Sistemi democratici indeboliti, leadership che si spingono oltre per restare al potere e media vulnerabili, anche per colpa della pandemia. Che cosa dice il monitoraggio del report annuale Nations in Transit 2021 e perché non è incoraggiante
La democrazia è sotto assedio nei Paesi dell’Europa centrale e sudorientale. È questa la denuncia dell’ultimo report di Freedom House, Nations in Transit 2021. Lo studio registra un calo nello stato dei sistemi democratici, dei media, della libertà elettorale e del rispetto dei diritti umani nella regione. Un attacco che si compie da parte di alcune classi dirigenti con l’obiettivo di restare al potere: “I leader eletti in Europa e in Eurasia stanno minando le stesse istituzioni che li hanno portati in carica, rifiutando le norme democratiche e promuovendo sistemi alternativi di governo autoritario”.
Da quanto si legge nello studio annuale, “la forza complessiva della democrazia nella regione è diminuita per 17 anni consecutivi, e il numero di paesi classificati come democrazie è sceso al punto più basso da quando il rapporto è stato lanciato per la prima volta nel 1995”.
Il report monitora 29 Paesi dell’Europa centrale e orientale, i Balcani e l’ex blocco comunista, e li classifica in diverse categorie: democrazie consolidate, democrazie semi-consolidate, regimi di transizione o ibridi, regimi autoritari semi-consolidati e regimi autoritari consolidati.
Per Freedom House le conquiste democratiche nei Balcani sono state annullate nella maggior parte dei Paesi: “In Serbia, il presidente Aleksandar Vučić e il suo Partito progressista serbo (Sns) hanno supervisionato l’integrazione delle campagne diffamatorie e della propaganda filogovernativa, che hanno contribuito alla vittoria elettorale dell’Sns e alla formazione di un parlamento non rappresentativo nel 2020”.
In Slovenia, invece, il primo ministro Janez Janša – che si era beneficiato degli investimenti nell’industria dei media sloveni – ha aumentato gli attacchi verbali ai giornalisti. In Moldova, l’elezione di Maia Sandu alla fine del 2020 ha suscitato speranze di cambiamento, ma i suoi tentativi di superare l’ostilità in Parlamento quest’anno hanno portato a una lunga lotta politica e inter-istituzionale, che potrebbe indebolire ulteriormente le salvaguardie democratiche.
Sulle elezioni, lo studio sostiene che “non esiste una formula magica per votare i partiti responsabili dello status ibrido di un paese”, mentre “la politica anticorruzione può facilmente contenere illiberale o altre caratteristiche antidemocratiche”.
In quanto alla libertà di stampa, Freedom House crede che gli effetti della pandemia Covid-19 hanno ristretto lo spazio per i rapporti indipendenti, con media che si trovano in difficoltà economica e, come conseguenza, sono più vulnerabili al controllo politico.
Quali democrazie sono più minacciate? Secondo Nations in Transit 2021, Polonia e Ungheria che si distinguono per il loro ineguagliabile deterioramento democratico nell’ultimo decennio. Ma la democrazia nella maggior parte dei Paesi valutati si trova ad oggi in uno stato peggiore rispetto a 10 anni fa.
“La Polonia è ancora classificata come una democrazia semi-consolidata, ma il suo declino negli ultimi cinque anni è stato più ripido di quello dell’Ungheria – si legge nel report – […] L’Ungheria ha subito il più grande declino mai misurato da Nations in Transit, precipitando attraverso due confini categorici per diventare un regime di transizione / ibrido lo scorso anno”.
I partiti politici a Budapest e Varsavia “sono passati dall’attaccare i principi liberali che sono alla base della democrazia alla definizione di nuove norme e alla diffusione aperta di pratiche antidemocratiche”.
In Polonia, invece, la tendenza antidemocratica si è resa evidente l’anno scorso, quando “il governo ha utilizzato un gigante dell’energia di proprietà statale per acquisire i quattro quinti dei media regionali del paese e ha annunciato piani per imporre una tassa sulla pubblicità, che priverebbe un settore dei media privati già in difficoltà di risorse vitali”.
Il report classifica la Russia e la Bielorussia come regimi autoritari consolidati, dove la repressione si è notevolmente intensificata nell’ultimo anno: “La violenta repressione dei manifestanti pro-democrazia in Bielorussia, il tentato omicidio da parte del Cremlino dell’attivista anticorruzione e leader dell’opposizione Aleksey Navalny e la recente dimostrazione di forza dell’esercito russo lungo i confini dell’Ucraina dimostrano fino a che punto questi regimi sono disposti a spingersi per rimanere al potere”.
Sulla situazione in Bielorussia parlerà in Italia nei prossimi giorni il leader dell’opposizione, Sviatlana Tsikhanouskaya. Durante un incontro intitolato “Rivoluzione, riforma o rinnovato autoritarismo: Bielorussia al bivio”, organizzato dall’Istituto Affari Internazionali (Iai) il 30 aprile, Tsikhanouskaya spiegherà quale può essere il ruolo della comunità internazionale in un contesto geopolitico in cui la Russia supporta il regime, scoraggiando un intervento di Occidente.
Per Michael J. Abramowitz, presidente di Freedom House “la diffusione dell’autocrazia in Europa e in Eurasia ha implicazioni di vasta portata, non solo per la regione, ma anche per il mondo […] I leader democraticamente eletti si stanno allontanando dalla democrazia e creano le proprie realtà distorte per consolidare e mantenere il potere. Attraverso i loro successi finora, questi regimi antidemocratici stanno dando l’esempio e alimentando l’ascesa dell’autoritarismo nei paesi vicini. Se lasciati incontrollati, hanno il potenziale per minare la democrazia e legittimare l’abuso di potere in Europa e oltre”.
I am glad to announce my visit to Italy on April 29-30. In Rome, I will have meetings with @ItalyMFA, ?? Parliament and politicians to discuss negotiations and support for the Belarus civil society. pic.twitter.com/r35PFbgQOI
— Sviatlana Tsikhanouskaya (@Tsihanouskaya) April 26, 2021