Forse a dare fastidio è proprio questa longevità di Benedetto XVI, il suo proseguire imperterrito verso una missione che non ha mai definito in maniera politica, ma ha subito delineato usando i criteri della fede: l’“umile lavoratore nella vigna del Signore” – come Benedetto XVI si è definito sin dal primo discorso da Papa – non ha altro programma che “fare la volontà di Dio” – come affermò nel primo discorso alla Curia – e intende riportare la Chiesa a Dio, e questo è il senso dell’Anno della Fede che comincerà alla fine di quest’anno e terminerà con una professione di fede che presumibilmente ricorderà quella di Paolo VI al termine dell’anno della Fede.
Ma tanto più Benedetto XVI è sempre stato attento a definire la sua missione in termini di fede, a non farne un Papato politico quanto piuttosto un momento di purificazione e di ritorno alla missione originaria della Chiesa, tanto più il Papato è stato definito con criteri politici. Uno svuotamento di contenuto continuo e costante, che ha riguardato un po’ tutte le tappe di questo Pontificato (dai primi discorsi alla lezione di Ratisbona, passando per i Concistori, fino addirittura alle lettere indirizzate ai fedeli e ai confratelli vescovi) e che ora ha raggiunto il culmine con il dibattito sulle eventuali dimissioni di Benedetto XVI. Addirittura – e la tesi è sorprendente – per poter egli stesso guidare un prossimo Conclave, magari ritornando all’antico ruolo del Sacro Collegio, e guidare così la sua successione.
Ma l’essere Papa, cardinale, vescovo, sacerdote non è un incarico da cui ci si dimette. È una vocazione. Parlare di dimissioni da una vocazione significa semplicemente svuotare il linguaggio della Chiesa di contenuti. Come si svuota la Chiesa di contenuti quando se ne parla come una qualunque multinazionale su territorio italiano. Come si svuota la Chiesa di contenuti quando non si considerano le categorie del perdono e della redenzione, ma si parla dei problemi della Chiesa solo in base alle categorie di torto o punizione, di revoca del mandato e dimissioni.
Ed è paradossale, ma anche logico, che si provi a derubricare a categoria politica proprio questo Papato che si è preoccupato così tanto di ridare contenuto alle parole, di parlare di nuovo di verità, Dio, dottrina, società, che lavora per ridare corpo e sostanza alla struttura della Chiesa ridandole il gusto della ragione e della ragione della fede. Si parla di dimissioni del Papa, si pensa ad una marginalizzazione della fede.