Nel settore pubblico c’è il grande rischio che, rientrata l’emergenza sanitaria che ci ha costretto a lavorare a distanza, tutto ritorni a quella normalità di prima auspicata da molti. I temi al centro dell’ultimo libro di Luciano Hinna dal titolo provocatorio Smart working come trasformare una caduta in un tuffo: punti di attenzione in ambito pubblico edito dall’Universitas Mercatorum Press
Secondo l’Osservatorio hr practice innovation del Politecnico di Milano tra le priorità di un campione di 215 delle grandi aziende private che hanno partecipato ad una ricerca, il 45% ha come priorità nel breve temine quella di introdurre o potenziare lo smart working.
E il settore pubblico che cosa fa? Questo è il tema affrontato nell’ultimo mio libro dal titolo originale e provocatorio: Smart working come trasformare una caduta in un tuffo: punti di attenzione in ambito pubblico edito dall’Universitas Mercatorum Press.
Nel settore pubblico c’è il grande rischio che, rientrata l’emergenza sanitaria che ci ha costretto a lavorare a distanza, tutto ritorni a quella normalità di prima auspicata da molti. Se la normalità sanitaria è certamente auspicabile, quella organizzativa lo è molto di meno.
La domanda da porsi infatti è se quella normalità di prima andava bene, con la produttività ferma da anni, lo scontento di cittadini e imprese per la burocrazia asfissiante e la frustrazione dei dipendenti pubblici costretti ad applicare modelli burocratici superati da 50 anni di storia dell’organizzazione.
La pandemia è stata una gigantesca esercitazione che ci ha permesso di comprendere che un diverso modo di lavorare è possibile, un modo impensabile solo qualche anno fa, che ha consentito tutto sommato al sistema di tenere, innescando un processo di innovazione di dimensioni inattese: un processo come mai era avvenuto nella storia della nostra pubblica amministrazione.
Oggi, invece che ritornare alla normalità di prima, abbiamo la possibilità di potenziare quel modello capitalizzando su ciò che nel bene e nel male è stato realizzato in questi ultimi lunghi mesi avviando un processo di cambiamento che non è un progetto qualsiasi, ma è un progetto di change management che coinvolge tutti gli enti e tutti i dipendenti e cambia il paradigma organizzativo.
Il volume citato è un lavoro realizzato a più mani tenendo conto dell’esperienza maturata nella pubblica amministrazione italiana da una ventina di soggetti, tutti operanti negli enti di ricerca italiani, che vi hanno collaborato raccontando le loro esperienze di smart working.
L’idea di mettere a disposizione di altre amministrazioni una pubblicazione realizzata a più mani è sembrata un’occasione di benchmark interessante: gli enti di ricerca, infatti, hanno nel loro dna culturale l’idea costante di sperimentare e confrontarsi, predisporre documenti per metterli in discussione.
Il volume, tuttavia, più che un position paper è un paper for discussion. Nella sua prima parte offre un glossario concettuale: lo smart working, infatti, è nel vocabolario di tutti, ma nelle conoscenze di pochi e da qui la necessità di mettere a confronto definizioni e framework diversi, frutto dell’analisi sia internazionale che della storia del lavoro a distanza in Italia. Home working, lavoro da remoto, telelavoro, lavoro agile, parole diverse per concetti simili, ma non uguali.
Lo smart working è sulla frontiera dell’innovazione e non è sbagliato affermare che chi riesce a realizzare smart working è prevalentemente un’azienda di know-how: le aziende pubbliche non sono catene di montaggio ma sono aziende di know-how ed entrare in questa ottica fa ripensare completamente la gestione delle risorse umane in ambiente pubblico.
Nella seconda parte del volume vengono presi in considerazione aspetti precisi e puntuali degli effetti dello smart working sotto il profilo dei rapporti sindacali, del benessere organizzativo, della gestione delle pari opportunità, dei sistemi di controllo e analisi dei rischi.
Nella terza ed ultima parte, infine, è stata proposta quella che è stata definita la bacheca dei post.it: punti di attenzione per ciascuna area funzionale – risorse umane, information technology, sicurezza, logistica, formazione – da mettere in ordine a cura di ogni ente tenendo conto delle proprie priorità e dell’assetto organizzativo di partenza.
Tutti elementi utili da iniziare a mettere a sistema per realizzare quel progetto di change management che può fare la differenza tra musica e rumore e organizzazione e scollamento.