La notizia della possibile apertura a 20mila spettatori in presenza allo Stadio Olimpico di Roma per 4 partite di Calcio degli Europei ha suscitato molte perplessità. Giuseppe Pennisi ne sottolinea alcune, consigliando anche un ipotetico protocollo da applicare
Poco più di un anno fa, su questa testata si sottolineò che Vincenzo Spadafora dava l’impressione, a torto o a ragione, di essere non un ministro della Repubblica ma l’ambasciatore della Federazione Italiana Gioco Calcio (Figc) presso il governo italiano a ragione dell’insistenza con cui chiedeva la riapertura degli stadi. Da qualche giorno gira la notizia che il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Valentina Vezzali, nota campionessa di scherma, ha comunicato alla Figc la possibilità di autorizzare quattro partite per i campionati europei a Roma, allo Stadio Olimpico con capienza ridotta ma comunque di circa 20.000 spettatori a partita. Spadafora appartiene al Movimento Cinque Stelle (M5S). Vezzali eletta con Scelta Civica fa ora parte del gruppo misto dove è transitata tra “i responsabili” corsi in supporto del governo Conte II.
Il vostro chroniqueur non ha compreso se “la comunicazione” sia stata una semplice conversazione, una lettera od un atto formale come un decreto. La notizia ha, comunque, scatenato un putiferio perché non è stata un colpo di fioretto ma un grimaldello. Naturalmente, tante altre attività hanno chiesto a gran voce di essere “riaperte”, se non altro per evitare disparità. Non solo i ristoranti ed i negozi, ma anche i luoghi della cultura e dello spettacolo che per molti italiani hanno priorità rispetto a stadi dove 22 giovanotti in calzoncini corti si contendono un pallone.
Non sta ad un chroniqueur discettare come scadenzare le “riaperture” sulla base di quali indicatori del progresso della campagna vaccinale, della curva di contagi, di pressioni sugli ospedali, di letalità. Sono temi difficili per specialisti di virologia ed anche di etica. Un economista non può che pensare che si debba fare “ripartire” l’economia il più presto possibile senza ripetere gli errori dell’estate scorsa. Chi ama la musica, però, si domanda perché aprire lo Stadio Olimpico a 20.000 persone per godere lo spettacolo di 22 giovanotti che si contendono un pallone e non eseguirvi l’ottava sinfonia di Mahler, chiamata la “sinfonia dei mille” per il numero di orchestrali, coristi e solisti che comporta. Chi ama il cinema d’arte si chiede perché lo Stadio dei Marmi non ospita rassegne di film d’autore. Forse, la responsabile Vezzali ce lo spiegherà.
Tuttavia, il buon senso e l’esperienza consentono di suggerire il protocollo da attuare in caso lo stadio venga aperto ai 20.000 “del calcio”.
Per gli spettatori: a) esibire certificato di vaccinazione; b) esibire referto di conta degli anti-corpi rispetto al Covid-19 effettuato entro 8 giorni prima della partita e c) dato che a quel che si sa vaccini e conta anti-corpi tutelano l’individuo ma quest’ultimo può ciononostante essere portatore del virus, quarantena di 15 giorni dopo la partita con due tamponi, uno due giorni e l’altro dieci giorni dopo l’evento. Dato che i biglietti saranno nominativi ed avranno i dati di ciascun spettatore, sarà facile alle forze dell’ordine vigilare e se del caso sanzionare.
Per i giocatori, dato che nel settore del calcio ci sono molti documentati focolai d’infezione, divieto assoluto, pena espulsione, di pacche sulle spalle, abbracci, sputi per terra e raccomandazione a tenere distanziamento di sicurezza (almeno un metro l’uno dall’altro). Sarà un gioco innovativo ed elegante. Oltre che “in sicurezza”.