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Quelle due o tre cose che so dell’Oms

Si parla molto in questi giorni del documento che sarebbe stato cancellato dal sito dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) a causa di pressioni fatte su chi lo ho redatto. Giuseppe Pennisi racconta due o tre cose che sa delle istituzioni come l’Oms, in cui ha avuto modo di lavorare nel corso degli anni

L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) è in questi giorni nell’occhio del ciclone, a ragione di documento che sarebbe stato cancellato dal sito dell’istituzione, di pressioni fatte su chi lo ho redatto e simili vicende di poco trasparente gestione. Non sta a me entrare nel caso specifico ma ho avuto una lunga esperienza in banche internazionali di sviluppo ed organizzazioni delle Nazioni Unite; quindi, credo di potere spiegare due o tre cose che possono essere utili.

In materia di banche di sviluppo, sono stato per 18 nell’organico della Banca mondiale. Inoltre, per designazione congiunta dell’allora presidente della Banca mondiale e del presidente della Banca africana per lo sviluppo (Bafs) ho guidato il team per la riorganizzazione della Bafs. Diversi anni dopo, sono stato consulente della Banca inter-americana per lo sviluppo ed ho anche partecipato ad attività congiunte, in materia di previdenza, della Banca mondiale e della Banca asiatica per lo sviluppo. Entrato in Banca Mondiale a 26 anni nel 1968, in seguito a concorso internazionale, ho collaborato con l’istituto, in vari modi, sino al 2006.

In materia di Nazioni Unite, sono stato dipendente della Fao e dell’Ilo (Organizzazione internazionale del lavoro) per sette anni in varie funzioni, ed ho collaborato in diverse capacità con la Commissione europea, il Consiglio d’Europa, l’Unesco ed ho organizzato attività congiunte tra la Scuola Nazionale d’Amministrazione (Sna) sia con la Banca Mondiale sia con la Commissione Economica delle Nazioni Unite per l’Europa (Unece).

Sulla base di queste esperienze ho tratto alcune conclusioni:

a) Le banche di sviluppo hanno capitale proprio e finanziano le loro operazioni sul mercato, assumono personale con concorsi internazionali e di norma con contratti a tempo indeterminato. Superato il periodo di prova (che varia tra i 12 ed i 18 mesi), il personale ha notevole indipendenza di giudizio, con possibilità di ricorso gerarchico, di appello all’Ombudsman (mediatore tra staff e management) ed in casi estremi ad uno speciale tribunale interno.

b) Nelle Nazioni Unite il personale (spesso scelto in base a quote nazionali o di genere) è di solito con contratto a termine, quindi facilmente soggetto a pressioni. Unica via di ricorso è adire al tribunale internazionale del lavoro presso l’Ilo, strada lunga e costosa. Selezioni sono sovente in via amicale e parentale. Nella mia esperienza all’Ilo, il direttore del Centro Internazionale di Formazione a Torino (allora finanziato quasi esclusivamente dall’Italia) era un francese nipote e figlioccio di cresima del direttore generale dell’Organizzazione, abitava in Francia, aveva un ufficio a Ginevra e andava saltuariamente, in auto con chauffeur, a Torino, dove aveva un appartamento di servizio. I costi del Centro erano alle stelle, ma poco gliene interessava. Credo che da quando costui è andato a riposo, le cose siano cambiate e sia finita l’allora imperante parentopoli.

c) Le Nazioni Unite e le sue agenzie specializzate finanziano le loro attività in gran misura con “contributi volontari” degli Stati membri, che, tramite i ministeri appropriati, hanno voce in capitolo su tali attività. A volte la esercitano bene; a volte male; a volte fatto il finanziamento, lo trascurano. Numerosi uffici decentrati- come probabilmente il piccolo centro dell’OMS a San Zanipolo a Venezia, sono interamente finanziati dallo Stato ospitante.

d) La posizione di Ranieri Guerra all’Oms è peculiare perché nato nel 1953, quando è stato assunto, aveva già superato i limiti di età per il pensionamento (che nel “common system” delle Nazioni Unite) è rigorosamente al compimento dei 62 anni. Le rare eccezioni vengono fatte quando la posizione è interamente finanziata da uno Stato membro. Si tende a non farlo perché ciò crea spesso conflitti di interesse, tra lealtà all’Organizzazione (ed ad una visione internazionale) e a chi paga (ed a una visione nazionale, con anche possibili effetti di zelo).

e) Infine, nelle agenzie delle Nazioni Unite, il direttore generale può essere padre-padrone e risponde unicamente ai suoi elettori. All’Oms e alla Fao la coalizione degli elettori è stata orchestrata dalla Cina.

I lettori tirino ciascuno le proprie conclusioni.


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