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La pandemia ha cambiato il mondo (della plastica)

Di Nicola De Blasio e Phoebe Fallon

La durata e l’economicità, due dei maggiori vantaggi della plastica, l’hanno resa il materiale prediletto dalla società moderna. Ma hanno anche creato un problema di sostenibilità globale. Il punto di Nicola De Blasio, Senior Fellow ed esperto di innovazione tecnologica per il programma Environment and Natural Resources della Harvard Kennedy School, e Phoebe Fallon, una studentessa di Scienze ambientali e politiche pubbliche alla Harvard University

Pubblichiamo a cura di Otto Lanzavecchia l’articolo di Nicola De Blasio e Phoebe Fallon, originariamente apparso su The National Interest.

Minacce come le pandemie e le crisi ambientali spesso progrediscono con tendenze non lineari, iniziano in piccolo e crescono in modo esponenziale, e sono particolarmente difficili da affrontare perché ci richiedono di interpretare e reagire ai cambiamenti in tempo reale.

Mentre l’approccio più efficace sarebbe quello di prendere azioni decisive tempestivamente, in un momento in cui la minaccia può ancora essere percepita come piccola, la sfida sta nel fatto che il successo, a posteriori, potrebbe far sembrare le misure forti una reazione eccessiva, una situazione che i politici di solito preferiscono evitare.

Sebbene la comunità scientifica avesse passato settimane ad avvertire la popolazione riguardo ai rischi del coronavirus, le prime fasi della pandemia non sembravano né erano percepite come un potenziale disastro globale. I lockdown iniziali sono stati accolti con scetticismo sia dall’opinione pubblica che da molti politici. I governi di tutto il mondo hanno iniziato ad agire solo quando i casi interni avevano iniziato a crescere in modo esponenziale, il che, col senno di poi, si è rivelato troppo tardi.

Gli impatti complessivi della pandemia da coronavirus sono ancora difficili da quantificare, ma le ramificazioni economiche, sociali e ambientali si faranno sicuramente sentire per i decenni a venire. La pandemia ha alterato in modo significativo le dinamiche e cambiato le priorità, ostacolando il progresso verso obiettivi di sostenibilità consolidati, compresi gli sforzi per frenare la dipendenza dalle plastiche monouso a base di petrolio.

La domanda di dispositivi di protezione individuale (DPI), schermi di sicurezza e prodotti in plastica monouso come contenitori da asporto, sacchetti di plastica e imballaggi è aumentata vertiginosamente. Le autorità di regolamentazione hanno rinviato o revocato i divieti sulla plastica, vietato ai consumatori di utilizzare articoli riutilizzabili e interrotto i servizi di riciclaggio per prevenire la contaminazione incrociata.

Non c’è dubbio che la plastica abbia plasmato la società in svariati modi che rendono la vita di molte persone più facile e sicura. Oggi, un mondo senza plastica è quasi inimmaginabile. Ma mentre la durevolezza e l’economicità, due delle maggiori risorse della plastica, l’hanno resa il materiale da lavoro della società moderna, sono anche diventate la sua più grande maledizione, creando una crisi ambientale e di sostenibilità globale.

Secondo il Pew Charitable Trust, ad oggi nel mondo sono stati prodotti 6,3 miliardi di tonnellate di rifiuti di plastica, la maggior parte dei quali è finita nelle discariche o nell’ambiente. 11 milioni di tonnellate di plastica entrano negli oceani ogni anno, una quantità che triplicherà entro il 2040. Se il mondo rimane su questa traiettoria, allora ci sarà più plastica che pesce negli oceani entro il 2050.

Sebbene fino ad ora la strategia per affrontare le sfide associate alla produzione e all’uso della plastica si sia basata principalmente su un approccio “3R” – ridurre, riutilizzare e riciclare -, la pandemia in corso ha dimostrato l’esigenza sempre più critica di una trasformazione sistemica, basata su innovazione, sostenibilità e resilienza.

Il raggiungimento di un futuro sostenibile a lungo termine per la plastica richiederà l’integrazione dell’intera catena del valore, dalla progettazione al riutilizzo, insieme alla transizione verso un’economia veramente circolare, in cui la fine del ciclo di vita di un prodotto viene presa in considerazione dal momento in cui questo è sviluppato e le risorse vengono riutilizzate invece di essere continuamente consumate.

Allo stesso tempo, le autorità regolatorie devono: introdurre incentivi per i produttori di modo da spingerli a realizzare prodotti in plastica più facilmente riciclabili; migliorare e armonizzare i sistemi di raccolta e riciclaggio esistenti; imporre obiettivi di riciclaggio e percentuali di materiali riciclati nei nuovi prodotti; e, soprattutto, costruire la domanda di bioplastica attraverso politiche come gli standard di plastica rinnovabile. Come gli standard di portafoglio rinnovabili, che richiedono ai produttori di elettricità di fornire ai clienti una percentuale minima dichiarata di elettricità da risorse rinnovabili ammissibili, gli standard di plastica rinnovabile dovrebbero essere progettati per aumentare la sostenibilità dei prodotti in plastica.

Fattori tecnologici, considerazioni commerciali e comportamento dei consumatori hanno creato una crisi globale dell’inquinamento da plastica. Dobbiamo agire con decisione prima che la dipendenza mondiale dalla plastica si trasformi in una pandemia di plastica. L’impatto del coronavirus sulla sostenibilità non deve essere sottovalutato e tutte le parti interessate devono decidere il proprio ruolo nella transizione verso un’economia circolare per la plastica.


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