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Siria, la milizia di casalinghe che fa tremare Assad

In Siria una casalinga ha reclutato 150 donne che, vestite con l’abaya nero, combattono con una milizia anti-Assad. Si tratta dell’unica katiba, una brigata di sole donne. Operano ad Aleppo, dove i combattimenti tra l’esercito siriano e i ribelli sono sempre più forti. La città ha un valore strategico e logistico importante per la guerra in Siria.

In un reportage da Aleppo, il quotidiano spagnolo El Pais ha raccontato le dinamiche di un gruppo di casalinghe che combattono Assad attraverso la storia di Rihad, una ragazza di 30 anni che da più di un anno ha “il fucile in mano” per combattere il regime.

L’iniziativa di raggruppare queste donne ribelli è partita da Um Fadi, la “Mamma”, come viene chiamata dalle altre donne. A giugno del 2011, poco dopo che l’esercito siriano sparasse contro una manifestazione pacifica, Fadi – mamma di 10 figli – prese la decisione di partire a Deraa insieme al fratello. Siccome non sapeva sparare, Fadi cominciò aiutando a portare le munizioni da un posto all’altro. Ora ad Aleppo è uno dei personaggi più importanti. “Io do animo alle donne, non le incito ad arruolarsi, sono loro che vengono da me”, ha detto Fadi al Pais.

Il ruolo delle donne in guerra

La katiba è nata da una necessità logistica, secondo Abu Musafar, leader del fronte Al-Shabab al-Suriye. Hanno cominciato facendo alcuni lavori domestici per poi aiutare diversamente.

A differenza delle miliziane delle Unità curde di protezione, le donne della brigata anti-Assad non indossano uniformi militari, ma si coprono totalmente con il tipico vestito abaya nero.

In Siria anche le donne sono in guerra. Hanno perso padri, figli, mariti. Non hanno paura e non restano a casa a guardare da lontano il dramma. Rihad spera che il regime cada e il suo Paese torni libero: “Spero che la Siria sia libera. Il mio odio contro Bashar è grande come la sofferenza della Siria”.



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