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Biden chiama, Draghi risponde. Perché Kerry guarda a Roma

Prima giornata a Roma per l’inviato Kerry: incontri con Cingolani, Di Maio e Giorgetti. Domani vede Draghi. In cima all’agenda gli sforzi per ridurre le emissioni già entro il 2030. L’Italia, tra Cop26 e G20, può essere preziosa per gli Usa

È iniziata oggi da Roma la seconda missione europea di John Kerry, dopo quella di inizio marzo. In attesa di incontrare domani il presidente del Consiglio Mario Draghi e di essere ricevuto in un’udienza da papa Francesco, oggi sull’agenda dell’inviato speciale per il clima del presidente statunitense Joe Biden faccia a faccia con i ministri Roberto Cingolani (Transizione ecologica), Luigi Di Maio (Esteri) e Giancarlo Giorgetti (Sviluppo economico).

Tre esponenti del governo italiano che nei giorni scorsi avevano incontrato anche Alok Sharma, il presidente della Cop26 che l’Italia organizza assieme al Regno Unito. A dimostrazione, come sottolineavamo su Formiche.net, di come il dossier clima incroci quelli relativi a relazioni internazionali e politica industriale.

A far da Cicerone nella Capitale per Kerry, che pur ne ha discreta conoscenza, c’è David Thorne, suo consigliere e grande conoscitore dell’Italia, essendo stato ambasciatore a Roma durante la prima amministrazione di Barack Obama. Era stato proprio Thorne, cresciuto in Italia quando il padre Landon fu chiamato dal presidente Dwight Eisenhower ad amministrare il piano Marshall nel nostro Paese, a suggerire a Kerry di partecipare all’ultimo minuto all’incontro a Washington tra Di Maio (primo ministro a essere ricevuto all’amministrazione di Joe Biden) e il segretario di Stato Antony Blinken.

Forti anche del feeling tra i presidente Biden e Draghi, con questa visita gli Stati Uniti sottolineano l’importanza dell’Italia come loro alleato all’interno dell’Unione europea ma non soltanto. L’amministrazione Biden ha fatto della lotta al cambiamento climatico una priorità: basti pensare soltanto che l’inviato Kerry ha un posto al Consiglio per la sicurezza nazionale.

Serve fare di più, ha detto Kerry, per mantenere l’innalzamento della temperatura terrestre entro 1,5 gradi centigradi. L’inviato ha chiesto a tutti i Paesi di impegnarsi per ridurre le emissioni entro il 2030, con quello in corso che, secondo gli esperti, rappresenta il decennio decisivo. “Non è abbastanza dire ‘emissioni zero entro nel 2050’: dobbiamo compiere ora i passi che ci consentiranno di arrivare a quell’obiettivo”, ha spiegato dopo l’incontro con il ministro Cingolani.

Quanto dichiarato dal ministro Cingolani sembra confermare questa impostazione: elogiando il “nuovo corso degli Stati Uniti per la difesa dell’ambiente”, ha spiegato di aver parlato con l’inviato di “scenari visionari, ma anche del presente e degli impegni dei prossimi mesi”, quando l’Italia avrà la presidenza di turno del G20 e della Cop26. “Abbiamo un’agenda molto fitta e spero che questo sia l’inizio di una collaborazione poderosa tra Italia, Stati Uniti ed Europa”, ha dichiarato il ministro.

In questo senso, ciò che gli Stati Uniti chiedono all’Italia, Paese amico co-organizzatore della Cop26 ma anche presidente di turno del G20, è di utilizzare questi importanti appuntamenti per destare le coscienze degli altri partner affinché tutti raggiungano gli ambiziosi obiettivi posti, come spiegano a Formiche.net fonti diplomatiche italiane.

Parole che trovano riscontro in quanto detto dal ministro Di Maio dopo l’incontro: “Siamo in un momento storico fondamentale per la salvaguardia del pianeta”. Italia e Stati Uniti “sono chiamati a esercitare un ruolo di leadership per convincere i nostri partner che la transizione energetica e la lotta per la salvaguardia del pianeta sono un vantaggio e una grande opportunità per tutta la comunità internazionale”.

Dunque, l’Italia come leva per “convincere” altri, con cui Roma ha rapporti migliori di Washington. Un esempio? Prima di partire per l’Italia, nel corso di una audizione alla commissione Affari esteri della Camera dei rappresentanti, Kerry ha dichiarato che l’amministrazione Biden sta considerando di imporre sanzioni ad aziende cinesi accusate di ricorrere al lavoro forzato nella produzione di pannelli fotovoltaici e altri componenti nel settore delle energie rinnovabili. Il che dimostra anche una volta la trasversalità del dossier ambiente, che si aggancia anche a un’altra priorità dell’amministrazione Biden: i diritti umani, che saranno sicuramente tra i temi al centro dell’incontro tra Kerry e Francesco, con gli sforzi di Washington a riavvicinare la Santa Sede dopo i quattro anni difficili con Donald Trump alla Casa Bianca.

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