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Cina, Wen Jiabao il volto tecnologico del comunismo

Pechino prevede un rallentamento dei parametri della crescita e si prepara a trasformare il proprio modello economico. Questo il succo della relazione che il primo ministro cinese, Wen Jiabao, ha presentato lunedì al Congresso nazionale del popolo, il parlamento non votato dell’Impero di mezzo. Se finora la strategia dell’esecutivo metteva in primo piano investimenti ed esportazione di beni di largo consumo, in futuro si punterà invece su domanda interna, sviluppo di servizi e prodotti industriali di alta qualità. Il primo ministro all’ultimo anno di attività nell’esecutivo cinese, è cosciente dell’ambizione dei propri piani.
 
Gli obiettivi potranno essere raggiunti solo rinnovando e ristrutturando istruzione pubblica e previdenza sociale, mettendo al primo posto le infrastrutture legate ai trasporti e quelle del commercio online. Il premier non ha trascurato nemmeno l’obbiettivo delle ferie pagate per i lavoratori. Dal 2008 la forza lavoro occupata ha diritto fino a 15 giorni di vacanze all’anno, a seconda del livello di anzianità. Un privilegio che se goduto fino in fondo, e non è ancora cosi, stimolerebbe il turismo interno.
 
Il premier cinese è convinto che il paese abbia bisogno di nuovi impulsi visto che i tradizionali motori della crescita non riescono a trainare. Uno scenario allarmante poiché il raffreddamento della domanda estera europea e statunitense minaccia di far crescere la bilancia commerciale cinese solo del 10% nel 2012. Un parametro che lo scorso anno era stato superiore al 20%. Per quanto riguarda gli indicatori interni nel 2012 il PIL crescerà del 7,5%, il ritmo più basso da otto anni.
 
Il rallentamento delle prospettive di crescita della seconda economia del pianeta rende meno serena l’atmosfera dei mercati finanziari globali. Subito dopo l’intervento del leader cinese davanti a circa 3mila delegati del partito comunista gli investitori hanno espresso la propria “delusione”. Parole seguite dal leggero calo della Borsa cinese. Dopo tre decenni di sviluppo al 10%, specialisti e osservatori economici ritengono indispensabile una crescita dell’8%, al fine di garantire reddito alla popolazione in fuga dalla campagna e ai giovani che concludono la formazione scolastica. Atteggiamento e obiettivi prudenti di Wen non sono una sorpresa per gli analisti.
 
Per il piano quinquennale che si concluderà nel 2015 l’uomo politico cinese aveva pronosticato una crescita annua del 7%. Secondo il primo ministro occorre mantenere la crescita dei prezzi al consumo attorno al 4%. Lo stesso indice il governo se lo era posto anche nel 2011, fallendo però l’obiettivo. Lunedì Wen non ha fatto altro che richiamare le sue ansie di fondo sulla crescita cinese, “squilibrata, indeterminata e insostenibile”. Un mantra che il premier ripete dal 2007.
 
Il consuntivo fatto da Wen davanti all’assise che una volta all’anno approva le linee guida di governo e partito comunista, non ha tralasciato di citare i possibili errori di prospettiva cui potrebbe inciampare il paese. Tra questi il premier cita “l’espansione sfrenata di energia solare ed eolica”e i mega impianti sportivi pane quotidiano della corruzione non solo nell’Impero di mezzo. Il primo ministro pretende maggiori attenzioni verso le più moderne tecniche di informazione, i prodotti ecologi quelli a forte rendimento energetico. Mobilità elettrica, produzione biotecnologica e dei materiali di prima qualità devono prender il posto di impianti più arcaici.
 
Le industrie siderurgiche, automobilistiche e navali locali una volta modernizzate dovranno confluire in unità più grandi. Il governo di Wen ritiene necessario stimolare la crescita di una classe media cinese attraverso la creazione nel 2012 di 9 milioni di posti di lavoro nelle città. Altrettanto si deve fare secondo il premier per diminuire il divario poveri-ricchi e la forbice città-campagna. Il rinnovamento industriale non deve avvenire allentando il controllo dei parametri economici più sensibili ha sottolineato il capo dell’esecutivo di Pechino. Il deficit del bilancio statale dovrà scendere al 1,5% del Pil rispetto all’1,8% del 2011.
 
La crescita immobiliare deve evitare il formarsi di bolle settoriali, mentre è indispensabile industrializzare l’agricoltura. Politica sociale rigorosa per combattere il debito degli enti locali e “prudente monetarismo” allo scopo di combattere i debiti degli enti locali e mantenere “essenzialmente stabile” il cambio dello yuan. Alle riserve valutarie nazionali sarà possibile attingere con “razionalità”. Gli imprenditori che vogliono investire all’estero, debbono poter contare sul sostegno dello stato ha sottolineato Wen.


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