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Tecnologie sovrane e dove trovarle. Il punto di Domitilla Benigni (Elt)

Dall’autonomia strategica europea al controllo delle “tecnologie sovrane”, fino all’inclusione di genere in ambito informatico e al potenziamento delle competenze umane per la transizione green e digitale. Conversazione con l’ing. Domitilla Benigni, amministratore delegato di Elettronica e presidente di Cy4Gate

Il segreto per non perdere competitività nell’era digitale? Conoscere e sviluppare nuove tecnologie, le cosiddette “emerging e disruptive”, e investire sulle competenze, cioè sulle persone e sulla loro formazione. Parola di Domitilla Benigni, ceo e coo di Elettronica, presidente di Cy4Gate, la controllata del Gruppo specializzata nel dominio cibernetico, membro fondatore di “Women4Cyber”, la fondazione europea nata nel 2018 per favorire l’inclusione di genere in ambito informatico. L’abbiamo raggiunta proprio a margine della masterclass W4C tenuta qualche giorno fa, dedicata all’autonomia strategia nell’era digitale e al ruolo delle donne nella cyber-security.

Ingegnere, negli ultimi mesi si è riacceso il dibattito nel Vecchio continente sul concetto di “autonomia strategica europea”. Lei che definizione ne dà?

Il concetto di autonomia strategica europea è relativamente nuovo e ancora in corso di costruzione. Appare per la prima volta nel 2016 con questa affermazione da parte della Commissione europea: “L’autonomia strategica è la capacità dell’Europa di agire in ambito sicurezza e difesa con dei partner affidabili quando può e, da sola quando deve”. Nel corso degli ultimi anni il concetto si è allargato diventando la capacità di ridurre la dipendenza da terzi su necessità rilevanti (materiali critici, tecnologie, risorse alimentari, infrastrutture, sicurezza e altre aree strategiche) e di sviluppare in autonomia prodotti e servizi, rendendoli competitivi. In uno scacchiere geopolitico complesso, questa indipendenza da attori extra Ue va preservata soprattutto in ambito digitale e cyber, armonizzandola nell’ambito delle collaborazioni strategiche al di fuori dell’Unione.

All’autonomia strategica contribuisce anche il comparto industriale. In che modo?

Per un’azienda, contribuire all’autonomia strategica europea (e a quella nazionale) vuol dire innanzitutto saper effettuare delle scelte. Prima di tutto pensando alla distintività della propria offerta (e quindi al proprio sviluppo) attraverso una visione di lungo periodo, scegliendo partner affidabili e una catena del valore capace di rendere l’azienda resiliente alle variazioni dei terzi. E così, in un meccanismo virtuoso, la contribuzione al benessere del sistema (Paese e Ue) si traduce anche in valore e benessere per l’industria.

Ed Elettronica?

In Elettronica abbiamo sempre seguito questa linea, scegliendo di partecipare ai grandi progetti consortili europei e lo abbiamo fatto anche creando Cy4Gate, società tutta made in Italy di cyber-intelligence e cyber-security con un portafoglio prodotti tutto proprietario. In entrambi i casi, abbiamo avuto uno sguardo attento alle minacce future, abbiamo lavorato con partner che ci supportassero, ma senza creare dipendenze, e abbiamo sviluppato prodotti d’avanguardia attraverso tecnologie proprietarie allo stato dell’arte.

Il vostro Gruppo insiste da tempo su un altro concetto: “Sovranità tecnologica”. Perché?

Se, a livello europeo, definiamo l’autonomia strategica come la capacità di agire, disponendo di un certo numero (quantità) di capabilities strategiche, io vedo la sovranità tecnologica, o meglio le tecnologie sovrane, entrare in gioco quando si parla della qualità di queste capabilities, cioè delle loro performance, ovvero delle caratteristiche tecnologiche necessarie per raggiungere al meglio questa capacità di azione autonoma. Per un’azienda, avere sotto controllo le proprie tecnologie sovrane significa saper rispondere alla domanda: “quali sono le tecnologie che rendono uniche ed eccellenti le prestazioni del nostro prodotto? Cosa sto facendo per preservarle e svilupparle? Le mie tecnologie sovrane saranno tali anche in futuro? Cosa devo fare per garantire l’eccellenza delle capabilities che metto a disposizione della mia Nazione (e quindi dell’Europa) in futuro?”. Da qui l’importanza di conoscere e monitorare le proprie tecnologie sovrane, cosa che in Elettronica facciamo costantemente.

Come?

Manutenendo le tecnologie sovrane, preservandole e sviluppandole. Significa garantire la continuità e il mantenimento dell’eccellenza. A questo proposito, ho letto con piacere l’inserimento di un osservatorio delle tecnologie sovrane tra le azioni lanciate dalla Commissione europea, nell’Action Plan sulle sinergie. Per garantire il futuro dell’azienda è altresì necessario conoscere e sviluppare nuove tecnologie (emerging and disruptive), perché alcune di esse sostituiranno quelle che oggi sono tecnologie sovrane. Non essere attenti ad esse significa pianificare la perdita della propria eccellenza e capacità competitiva. Questo è l’unico modo per rendere l’industria europea (e l’Europa nel suo insieme) resiliente e indipendente e in Elettronica, per mantenere le nostre tecnologie e identificare i nuovi trend, investiamo ogni anno 13 milioni di euro in ricerca e sviluppo. In questo processo continuo, le nostre tecnologie ci hanno permesso di essere partner nei principali consorzi europei della difesa e queste partecipazioni ci permettono di accrescerle ulteriormente supportando il nostro futuro.

Come si inseriscono in questo quadro le “skills”, cioè le competenze umane?

Le tecnologie sovrane non sono solo gli elementi puramente tecnici, ma anche i processi (industriali, di progetto, e l’insieme di know-how) e soprattutto le skills, che anzi sono la tecnologia sovrana per eccellenza, in quando abilitante per le altre. Questo significa conoscere, coltivare, sviluppare e preservare le competenze, anche per adeguarle alle transizioni (digital e green) che ci aspettano. In Elettronica investiamo molto nella formazione delle competenze e nell’attrazione e retention dei talenti. Siamo infatti ben consapevoli che essi sono alla base delle “rivoluzioni tecnologiche” (tra cui la verde e digitale), e che a seguito di queste rivoluzioni molteplici cambiamenti saranno chiesti in termini di acquisizione di nuove competenze professionali (il cosiddetto reskilling), di miglioramento o riqualificazione delle competenze esistenti (cioè l’upskilling).

Ci spieghi meglio…

Tutti i salti tecnologici che noi facciamo sono nati dalle intuizioni dei nostri tecnici. Per questo curiamo la formazione permanente e l’ambiente di lavoro, sia sul profilo professionale, sia su quello umano. Supportiamo il “work life balance”, ma abbiamo anche iniziato un percorso verso il “lean life style”, che permette di lavorare con più efficienza e più soddisfazione. In termini più generali, il tema dello sviluppo delle competenze rientra espressamente tra gli obiettivi che Elettronica persegue come un fattore fondamentale per il successo dell’azienda. In questo modo, forniamo altresì il nostro contributo alla realizzazione dell’Agenda 2030 dell’Onu per lo Sviluppo sostenibile e all’Agenda europea delle competenze, con un focus specifico sull’approccio life long learning a tutti i livelli.

In che senso il ruolo delle donne nella cyber security può essere abilitatore dell’autonomia strategica europea?

Se da una parte è necessario curare i talenti presenti in azienda e assicurarsi che possano esprimere tutto il loro potenziale, dall’altra è necessario adoperarsi perché quanti più talenti possibili si possano affacciare al mondo del lavoro ed entrare nelle aziende strategiche per il Paese. Questo, in azienda, si traduce con il favorire un contesto senza barriere di genere, proficuo alla libera espressione dei talenti, dove tutte gli skills potenziali possano svilupparsi, esprimersi e dare il meglio. All’esterno, è noto il mio impegno per incentivare le donne ad accedere al mondo delle Stem. Non si tratta di garantire quote rosa, affatto. Si tratta piuttosto di contribuire a rimuovere gli ostacoli che possano rendere meno attrattive queste professioni alle donne.

Partiamo dagli ostacoli…

Solo il 28% dei ricercatori in tutto il mondo è donna. Il dato è reso noto dall’Onu. Secondo i dati del Global gender gap report 2020 del World economic forum, in italia, la disparità raggiunge l’apice nelle aree di cloud computing, ingegneria dei dati e intelligenza artificiale, in cui, in media, un solo lavoratore su cinque è donna. E nel cyber la percentuale di presenza femminile è ancora più bassa, rappresentando infatti solo 11% della forza lavoro, in Europa il 7%. Eppure le opportunità, in particolare nel mondo cyber, sono enormi.

Quindi, che fare?

Le donne devono essere sostenute nell’allargare lo sguardo anche a queste opportunità, partendo innanzitutto dalla loro formazione. Segno tangibile del mio impegno per il rafforzamento della presenza delle donne nella sicurezza informatica è dato dalla mia attività nella fondazione europea Women4Cyber (di cui sono membro fondatore). È un’iniziativa che mira a contribuire a colmare il divario di genere tra i professionisti della cyber-security in Europa. L’obiettivo principale è proprio quello di incoraggiare e promuovere l’acquisizione di competenze, l’aggiornamento e la riqualificazione di ragazze e donne verso l’educazione e le professioni cyber. Così facendo, desidero dare una testimonianza che il settore della tecnologia e della sicurezza informatica sono e saranno sempre un grande volano per consentire alle persone (uomini o donne che siano) di crescere, imparare nuove competenze e raggiungere nuovi risultati. Qui il cerchio si chiude, tornando al concetto di autonomia strategica.

In che modo?

Nel settore digitale e della sicurezza informatica, il livello di autonomia strategica a cui l’Europa aspira rispetto a livello globale può essere raggiunto proprio attraverso la formazione dei talenti e delle skills. La necessità di talenti, da qualsiasi parte essi provengano, è molto grande. Le skills sono come mattoni nella costruzione di un know-how europeo e rappresentano la base della sovranità tecnologica. Sono di per sé un bene strategico. Sta a noi preservarli per la costruzione e la manutenzione di tecnologie sovrane in Europa, ricorrendo al contributo attivo di ognuno, uomini e donne, ciascuno portatore delle sue specificità.



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