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Solidarietà a von der Leyen e barriere contro Erdogan

Quello che più ci infastidisce è la sudditanza dimostrata da Charles Michel che non ha ceduto rispettosamente la sua sedia alla von der Leyen, rivelando così una alleanza machista davanti al mondo che francamente è più che molesta, addirittura volgare e sconfessa ogni protocollo istituzionale.

In diplomazia la forma sarà anche sostanza ma soprattutto la volgare arroganza del presidente turco Tayyip Erdogan e la scorrettezza beota del presidente del Consiglio Ue Charles Michel – ad Ankara, nei confronti della presidente europea Ursula von der Leyen è un’azione che ha umiliato tutti noi civili cittadini comunitari e certamente non nobilita il resoconto dell’incontro che è stato proficuo a detta della nostra presidente poiché , dopo mesi di tensione con la Turchia,l’ha inaugurato con grande determinazione affermando a chiara voce , rivolgendosi al truce Erdogan , che la Turchia deve rispettare i diritti umani e che la scelta di ritirare la nazione dalla Convenzione di Istambul contro la violenza delle donne è preoccupante.

Il colloquio gestito dalla Presidente Eu ha affrontato le questioni più delicate dall’invasione nelle acque internazionali cipriote e greche alla questione migratoria, pedine aggressive di Erdogan di cui conosciamo la baldanza contro persino i propri cittadini che tali non sono ma evidentemente sudditi. Quello che più ci infastidisce è la sudditanza dimostrata da Charles Michel che non ha ceduto rispettosamente la sua sedia alla von der Leyen, rivelando così una alleanza machista davanti al mondo che francamente è più che molesta, addirittura volgare e sconfessa ogni protocollo istituzionale.

Il dittatore ha le sue radici politiche fondate su valori radicali islamici, ottomani , non crede affatto nell’uguaglianza di genere, crede invece nei valori familiari come descritti dalle regole islamiche, e per lui il ruolo sociale della donna si sviluppa all’interno della famiglia. L’islam radicale e l’emancipazione delle donne sono ideologicamente agli antipodi, sconfessando così le riforme del predecessore Kemal Atatürk che avevano posto l’uguaglianza di genere tra le leggi, ed era stato siglato la Convenzione internazionale sui diritti umani, entrando a far parte dell’Ilo.

La convenzione di Istanbul era diventata il simbolo dell’impegno della Turchia nei confronti dell’Unione e dei suoi valori. Oggi si vive un messaggio opposto e il dittatore sacrifica la Convenzione di Istanbul per ottenere il sostegno dei conservatori. I quali però hanno più voce che peso numerico, controllano i media che hanno venduto la Convenzione come una minaccia ai valori della famiglia ma, nonostante questo, solo il 17 per cento dei turchi è d’accordo sull’uscita dalla Convenzione, il 19 è indeciso e il 64 per cento è nettamente contrario.

La violenza contro le donne è aumentata terribilmente negli ultimi dieci anni e ancora di più con l’epidemia. In Turchia si contano ormai almeno due femminicidi al giorno. L’uscita dalla Convenzione farà crescere ancora questo numero. Più in generale, tutta la situazione femminile sta peggiorando: maggiore disoccupazione e meno partecipazione al mondo del lavoro e della vita politica. Vero è che purtroppo il 40 per cento delle donne che non lavora sostiene Erdogan. Lo vedono come il liberatore del velo: ha permesso di indossarlo anche nella sfera pubblica, “restituendo loro dignità e rispetto”. Ma sulle giovani ha molta meno influenza e si stanno organizzando in rete attraverso le nuove tecnologie. Tutta la solidarietà possibile a von der Leyen ma un po’ di barriere al trucidismo turco è meglio piazzarlo.


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