “I russi stanno conducendo operazioni di intelligence attive e aggressive in tutto l’Occidente”, aggiunge.
Rispondendo a una domanda su Twitter, Galeotti aveva sostenuto: “Non ho dubbi che ci sarà almeno un’espulsione” da parte russa dopo quelle italiane. “Questo causerà inevitabilmente tensioni con l’Italia, ma in un certo senso Mosca è intrappolata dalle sue stesse retorica e pratica passate”. In pratica, non la Russia non può fare altro. “Mosca si vendica sempre delle espulsioni occidentali pubblicizzate, e già abbiamo visto nazionalisti alla Duma chiedere un’azione reciproca”, spiega a Formiche.net. “In questo contesto, senza espulsioni Mosca avrebbe paura di apparire debole o di ammettere la colpa”.
E ora? Galeotti dice di non attendersi “alcun cambiamento reale: penso che finché Vladimir Putin è al potere, non possiamo aspettarci alcun miglioramento sostanziale. Ma nessuno ha interesse in un grave peggioramento delle cose”.
Un’ultima battuta gliela rubiamo sulla cronaca dell’arresto: l’ufficiale italiano e il funzionario russo sono stati fermati durante uno scambio documenti per contanti in un parcheggio di Roma. Non sembra in linea con la sofisticatezza spesso glorificata dalle spie russe. “In un certo senso, penso che tutto lo spionaggio – che in gran parte è noioso, routinario e ha uno scarso impatto reale sul mondo – sia sopravvalutato”.