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Studiare le spie (per capirle). Così la Treccani promuove l’intelligence

Di Paolo Scotto di Castelbianco

La nuova voce “intelligence” dell’Enciclopedia Italiana Treccani curata da Mario Caligiuri testimonia il compiuto passaggio da una cultura della segretezza a una cultura della sicurezza. Una rivoluzione avviata dai nostri 007 già con la legge-quadro del 2007. L’analisi di Paolo Scotto di Castelbianco, docente all’Università di Genova, già direttore della Scuola di formazione del Dis

La voce “intelligence” entra nella X Appendice dell’Enciclopedia Italiana Treccani e segna un passo importante nel conferire senso al percorso intrapreso dal Legislatore con la legge 124/2007 (approvata con maggioranza assoluta dal nostro Parlamento) per dare un volto moderno all’intelligence nazionale.

Una legge che sottolineava, fra l’altro, l’importanza di una nuova dimensione ‘politica’ dedicata alla promozione e alla diffusione della cultura della sicurezza e alla costruzione di una efficace comunicazione istituzionale, passaggio determinante per fare dei nostri Servizi Segreti (oggi, per legge, definiti col nome più rassicurante di Agenzie), un riferimento istituzionale fortemente integrato nella società.

L’autore del testo è Mario Caligiuri, presidente della Società Italiana di Intelligence e docente presso l’Università della Calabria, ma soprattutto protagonista di una instancabile attività di divulgazione culturale dedicata al senso profondo della missione di una Istituzione della Repubblica come l’intelligence.

“Sicurezza e libertà”, ha assunto nel tempo il valore più profondo di “Sicurezza è libertà”, come a dire che ogni cittadino è protagonista di un vero e proprio azionariato diffuso intorno a un valore fondante delle democrazie evolute.

La presenza della voce intelligence nell’Enciclopedia Italiana conferma di fatto la bontà di un lungo percorso del Comparto della Sicurezza Nazionale, coerente con la legge 124/2007 , fondato su una ‘trasparenza sostenibile’, su molteplici iniziative di comunicazione, sulla presenza vivace presso i cittadini con un sito (www.sicurezzanazionale.gov.it) che ha saputo attrarre collaborazioni di qualità del mondo delle istituzioni, della cultura e del giornalismo, sul lavoro capillare della rivista Gnosis, sempre presente come strumento indispensabile di approfondimento sui temi sensibili.

Uno snodo cruciale sono state anche le innumerevoli iniziative di confronto e collaborazione con le Università italiane a livello multilaterale e bilaterale, con la creazione di progetti che hanno visto il coinvolgimento istituzionale di studenti e di docenti, tutti consapevoli di essere partecipi e protagonisti al tempo stesso di un capitolo molto importante di rinnovamento culturale del Paese.

Il passaggio da una cultura della segretezza – appesantita per giunta da non pochi pregiudizi di opacità – a una vera cultura della sicurezza ha segnato così negli ultimi anni un momento significativo di svolta, caratterizzato da una trasformazione sostanziale dell’intelligence, da apparato a vera comunità.

Quando nel marzo del 2011 fu pubblicato il “Primo Quaderno di Intelligence – Le Informazioni per la Sicurezza di un sistema democratico”, si trattò di poco più di un primo segnale, di una piccola bandiera sventolata a testimoniare una presenza ma oggi, con quella che si può definire una vera rottura epistemologica rispetto al passato, la sensibilità verso i temi della sicurezza è progressivamente diventata materia consolidata nella cultura nazionale, come ne fa bene stato l’Enciclopedia Italiana.

In questo senso, la riflessione pubblicata dalla Treccani ha il merito di aver voluto fornire una chiave strategica, prima ancora che pedissequamente didattica, del lavoro dell’intelligence.

Basti un breve confronto con la voce dell’Encyclopaedia Britannica, curata – insieme ad altri – da Harry Howe Ransom e Robert Pringle, per cogliere lo sforzo di fornire una cornice ideologicamente forte alla conclusione di Caligiuri: “l’intelligence è fondamentale per capire e vivere il XXI secolo”.

E forse è proprio partendo da questo assunto che si può comprendere la delicatezza del compito dell’Istituzione che deve essere in grado di produrre informazioni utili per il processo decisionale di Governo nei tempi del 5G, dell’evoluzione della Rete, dell’internet delle cose e dell’intelligenza artificiale, solo per citare alcuni delle sfide ineludibili della complessità contemporanea.

Si tratta davvero di sapersi muovere tra correlazioni non più lineari, ‘cigni neri’ in un contesto dove “l’inatteso, l’improbabile, l’imprevisto…possono trovare nell’intelligence una chiave interpretativa fondamentale”, come scrive Caligiuri, che sottolinea come la fine della Seconda Guerra Mondiale abbia segnato un passaggio della storia della Sicurezza Nazionale descrivibile in particolare in quattro fasi distinte: la Guerra Fredda; la guerra economica (fino all’8 settembre 2001); il sostegno alle decisioni politiche; il contrasto al terrorismo e il nuovo campo di battaglia cyber (sul quale il perimetro di sicurezza cibernetica ha compiutamente definito priorità, obiettivi e strategie).

La separazione tra intelligence, cultura e società che ha caratterizzato un passato nemmeno remoto, oggi si deve misurare invece con indicatori forti di nuovo segno, i quali attraversano i settori più diversi, a conferma di una cultura, ormai affluita e diffusa.

È il caso di “Fumetti per l’intelligence” di Giuseppe Pollicelli, con copertina firmata da un maestro del settore come Lorenzo Mattotti, degli incontri di Paolo Bertinetti nell’ex Convento di Santa Monica (sede decentrata dell’Università di Torino) su Spie & Romanzi, di libri come “John Falco – Nel profondo della Rete” di Jordan Foresi e Oliviero Sorbini, dove il nuovo Bond ha abbandonato le sparatorie mozzafiato e si muove invece lungo le vie della minaccia cyber.

Ed è il caso dell’attenzione che una giornalista sensibile come Eva Giovannini sta dedicando in maniera lungimirante con una serie di podcast di prossima uscita a un aspetto di futuro che già rappresenta la sfida delle sfide per l’intelligence: lo spazio, dove economia, politica, cyber, competizione tra Stati, soggetti privati, sfruttamento delle risorse e nuovissime forme di spionaggio ridefiniscono un quadro di straordinaria complessità.

Magari in attesa che la dimensione della geopolitica dello spazio diventi una voce importante in una prossima appendice dell’Enciclopedia.


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