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Letta prova a rompere il duopolio Salvini-Conte. Ma il popolo social…

Di Domenico Giordano

Enrico Letta è tornato sulla scena politica forte di un buon consenso social, ma i due personaggi politici che hanno dominato il dibattito degli ultimi tre anni, Salvini e Conte, non hanno mollato la presa. E dopo poche settimane, il mood per il segretario Pd si è deteriorato. L’analisi di Domenico Giordano di Arcadia

Il 18 febbraio il governo di Mario Draghi incassa la fiducia alla Camera con il voto favorevole di 535 deputati, appena 5 astenuti e solo 56 contrari. Un mese, precisamente il 14 marzo, l’assemblea del Partito Democratico sceglie Enrico Letta quale successore di Nicola Zingaretti con 860 voti a favore, 4 astensioni e 2 voti contrari. Infine, la sera del 1° aprile, l’ex presidente del Consiglio Giuseppe Conte si carica sulle spalle la mutazione del Movimento 5Stelle con l’intervento all’assemblea dei gruppi parlamentari, eurodeputati, consiglieri regionali e amministratori locali.

Le date e i dati, che in sé sono privi di un significato valoriale, al contrario se inseriti in un contesto specifico diventano fondamentali punti di ancoraggio per scalare le pareti della politica italiana, come in questo caso, in cui l’intento è quello misurare la capacità dei tre maggiori leader, che sostengono il tentativo di Draghi di portare l’Italia fuori dal tunnel della pandemia sanitaria ed economica, di intercettare il mood degli utenti e di differenziarsi pur rimanendo nei confini della maggioranza dagli altri competitor di cordata.

Allora, giusto per spoilerare ciò che ci rivelano i grafici che raccolgono menzioni, engagement e sentiment, negli ultimi due mesi Matteo Salvini e Giuseppe Conte hanno continuato a scavare e far crescere la distanza che li separa da Enrico Letta, nonostante i tentativi di quest’ultimo di prendere le redini delle discussioni digitali, prima con la proposta sullo ius soli, lanciata a ridosso della sua investitura a segretario nazionale, in ultimo con quella della dote per i diciottenni, in parte stoppata proprio dal premier Draghi.

Il confronto comparativo, realizzato con la suite di LiveInsights di Blogmeter, è suddiviso in due periodi, un primo tempo dal 18 marzo al 18 aprile, ovvero esattamente un mese dopo larghissima fiducia incassata nei due rami del Parlamento dal governo Draghi, e un secondo che parte il 19 aprile e si conclude il 22 maggio. Ebbene, a cavallo di marzo e aprile, con la campagna di vaccinazione che stenta a decollare, le insofferenze crescenti di larghi strati della popolazione per le chiusure delle attività economiche, le incertezze sull’efficacia del vaccino Astrazeneca, i ritardi nelle consegne delle dosi alle regioni, gli utenti hanno mostrato di apprezzare il cambio di leadership, per quanto improvviso e repentino, al vertice del Partito Democratico.

Il mood positivo nei confronti di Enrico Letta, si attesta al 40% contro il 34% incassato da Matteo Salvini e il 46% di Giusppe Conte, insomma nient’affatto male, anzi decisamente un buon debutto per chi fino a qualche giorno prima era di fatto ai margini del dibattito politico nazionale. Un atteggiamento di genuina comprensione, di attesa benevola che emerge pure dalla quantità di menzioni e dall’engagement complessivo ottenuto da Letta che raccoglie dal nulla il 18% del totale delle menzioni e dell’engagement rispetto al duo Salvini & Conte che da prima presidiavano militarmente e con una ampia batteria di supporter i terreni digitali.

 

Un’occupazione che non intendono interrompere, plasticamente riscontrata osservando il podio dei picchi delle menzioni che infiammano le discussioni in rete, in particolare su Facebook con una quota superiore al 70% su nel primo periodo: il 17 aprile, tocca a Salvini che si mette al collo la medaglia d’oro a seguito della decisione del GUP di Palermo Lorenzo Jannelli di rinviarlo a giudizio per aver bloccato, era l’agosto del 2019, lo sbarco dei 147 migranti salvati dall’Ong spagnola Open Arms. Sul secondo e terzo gradino, invece, si piazza sempre Giuseppe Conte con due post in successione: si parte, il 1° aprile quando partecipando all’assemblea degli eletti del Movimento 5 Stelle ne diventa il leader in pectore, per continuare qualche giorno dopo, siamo al 6 aprile quando replica all’editoriale del direttore de La Stampa, Massimo Giannini, che due giorni prima aveva messo alla berlina la politica estera del suo governo.

Prima di saltare a piè pari nel secondo tempo dell’analisi comparata però vale la pena soffermarsi solo qualche secondo sugli hashtag che sono stati utilizzati dagli utenti ogni qualvolta la keyword di riferimento era Enrico Letta, perché ci aiutano a comprendere la percezione della rete e, forse, ci chiariscono pure le strategie dei leader.

La tag cloud lettiana infatti ci svela come la ricerca di un nemico, la costruzione di una contro-narrazione che possa insidiare e scalzare la narrazione dominante sia diventata per i social leader funzionale al progetto politico: ecco che #Salvini, con 203 citazioni, insegue il cavallo di battaglia dell’#iusoli, che ne ottiene 234, ma sorpassa di tanto, #Draghi (a 167) #immigrati (con 133 citazioni), l’identitario #sinistra (appena a 127) e #ddlzan (con solo 70 citazioni).

Nel secondo periodo a pagare dazio alle due locomotrici digitali è proprio il neosegretario del Partito Democratico al quale, in poche settimane, viene meno anche quella empatica benevolenza, tanto sincera quanto liquida, incassata a marzo e nella prima metà di aprile.

Infatti, mentre il mood per Matteo Salvini e Giuseppe Conte fa registrare lievi oscillazioni, con il segretario della Lega che passa dal 34 al 35% e l’ex presidente del Consiglio che invece scende dal 46 al 43%, su Enrico Letta si abbatte la scure degli utenti che lo penalizzano di ben 8 punti percentuali tanto che il mood positivo si abbassa dal 40% del primo periodo al 32% incassato nel secondo. Una perdita netta che si riflette anche sulla quota complessiva di menzioni e dell’engagement che dal 18% si contrae fino a un 10% a vantaggio proprio di Matteo Salvini e Giuseppe Conte.

 

Sarà in parte, minima certo ma non da è escluderlo a priori, che proprio per questa sensazione di non riuscire a insidiare adeguatamente gli spazi digitali dei primi due, che Enrico Letta nel tentativo di rilanciare la propria azione e, parallelamente quella del Partito Democratico, inizia sempre più frequentemente a inseguire e punzecchiare Matteo Salvini o, all’opposto, a lusingare l’azione di Giuseppe Conte di rigenerare un Movimento logorato da continue lotte intestine.

I picchi delle menzioni del secondo periodo, quello dal 19 aprile al 22 maggio, ci restituiscono senza dubbi il netto predominio di Salvini che tiene a distanza Conte e sovrasta ampiamente Enrico Letta, nonostante l’appoggio alle sortite di Fedez, al DDL Zan e la sua ultima proposta di tassare le successioni superiori ai cinque milioni di euro per dare una dote di 10.000 euro ai diciottenni.

La hit parade è tutta salviniana che si prenda pure il record quando lo scorso 14 maggio, con ben 3.790 menzioni, oscura tutto e tutti dopo la  decisione firmata dal GUP Nunzio Sarpietro del “non luogo a procedere” nei confronti dell’ex ministro dell’Interno chiamato a rispondere dei reati di sequestro di persona e abuso d’ufficio per aver tenuto bloccati nel 2019 i 164 migranti salvati dalla nave Gregoretti della Guardia costiera italiana.

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