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L’Italia torna in Libia (anche) con gli elicotteri. Ecco gli spazi per la vendita

Dall’incontro odierno tra Mario Draghi e il premier Abdelhamid Dabaiba sarebbe emerso l’interesse del nuovo governo libico per gli elicotteri italiani (di Leonardo) da impiegare per ricerca e soccorso, controllo dei confini e sicurezza. Supererebbe la linea tracciata dall’ex ministro dell’Interno, Fathi Bashaga, che si era rivolto alla Francia (e ad Airbus)

Ci sono anche gli elicotteri nel contributo italiano alla ricostruzione della Libia. Più fonti (riprese da Agenzia Nova) riportano l’interesse in tal senso del nuovo governo di Tripoli, che sarebbe stato manifestato oggi nell’incontro tra il primo ministro Abdelhamid Dabaiba e il presidente del Consiglio Mario Draghi. Tra la stampa tripolitina si parla anche di un accordo militare già in campo per il quale, in ogni caso, sembrerebbero esserci spazi di opportunità.

“Abbiamo parlato della nostra cooperazione in campo progettuale, con precisi riferimenti alle infrastrutture civili, in campo energetico, in campo sanitario, in campo culturale”, ha spiegato Draghi nel suo intervento. “C’è la volontà di rilanciare l’interscambio culturale ed economico libico; in altre parole – ha spiegato il premier – si vuole fare di questa partnership una guida per il futuro nella piena sovranità della Libia”.

Si inserirebbe in tale quadro un’eventuale vendita di elicotteri per impieghi di ricerca e soccorso, sicurezza e  monitoraggio. Oltre un anno fa, a marzo del 2020, la visita a Parigi di Fathi Bashaga, ministro dell’Interno del Gna (guidato da Fayez al Serraj), era stata anticipata dall’indiscrezione di La Tribune sulla possibile formalizzazione delle vendita di elicotteri militari di Airbus, mossa in controtendenza rispetto al sostegno che Parigi aveva mostrato fino ad allora per le forze di Khalifa Haftar, ostile al Gna. Sul tema è prevalso il silenzio fino a metà ottobre, quando lo stesso Bashaga ha pubblicato su Twitter una sua foto con alle spalle un H135, biturbina medio-leggero di Airbus, raccontando della sua visita presso il sito del gruppo franco-tedesco, probabilmente a Marignane, in provenza, cuore della produzione elicotteristica transalpina. Lo stesso ministro scriveva della “possibilità” di fornitura per il suo dicastero di elicotteri per “operazioni di ricerca e soccorso”, ma anche di contrasto “all’immigrazione illegale e al monitoraggio di coste e confini”.

Un mese dopo, a metà novembre, Bashaga tornava a Parigi, per siglare tra gli altri un accordo con l’azienda Idemia per la fornitura di sistemi biometrici di identificazione. All’indomani pubblicava su Twitter la notizia di una “spinta alle capacità del ministero attraverso la sigla di una partnership con Airbus Helicopters”, aggiungendo che il governo libico avrebbe “presto” ricevuto “dieci elicotteri allo stato dell’arte”. Elencava poi gli stessi impieghi già citati, aggiungendo la “lotta al crimine organizzato” e il contrasto al terrorismo.

Secondo le nuove indiscrezioni, l’interesse in campo elicotteristico si sarebbe ora rivolto all’Italia. A pesare per il nostro Paese potrebbe essere la linea sempre chiara di supporto al percorso tracciato dall’Onu, lo stesso che ha portato al foro di dialogo che ha individuato Abdulhamid Dabaiba. Poco dopo il suo giuramento a Tobruk, in un’intervista a Repubblica (19 marzo), il ministro italiano Lorenzo Guerini spiegava che “la Difesa può rappresentare una leva importante per il ritorno del protagonismo italiano in Libia”. Rilanciava così l’implementazione dell’accordo siglato a dicembre con l’allora omologo del governo di accordo nazionale (Gna) al Namroush, dedicato alla collaborazione tecnico militare e al supporto allo sminamento umanitario.

Impegno da sommare al lavoro portato avanti in sede europea per dotare dei giusti mezzi l’operazione Irini, ma anche per allargare il suo spettro di attività. “Deve essere resa pienamente efficace con un dispiegamento di assetti che sia funzionale agli obiettivi, unendo all’embargo sulle armi all’addestramento della Marina e della Guardia costiera libica”, con un focus dunque maggiore sul cosiddetto capacity building. Alle stesse finalità potrebbe contribuire la fornitura di elicotteri per ricerca e soccorso e impieghi di sicurezza, magari accompagnata dal supporto tecnico e dall’addestramento.

Se fosse confermato il precedente interesse per gli H135, ora la scelta potrebbe vertere sulla stessa categoria di Leonardo, il comprovato bimotore AW139. È il “più venduto nella sua categoria”. Gli ordini per quasi 1.200 unità in più di 70 Paesi sono stati effettuati da oltre 280 clienti in tutto il mondo e circa 1.100 elicotteri sono in servizio attualmente con più di 2,9 milioni di ore di volo accumulate in operazione. Tra l’altro, come ricorda Agenzia Nova, tra il 2006 e il 2010, Leonardo aveva consegnato alla Libia di Muammar Gheddafi una ventina di elicotteri tra 109, 119 e 139. Ora la Libia avrebbe manifestato interesse non solo per l’acquisto di elicotteri italiani, ma anche per la realizzazione di un impianto di assemblaggio di velivoli sul suo territorio.



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