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Mare Nostrum, cosa cambia con la ZEE italiana. Scrive Di Stasio (M5S)

Di Iolanda Di Stasio

Il nostro Paese, grazie anche all’istituzione delle Zee, ha oggi un asset forte per la negoziazione dei confini marittimi con i propri Stati contigui e frontisti. L’intervento di Iolanda Di Stasio, deputata del Movimento Cinque Stelle

Con grande soddisfazione posso apprezzare l’approvazione unanime al Senato della proposta di legge, a mia prima firma, sull’istituzione della Zona Economica Esclusiva italiana, che ora produrrà i suoi effetti normativi in ottemperanza alle disposizioni della Convenzione Onu sul diritto del mare (Unclos), firmata a Montego Bay nel 1982, ma entrata in vigore soltanto nel 1994, attesa la ratifica da parte di 60 degli Stati firmatari.

Questo ci suggerisce che, a prescindere da quando si voglia far partire il conteggio, l’Italia attendeva un provvedimento simile da oltre 27 anni, durante i quali si sono susseguiti numerosi episodi di tenzione internazionale rispetto al posizionamento geopolitico degli Stati rivieraschi e non. Il regime di funzionamento delle Zone di protezione ecologica e della pesca necessitava di nuovi presupposti, volti a tutelare maggiormente e in maniera più efficace l’interesse marittimo italiano.

L’Italia è stata tra gli ultimi del bacino mediterraneo a dotarsi di una normativa in materia di sovranità marittima, e dunque oggi ci troviamo a recuperare il terreno perduto in uno scacchiere che ha riscoperto la centralità strategica del Mediterraneo in chiave politica, economica, militare e ambientale.

La nuova legge consentirà dunque di estendere, fino a 200 miglia dalla costa (ove possibile), diritti esclusivi di gestione e sfruttamento delle risorse economiche, ittiche e minerarie, andando dunque a regolare in maniera autonoma tutti i diritti legati alla pesca in acque di competenza italiana, producendo da un lato un effetto positivo contro la lotta alla pesca illegale di pescherecci provenienti da zone lontane dal Mediterraneo, e dall’altro tutelare l’economia delle aree costiere che hanno nel mare la loro primaria fonte di sostentamento.

In chiave energetica, inoltre, avremo la possibilità di controllare e gestire direttamente la questione delle concessioni sulla trivellazione e di spingere sullo sfruttamento di forme di energia rinnovabili che trovano nelle zone costiere e di mare aperto i luoghi ideali per la realizzazione di impianti di energia pulita, come l’eolico off-shore e la forza delle maree.

La produzione sostenibile di energia, d’altro canto, favorirà anche pratiche di salvaguardia ambientale e di preservazione della biodiversità marina, con effetti benefici sulla protezione del paesaggio costiero e sottomarino, patrimonio naturale irrinunciabile di cui deve essere impedito ulteriore deturpamento.

Questo complesso di elementi positivi incentiverà il rilancio della Blue Economy, l’economia legata al mare, con la promozione di strategie di turismo sostenibile, un consapevole sfruttamento della pesca e l’incentivo alla ricerca scientifica con l’installazione di isole artificiali al largo.

L’Italia ha così inaugurato una nuova stagione nella sua politica marittima, un ritrovato interesse nel nostro spazio geopolitico naturale con un’ampia platea di stakeholders, privati ed istituzionali, atti a ragionare in funzione di un interesse univoco ed uno sviluppo territoriale multisettoriale.

Su una prospettiva geopolitica, il provvedimento italiano si colloca sicuramente nella direzione e nell’obiettivo di stabilizzazione e riequilibrio dei rapporti di forza tra gli attori in campo. Alcune delle attuali tensioni tra Stati derivano proprio da una scarsa regolamentazione del mare, con l’insorgere di attriti che impediscono una proficua cooperazione tra Paesi.

Il nostro Paese, grazie anche all’istituzione delle Zee, ha oggi un asset forte per la negoziazione dei confini marittimi con i propri Stati contigui e frontisti. Con la Grecia abbiamo recentemente raggiunto un importante accordo, e altre importanti negoziazioni sono sul tavolo porteranno risultati essenziali nella strategia mediterranea dell’Italia.

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