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Il mare in tempesta non perdona. Un racconto (triste) dalla Norvegia

Dopo l’allerta via radio che un’imbarcazione aveva problemi di infiltrazioni d’acqua e che necessitava soccorso a Bodo, il giorno dopo il corpo dell’uomo viene rinvenuto dai soccorsi. Le ragioni per cui l’uomo si sia messo in mare per tornare a casa durante una tempesta non le scopriremo mai. Forse quella barca era nei suoi sogni da tempo, forse l’aveva promessa come regalo a una moglie o a un figlio, e non vedeva l’ora di tornare a casa per mostrargliela

Mercoledì 24 marzo, un uomo la cui identità non è ancora stata rivelata si mette in navigazione da Bodo, dove ha appena acquistato una piccola goletta di 31 piedi, verso Lodingen, circa 90 miglia più a nord, dove l’uomo abita. Nel Vestfjorden in quel momento soffia una forte tempesta, con venti ad oltre 60 nodi. Sceglie una rotta che passa a nord dell’isola di Landegode, dove una serie di bassi fondali fa si che si siano registrate onde frangenti anche di 14 metri. Più o meno a quell’ora una veloce occhiata a Marine Traffic mostra tutta la flotta da pesca ferma in porto. L’unica nave in navigazione è un peschereccio di 120 metri al largo delle Lofoten. Le barche ferme sono centinaia.

Alle 19:18 il centro di soccorso principale (HRS) della Norvegia settentrionale viene allertato via radio che l’imbarcazione inizia ad avere problemi di infiltrazioni d’acqua e che necessita soccorso. I contatti con il navigatore si interrompono alle 8 e 20 e l’HRS allerta la base aerea di Bodo che invia due F16 e quattro motovedette a perlustrare l’area, che viene identificata triangolando gli ultimi segnali del cellulare.

Viene emesso anche un segnale a tutte le navi di prestare la massima attenzione. Ma di navi nel Vestfjorden non ce ne sono.

Gli F 16 trovano intorno alle 23 quella che sembra una zattera di salvataggio e su quella si dirige immediatamente l’elicottero Sea-King, che però trova la zattera vuota. Le ricerche vengono interrotte per il buio e la tempesta, e riprendono il mattino successivo, coordinati da Frode Iversen.

Il corpo dell’uomo viene trovato alle 10:45, da un elicottero di salvataggio (Sea-King) e portato a Bodø, e ora è identificato come la persona scomparsa, conferma Alf Hågensen, responsabile dell’HRS. “È un’area molto vasta in cui cercare e fondamentalmente ci sono poche possibilità di trovare una persona in un’area così ampia. Quindi è stato uno sforzo molto efficace, dice Hågensen”.

La comunità nautica locale sostiene che sia stato imprudente mettersi in navigazione in quelle condizioni, specialmente su una barca che non si conosce bene.

“È davvero triste, stava navigando verso casa” mi scrive Espen Johansen, “avrebbe potuto dormire in un porto sicuro come tutti, e ripartire il mattino successivo, ci chiediamo come mai sia partito, ma purtroppo queste domande resteranno sempre senza risposta, resta comunque impressionante che abbiano trovato il corpo. Sarebbe bastato un VHF con AIS, o forse nemmeno, perché con questo freddo, le mani congelate, probabilmente non è nemmeno riuscito a salire sulla zattera”.

Le ragioni per cui l’uomo si sia messo in mare per tornare a casa in una tempesta non le scopriremo mai. Forse quella barca era nei suoi sogni da tempo, forse l’aveva promessa come regalo a una moglie o a un figlio, e non vedeva l’ora di tornare a casa per mostrargliela. Forse era una vecchia barca di famiglia che era riuscito a ricomprare, o il frutto di una scommessa vinta con un amico. Ogni uomo che perde la vita in mare, al di là degli errori di valutazione che ha compiuto, merita forse una piccola storia romantica, perché certi rischi si corrono solo se c’è una potente motivazione a correrli. Mi piace pensare che l’uomo avesse finalmente trovato la barca giusta per portare il figlio a pescare, gliela aveva promessa da anni, che in fondo tutto quel vento e tutte quelle onde soffiassero proprio nella direzione di casa, lassù più a nord, e che ce l’avrebbe fatta comunque, in poche ore avrebbe visto gli occhi del figlio lucidi di felicità, già proiettati ai giorni futuri passati a pescare con papà.


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