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Londra inaugura il nuovo regime di sanzioni con 14 russi

Il Regno Unito ha inaugurato il nuovo regime di sanzioni anticorruzione: 22 soggetti nel mirino, 14 sono russi. Il Tesoro Usa plaude e “chiama” l’Ue

Il governo britannico di Boris Johnson ha inaugurato il nuovo regime di sanzioni contro la corruzione globale imponendo misure restrittive su 22 individui “coinvolti in noti casi di corruzione in Russia, Sud Africa, Sud Sudan e in America Latina” e incassando il sostegno degli Stati Uniti di Joe Biden.

I 22 SOTTO SANZIONI

Come si legge sul sito del governo di Londra, questa prima ondata colpisce: 14 soggetti coinvolti nella frode fiscale da 230 milioni di dollari scoperta da Sergei Magnitsky, avvocato russo oppositore del presidente Vladimir Putin morto in carcere nel 2009 in circostanze sospette dopo essere stato arrestato l’anno prima, accusato di frode fiscale; i fratelli Ajay, Atul e Rajesh Gupta, una ricca famiglia di origine indiana con interessi commerciali in Sud Africa, e il loro fedelissimo Salim Essa; l’uomo d’affari sudanese Ashraf Seed Ahmed Hussein Ali, noto come Al Cardinal, per un’appropriazione indebita diffusa che ha contribuito all’instabilità e al conflitto in corso nel Paese; diverse persone coinvolte nel narcotraffico di droga e nell’appropriazione indebita in Sud America.

UN GIRO DI VITE CON MOSCA

“La Global Britain”, come il governo britannico definisce il Regno Unito post Brexit, “si batte per la democrazia, il buon governo e lo Stato di diritto”, ha dichiarato il ministro degli Esteri Dominic Raab. “Diciamo a chi è coinvolto in una grave corruzione: non tollereremo né te né i tuoi soldi sporchi nel nostro Paese”. Parole che, se lette anche alla luce dei 14 su 22 sanzionati russi, sembrano segnalare la volontà di un deciso cambio di passo da parte di Londra, la cui recente review strategica integrata di sicurezza, difesa, sviluppo e politica estera annovera la Russia come “il più grave pericolo per la nostra sicurezza”. Basti pensare che soltanto un anno fa nel “Russia report”, un documento di 55 pagine pubblicato a luglio dalla commissione Intelligence e sicurezza del Parlamento britannico, si leggeva quanto segue: “La fusione tra Stato, affari e criminalità organizzata e grave forniscono ulteriore peso e influenza: la Russia è in grado di rappresentare una minaccia onnicomprensiva alla sicurezza — che è alimentata dalla paranoia sull’Occidente e dal desiderio di essere vista come una grande potenza risorgente”.

IL SOSTEGNO AMERICANO

Con una nota Janet Yellen, segretario al Tesoro statunitense, ha dato il “benvenuto” alla decisione britannica. “Il nuovo regime sanzionatorio globale anticorruzione del Regno Unito offre opportunità agli Stati Uniti e al Regno Unito di intraprendere azioni sanzionatorie complementari ove appropriato, amplificando l’impatto delle nostre rispettive sanzioni”. E ancora: “Le sanzioni, tuttavia, sono soltanto uno strumento. Oltre alle sanzioni, il Tesoro sosterrà anche gli sforzi globali per combattere la corruzione fornendo orientamenti alle istituzioni finanziarie; assistenza tecnica; e l’impegno con i partner del settore privato ed estero per incoraggiare le riforme, garantire che i funzionari corrotti siano ritenuti responsabili e fare in modo che le vulnerabilità alla corruzione siano affrontate”. Infine, si legge, “gli Stati Uniti non vedono l’ora di continuare la nostra collaborazione con il Regno Unito e altri alleati per difendere i diritti umani”. Un segnale a Londra, ma anche a Bruxelles, ribadito in un tweet anche da Antony Blinken, segretario di Stato.

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