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Vi svelo l’Hamas fan club (a Roma). Scrive Cicchitto

Di Fabrizio Cicchitto

Chi in Italia parla di eccesso di risposta da parte di Israele a Gaza o non conosce la situazione o è in malafede. E magari fa parte di quel fan club di Hamas che negli ultimi anni ha ingrossato le sue fila fra Palazzo Madama e Montecitorio… Il corsivo di Fabrizio Cicchitto

Per capire fino in fondo quello che sta accadendo dobbiamo fare qualche passo indietro ed esaminare quella che a nostro avviso è stata una catena di errori.

Il primo errore è stato commesso da Bush jr., che, rovesciando in modo irragionevole quella che era stata fino ad allora una costante nella politica americana, cioè di appoggiare l’Iraq, guidato dalla minoranza sunnita, come antemurale all’Iran, ha non solo eliminato Saddam Hussein, ma anche il partito Baath e l’esercito iracheno.

In questo modo Bush jr. ha consegnato l’Iraq agli sciiti, che si sono collegati a quelli iraniani con conseguenze disastrose: da un lato una parte dei sunniti, presi dalla disperazione, hanno sostenuto Daesh, dall’altro i pasdaran iraniani hanno sostenuto due soggetti per i quali la politica di mescola al terrorismo, cioè hezbollah e Hamas.

Su Hamas però c’è stato un duplice errore di Israele: l’abbandono di Gaza da parte di Sharon e un eccesso di spregiudicatezza tattico, quello di usare Hamas per indebolire Al Fatah e l’Olp. Purtroppo quel tatticismo è stato del tutto sbagliato.

Già ai tempi di Arafat, ma ancor più dopo, Arafat e l’Olp sono andati incontro ad una profonda involuzione, determinata anche dalla corruzione dei gruppi dirigenti, con un conseguente parziale, ma significativo distacco dal popolo palestinese. Su questa contraddizione si è innestato Hamas che è “un partito armato”.

Così Hamas ha fatto un autentico colpo di Stato a Gaza, ha eliminato anche fisicamente Al Fatah e l’Olp e di fatto tiene in ostaggio circa 2 milioni di palestinesi che usa e di cui si fa scudo quando lancia i suoi razzi su Israele attraverso un apparato missilistico fornito dall’Iran. Chi in Italia non fa i conti con questa realtà e parla di eccesso di risposta da parte di Israele o non conosce la situazione o è in malafede.

Poi non c’è dubbio che Hamas si è inserita anche su errori e contraddizioni verificatesi in Israele nella gestione della spianata e nella vertenza sulla proprietà di alcuni immobili. In seguito a una rottura dell’ordine pubblico su questi temi è partito l’attacco dei razzi da Gaza. Ora, non c’è dubbio che, a nostro avviso, Israele, quale che sia il governo deve fare di tutto per migliorare le condizioni economiche e anche civili degli arabi israeliani, ma non può non reagire con grande durezza agli attacchi missilistici da Gaza sul suo territorio.

Su questo terreno la solidarietà ad Israele, cioè nei confronti dell’unica nazione del Medio Oriente (in parte su questo piano c’è anche la Tunisia) dove si svolgono libere elezioni e dove c’è un passato storico che nessuno può dimenticare, non può avere tentennamenti.

Non si può imputare ad Israele un eccesso di reazione come ha fatto qualche giorno fa Enrico Letta, evidentemente intimidito da un attacco rivoltogli da Massimo D’Alema. Ma la spregiudicatezza di D’Alema in politica estera oramai è mitica: è stato ultra americano quando era presidente del Consiglio, tant’è che ha mandato i nostri aerei a bombardare in Serbia (scelta sacrosanta visti i massacri in atto) prima di avere l’autorizzazione del parlamento, ma è stato sempre vicino ad Hamas e a hezbollah e attualmente è anche un cultore delle possibilità offerte dalla nuova via della Seta.

Ora, il Pd ha mille difetti in politica interna, ma almeno che sia un punto di riferimento in politica estera, il che vuol dire pieno sostegno a Draghi (vero Bettini?), una chiara collocazione in Europa senza alcuna subalternità, ma senza alcuna concessione alle sbavature sovraniste di Salvini e della Meloni, stretta alleanza con gli Usa di Biden e pieno sostegno ad Israele investita da un attacco missilistico portato avanti da Hamas con il sostegno dell’Iran.

Questo sostegno deve essere ancora più netto se si pensa che può essere aperto dall’Iran un secondo fronte dal lato libanese con hezbollah che fortunatamente finora hanno dichiarato di rimanere con le armi al piede. Infine una questione sulla quale tutti i generici sostenitori dei palestinesi in Italia (da Provenzano, a un quarto di Enrico Letta, a tutto Fratoianni) devono fare i conti: la formula due popoli due Stati ha un senso se i palestinesi hanno una guida equilibrata e democratica, cioè la versione di Al Fatah e dell’Olp che personalmente ho conosciuto alcuni anni fa, troppi purtroppo.

Ma quale formula due popoli due Stati si può realizzare se i palestinesi sono divisi in modo profondo fra un movimento terrorista collegato a precise tendenze del fondamentalismo islamico qual è Hamas che usa Gaza e i 2 milioni di palestinesi là prigionieri per bombardare Israele e una Olp-Al Fatah che balbetta e che non riesce a essere alternativa ad Hamas su tutto il quadro politico?

A tutto ciò, per chiarezza, aggiungiamo che sia la sinistra sia il centro sia la destra di Israele devono fare una riflessione di fondo su come viene gestita la politica e l’economia rispetto al popolo arabo israeliano.

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