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Le ultime scintille tra Iran-Stati Uniti (e cosa c’entra il Venezuela)

Di Emanuele Rossi e Rossana Miranda

Il segretario alla difesa Lloyd Austin si è detto preoccupato per il presunto viaggio di due navi da guerra iraniane verso il Paese sudamericano. Washington alza il livello di pressione sulle fazioni istituzionali più reazionarie di Teheran

Nell’ultima settimana gli Stati Uniti hanno alzato il livello di attenzione nei confronti dell’Iran, a cominciare dalla dichiarazione con cui il segretario di Stato, Anthony Blinken, ha detto che se anche gli Stati Uniti dovessero rientrare all’interno del Jcpoa (l’accordo per il congelamento del programma nucleare iraniano) parte delle sanzioni resteranno comunque attive. Le parole di Blinken sono arrivate durante un’audizione al Senato in cui il segretario ha espresso la linea generale dell’amministrazione Biden sul dossier. L’idea è quella di mantenere un livello di pressione sulle fazioni istituzionali più reazionarie di Teheran (i Pasdaran e la loro presenza socio-territoriale), e portare l’Iran a un cambio generale di comportamento all’interno della regione e nella proiezione internazionale della Repubblica islamica.

In un’altra audizione al Senato, il segretario alla difesa Lloyd Austin ha alzato ulteriormente quel livello di attenzione parlando di due navi iraniane dirette in Venezuela. Si tratta di una fregata e di una navi da appoggio logistico utilizzata dalla marina iraniana, la “Markan”. Quest’ultima, solitamente utilizzato per il trasporto di greggio, sembrava che avesse ricevuto ordine di rientro nel Golfo dopo che l’omologa “Khargsi era incendiata davanti all’Oman. Invece, secondo Austin, sarebbe sulla rotta verso Caracas carica di armi di vario genere. Il capo del Pentagono ha espresso preoccupazione estrema, perché significherebbe spingere la proliferazione militare all’interno della regione sudamericana e soprattutto in un Paese, il Venezuela, che gli americani considerano all’interno del club degli Stati paria.

In un’op-ed per il sito della Bloomberg, l’ammiraglio in congedo James Stavridis ha definito il possibile invio di barchini armati — probabilmente trasportati nella Markan — al Venezuela una minaccia per gli americani nei Caraibi. Durante un’audizione della commissione per i Servizi armati, Austin ha dichiarato che “il precedente di consentire all’Iran di fornire armi alla regione mi causa grande preoccupazione. Sono assolutamente preoccupato per la proliferazione di armi, di qualsiasi tipo, nel nostro quadrante”. Le parole di Austin arrivano nello stesso giorno in cui l’Iran ha annunciato pubblicamente l’arrivo nell’Atlantico delle due navi.

Habibollah Sayyari, vice capo dell’esercito iraniano, ha descritto il viaggio delle due imbarcazioni come “il più lungo e impegnativo della marina iraniana”. La tv di Stato iraniana ha pubblicato un video probabilmente girato dalla Makran in cui si vede il cacciatorpediniere Sahand nell’oceano. “La marina sta migliorando le sue capacità – ha spiegato Habibollah Sayyari -, dimostrando la sua potenzialità di impiego a lungo termine in mari sfavorevoli e nelle condizioni meteorologiche avverse dell’Atlantico”.

Giorni fa, il sito Politico aveva anticipato il movimento delle due imbarcazioni, Makran e Sahand, che circondando l’Africa avevano doppiato Capo di Buona Speranza prima di entrare nell’Atlantico; una rotta inedita per navi di guerra iraniane. A supportare le informazioni ci sono le immagini satellitari. Funzionari che hanno preferito restare in anonimato avevano anticipato a Politico che la destinazione finale delle navi sarebbe stata il Venezuela, giacché l’Iran mantiene stretti legami con Nicolás Maduro e ha spedito benzina e altri prodotti nel paese, nonostante le sanzioni americane.

Il senatore democratico Richard Blumenthal è stato colui che ha chiesto al segretario alla Difesa se “si pensava che queste imbarcazioni portino armi seguendo l’accordo siglato tra Iran e Venezuela un anno fa”. Blumenthal ha affermato che c’è l’ipotesi che il Venezuela abbia ordinato anche missili di lungo raggio al governo di Teheran, ma il capo del Pentagono ha preferito non confermare questa informazione — spiegando che ne parlerà solo a porte chiuse.

Le fonti di Politico sostengono che la vendita delle armi iraniane al Venezuela “è avvenuta un anno fa. Come molte situazioni legate all’Iran durante la scorsa amministrazione americana, stiamo cercando di risolverla attraverso il canale diplomatico. Ma per essere chiari, l’Iran ha venduto armi al Venezuela più di un anno fa, per cui crediamo che sia stata un’azione per dimostrare massima pressione al governo Trump”.

La diplomazia procederà pure, ma intanto il Tesoro americano ha emesso delle nuove sanzioni contro gli Houthi, i ribelli separatisti che hanno rovesciato il governo regolare in Yemen e da cinque anni controllano di fatto mezzo paese. Washington sta cercando una mediazione per porre fine al conflitto ormai diventato tragedia umanitaria, ma i risultati sono tutt’altro che buoni e nel frattempo non perde occasione di punire l’organizzazione che riceve supporto militare dai Pasdaran.

Nei giorni scorsi, sempre nell’ambito di quelle nuove pressioni su Teheran, i funzionari statunitensi hanno raccontato il Washington Post che gli iraniani riceveranno nei prossimi mesi un sistema satellitare dalla Russia; sistema civile, ma con potenzialità ad uso militare che migliorerà la capacità di raccogliere informazioni da parte dell’intelligenza e dell’esercito iraniano dandogli una rafforzamento regionale. Dall’Atlantico al Golfo Perisco, Washington non molla l’Iran.

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