Il 15 aprile 1994, al termine di una trattativa durata otto anni, venne firmato il trattato di Marrakech con cui veniva istituita l’Organizzazione Mondiale del Commercio (Omc) che venne insediata il primo gennaio 1995 a Ginevra
Il 15 aprile è un anniversario da ricordare, specialmente in una fase come l’attuale in cui, a ragione anche della pandemia, si moltiplicano gli attacchi alla libertà degli scambi quali codificata nelle regole multilaterali. E l’Unione europea (Ue) non è indenne da critiche; non ha comunque titolo a scagliare la prima pietra.
Il 15 aprile 1994, al termine di una trattativa durata otto anni, venne firmato il trattato di Marrakech con cui veniva istituita l’Organizzazione Mondiale del Commercio (Omc) che venne insediata il primo gennaio 1995 a Ginevra.
L’Omc ha assunto, nell’ambito della regolamentazione del commercio mondiale, il ruolo precedentemente svolto dal Gatt (General Agreement on Tariffs and Trade) che venne creato come strumento che sarebbe dovuto essere provvisorio, istituito, al termine della seconda guerra mondiale, dopo che le forze protezionistiche nel Congresso americano impedirono la ratifica del trattato istitutivo dell’Ito (International Trade Organization) che avrebbe dovuto completare la triade di istituzioni – le altre due erano il Fondo monetario e la Banca mondiale – per il riassetto ed il buon funzionamento dell’economia internazionale. A differenza del Gatt, che non aveva una vera e propria struttura organizzativa istituzionalizzata, l’Omc ha invece una struttura comparabile a quella di analoghi organismi internazionali.
Obiettivo generale dell’Omc è quello dell’abolizione o della riduzione delle barriere al commercio internazionale; a differenza di quanto avveniva in ambito Gatt, oggetto della normativa dell’Omc sono, però, non solo i beni commerciali, ma anche i servizi e le proprietà intellettuali. Tutti i membri dell’Omc sono tenuti a garantire verso gli altri membri dell’organizzazione lo “status” di “nazione più favorita”: le condizioni applicate al Paese più favorito (vale a dire quello cui vengono applicate il minor numero di restrizioni) sono applicate (salvo alcune eccezioni minori) a tutti gli altri Stati.
L’Omc rappresenta un meccanismo di enforcement degli accordi molto sviluppato rispetto alle organizzazioni internazionali tradizionali. Nel caso in cui dovesse riscontrare che una misura nazionale viola gli accordi, infatti, l’Omc, pur non avendo potere esecutivo, deve raccomandare che la misura sia resa compatibile con gli accordi e deve vigilare affinché siano rispettate le sue raccomandazioni.
Dopo la Conferenza ministeriale di Seattle nel 1999, che avrebbe lanciato il cosiddetto “Millennium Round”, è stato lanciato a Doha nel 2001, il “round sullo sviluppo”. Tale esigenza riflette il fatto che la maggioranza dei membri dell’Omc è composta oggi da paesi scarsamente sviluppati, per i quali il commercio internazionale rappresenta la possibile via d’uscita da una condizione di povertà.
Tuttavia, a causa delle profonde divergenze tra i membri, in particolare tra paesi industrializzati – Ue, Stati Uniti e Giappone – e paesi emergenti ed in via di sviluppo – rappresentati soprattutto da Brasile, India, Cina –, il negoziato è ancora in fase di stallo
Al pari delle altre organizzazioni internazionali, l’Omc non ha un effettivo e significativo potere per sostenere le proprie decisioni nelle dispute fra Stati membri: qualora uno Stato membro non si conformi ad una delle decisioni dell’organo di risoluzione delle controversie internazionali costituito in ambito Omc, quest’ultimo ha la possibilità di autorizzare delle “misure ritorsive” da parte del paese ricorrente, come avvenuto nei casi dei sussidi all’Airbus ed alla Boeing.
Al momento della sua istituzione l’Omc contava 76 stati. Negli anni successivi altri stati si sono uniti all’organizzazione. L’Omc conta ora 164 membri.
Questi cenni illustrano il ruolo e l’importanza dell’Omc, anche e soprattutto per un Paese esportatore come l’Italia che ha necessità di operare in un quadro multilaterale di libero commercio con un codice di regole certe. I cenni illustrano anche perché l’Omc sia considerata come una “bestia nera” da chi è protezionista e contrario all’integrazione economica internazionale. Non pochi sentimenti protezionisti albergano nell’Ue. Negli ultimi anni, l’America di Donald Trump ha abbracciato il bilateralismo e tentato di bloccare l’operatività della funzione giurisdizionale dell’Omc. La pandemia, infine, ha fatto serpeggiare il protezionismo in tutto il mondo.
Per la ripresa dell’economia mondiale, e di quella italiana in particolare, c’è quanto mai bisogno di un’efficace Omc. L’Organizzazione ha un nuovo direttore generale, l’economista Ngozi Okonjo-Iwealam, che ad oltre ad essere stato a capo di dicasteri di peso nel suo Paese (la Nigeria), ha avuto ruoli importanti in Banca mondiale. Con l’arrivo di Joe Biden, l’amministrazione americana ha cambiato atteggiamento. È importante che, in seno all’Ue, l’Italia promuova l’approccio multilaterale al commercio mondiale.